Piano rifiuti: ‘No Inc’ Terni all’attacco della Regione

«Sottovalutati i risultati raggiunti sulla differenziata. Si scelgono discariche e inceneritore: già pronto quello di Acea a Terni»

Condividi questo articolo su

del Comitato ‘No Inceneritori’ Terni

Se non fosse scritto nero su bianco, davvero il nuovo piano regionale dei rifiuti potrebbe sembrare uno scherzo. Non sembra cioè il piano di una regione come l’Umbria. Sembra una raffazzonata elencazione di false soluzioni che, talmente disordinate, nemmeno tengono conto dei risultati che proprio in Umbria ha avuto la raccolta differenziata sia in termini di percentuali che di tempi. È evidentemente segnato da una profonda ideologia pro-discarica e inceneritore, altrimenti sarebbe stato costruito a partire dai tanti punti di eccellenza in materia di differenziata porta a porta esistenti oggi e che non lasciano scampo ai detrattori del porta a porta e della strategia verso ‘rifiuti zero’.

In Umbria arriva nuovo inceneritore. E tre discariche ampliate

In Umbria su un totale di 92, ci sono 62 comuni sotto i 5 mila abitanti (i 2/3 del totale), 10 sotto i 10 mila abitanti, 10 sotto i 20 mila, 6 sotto i 50 mila abitanti, Foligno con 55 mila e poi Perugia e Terni con 160 mila la prima e 110 mila la seconda. Ebbene, la Regione con tanto di appoggio di un Comitato tecnico scientifico, ha pensato bene di portare la raccolta differenziata al 75% solo nel 2030. Davvero otto anni per fare quello che a Terni è stato raggiunto in due anni? E le performance di Narni (20 mila abitanti) con l’80%, Assisi al 72% con quasi 30 mila abitanti e una infinità di turisti, per non parlare dei comuni piccoli con il 90% di Otricoli ed altri della Valnerina ternana? In Umbria, data la bassa densità di popolazione, il 75% sarebbe già possibile nel 2024, volendo volare bassi, volendo cioè volontariamente fermare i risultati incredibili che tutti comuni sotto i 10 mila abitanti potrebbero fare. Insomma la nostra è una regione che al massimo in cinque anni potrebbe tranquillamente raggiungere l’85% senza sforzi eccessivi. Da questo punto di vista bastano gli importanti risultati del ternano.

Invece si ampliano le discariche. Anziché non riempirle più proprio combinando insieme alta percentuale di differenziata, facilissima da raggiungere, e due nuovi impianti di trattamento del residuo in grado, grazie a diverse tecnologie di separazione oggi esistenti, sia di recuperare ulteriore rifiuto riciclabile sia di differenziare ad esempio le plastiche raccolte così da mettere sul mercato plastiche suddivise per tipologia con un importante valore economico. È evidente che le discariche per la Regione sono solo una concentrazione di interessi molto forti, e non soluzioni come vogliono farci credere, altrimenti avrebbero pensato diversamente. È chiara insomma la volontà di puntare ancora sulle discariche se in modo irreale e ingiustificato si punta al 75% in otto anni. Non ci sono molte altre possibili soluzioni.

E chiaramente un inceneritore non si nega nessuno. Peccato che tanto ci sarà pronto a Terni quello di Acea, che tra l’altro si appresta a diventare il vero organo di governo del territorio con l’imminente acquisizione di una quota rilevante di ASM. Saremmo curiosi di sapere se ad esempio la presidente Donatella Tesei ha pensato a localizzare il nuovo inceneritore, che a detta sua e del suo assessore sono impianti su cui si può fare sport come a Copenaghen, nel suo comune di Montefalco. Vediamo se i ricchi e non ricchi vignaioli locali saranno disposti a fare delle degustazioni sulle suggestive pendici del nuovo impianto. A proposito di Montefalco, il comune amministrato dalla Tesei dal 2009 al 2019, al 2020 ha raggiunto solo il 32% di raccolta differenziata con poco più di 5 mila abitanti. Forse ha preso ad esempio il suo operato per fare le previsioni sulla raccolta differenziata. Ora è tutto chiaro.

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli