Piano pandemico umbro fermo al 2007: inizia l’aggiornamento

Prevista l’elaborazione della bozza entro marzo: si parte dalla scelta del gruppo che se ne occuperà

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di S.F. 

Tredici anni e mezzo, non proprio l’altro ieri. Tanti ne sono trascorsi dall’approvazione – era l’11 giugno del 2007 con presidente Maria Rita Lorenzetti – del piano pandemico regionale dell’Umbria, tema più che attuale vista l’emergenza provocata dal Covid-19 a livello mondiale: a distanza di oltre un decennio e dopo polemiche – specie a carattere nazionale – in particolar modo durante la prima ‘ondata’, è stato avviato il lavoro per la stesura del documento aggiornato. Previsto il completamento della bozza entro marzo.

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Claudio Dario

Il mandato per Dario

Il piano pandemico regionale è legato a quello nazionale – anche’esso più che datato – e si pone l’obiettivo di indicare le azioni utili ad ogni fase di allerta. Evidente che ci sia la necessità di rimetterci mano dal punto di vista sanitario e sociale, come d’altronde ammette l’esecutivo di palazzo Donini. In primis sarà Claudio Dario, direttore regionale a salute e welfare, a dover comporre la ‘squadra’ che si occuperà di elaborare la bozza del nuovo piano: dovrà tenere conto degli aggiornamenti normativi ed essere completato nel giro di tre mesi.

IL PIANO PANDEMICO 2007 DELLA REGIONE UMBRIA

In cosa consiste

Nel documento istruttorio firmato dalla responsabile del procedimento, Anna Tosti, si legge che dovrà essere «ridefinito sulla base di un nuovo piano pandemico nazionale e sulla base dell’andamento dell’epidemia da virus Sars-Cov2. La Regione Umbria ha già elaborato numerosi documenti, finalizzati a dare indicazioni e a prevedere misure organizzative di risposta all’emergenza infettiva attuale. Si ritiene pertanto opportuno aggiornare azioni e interventi da adottare per ogni fase, individuare le misure preventive, di controllo e di cura, implementare le procedure di riferimento regionali e locali, attivare i diversi soggetti del sistema sanitario regionale». Una volta approvato quello nazionale sarà fatta una rivalutazione, con eventuali integrazioni e modifiche. Tra gli input ci sono il potenziamento dell’assistenza ospedaliera e la riorganizzazione della rete territoriale.

Gli obiettivi

Diversi gli obiettivi citati in analogia con quelli del piano 2007. C’è ad esempio il dover assicurare «assicurare adeguata attività di formazione in campo epidemiologico a livello locale per identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di patologia infettiva, in modo da riconoscere tempestivamente il verificarsi di piccoli cluster che possono dare avvio alla pandemia». Oppure il «definire attività formative per speciali esigenze di personale sanitario», «prevedere un sistema di bio-sorveglianza che supporti gli operatori del territorio nel lavoro quotidiano, raccolga informazioni utili per valutare l’andamento epidemiologico delle malattie e garantisca informazioni ed elaborazioni adeguate e tempestive per i decisori, monitorare l’efficienza degli interventi e mantenere sistematicamente adeguato il piano e attivare interventi per ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali ed assicurare il mantenimento di quelli essenziali». Si parla di un piano «flessibile, adattabile e ampliabile» in base all’andamento pandemico-epidemico. In sintesi sarà elaborato un piano che «partendo da un indice ragionato e dai numerosi documenti già approvati a livello regionale, possa costituire sia una sintesi delle disposizioni di legge e dei provvedimenti nazionali e regionali concernenti la gestione dell’emergenza coronavirus, sia uno schema dei provvedimenti necessari in base ai diversi scenari che potranno verificarsi». Non è escluso che per lo scopo siano chiamati tecnici ed esperti esterni rispetto a coloro che finora – nucleo epidemiologico e comitato tecnico scientifico – sono stati impegnati nello studio di dati e soluzioni.

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