di Giovanni Cardarello
«Se il candidato del centrodestra fossi stato io, lei stasera non avrebbe festeggiato niente, era a casa a lavare i piatti»: così il sindaco di Terni Stefano Bandecchi ha commentato, con il suo stile, la vittoria di Stefania Proietti alle elezioni regionali in Umbria, in un’intervista al quotidiano La Stampa. «Noi i nostri voti li abbiamo portati, Alternativa popolare – ha rivendicato Bandecchi – è in linea con il risultato delle europee. A pesare è stato il calo di altri partiti della coalizione. Ciascuno può analizzare i numeri: i voti persi dalla Lega non sono stati compensati da Fratelli d’Italia, anzi». E, al netto dei modi, si può partire esattamente da questo dato, da questa dichiarazione per provare ad analizzare quanto accaduto nelle urne dell’Umbria il 17 e il 18 novembre.
Partiamo dai vincitori. Tra loro c’è ovviamente la neopresidente della Regione, Stefania Proietti, che completa un percorso politico solido che la porta dalla guida di Assisi alla direzione del massimo organismo regionale. E poi il segretario del Pd umbro Tommaso Bori, il coordinatore regionale del M5s Thomas De Luca e la parlamentare di AVS Elisabetta Piccolotti, i fautori più convinti del ‘Patto avanti’, l’alleanza su cui si sono basate le coalizioni che hanno tolto al centrodestra prima Perugia e poi la Regione Umbria. Un risultato politicamente rilevante, con evidenti riflessi nazionali.
Per il Pd il successo è anche in termini numerici. Il vecchio ‘partitone’ rosso porta a casa oltre il 30% dei consensi, 9 consiglieri e – prevediamo – una nutrita pattuglia di assessori a supporto di Stefania Proietti tra cui, verosimilmente, lo stesso Bori in un ruolo di rilievo. I consiglieri, stando ai dati di Eligendo, saranno Meloni, appunto Bori, Betti, De Rebotti, Bistocchi, Lisci, Filipponi, Michelini e Proietti.
Per il M5s un risultato discreto in una tornata amministrativa tradizionalmente ostica. La certezza è di essersi ancorato, in modo definitivo e convinto, nel centrosinistra oltre all’elezione in consiglio di Luca Simonetti – perfetta continuità politica con De Luca – e l’opportunità di un assessorato di peso, per incidere.
Per Alleanza Verdi e Sinistra un buon 4,2%, l’elezione in consiglio di Fabrizio Ricci e, come per il M5s, sicuramente un assessorato. Assessorato che potrebbe invece non avere la lista civica Umbria Domani – 4,70% il dato finale, terza lista della coalizione per meno di cinquanta voti – in quanto diretta emanazione della presidente Proietti. In consiglio regionale entra Bianca Tagliaferri ma c’è da giurare che l’organismo civico avrà un peso importante nelle scelte decisive.
Passiamo agli sconfitti. Si leccano le ferite Donatella Tesei e la Lega di Salvini (e Pillon e Vannacci) che, in un colpo solo, perdono la presidenza di Regione, assessorati importanti, un numero non banale di consiglieri. Si salva solo il ‘solito’ Enrico Melasecche che stravince la contesa interna con 2.502 preferenze.
Al netto delle dichiarazioni di maniera si può considerare tra gli sconfitti anche Bandecchi. Il suo ingresso nel centrodestra doveva rappresentare la mossa del cavallo e invece, al netto della bella prestazione di Terni città dove arriva al 12%, non c’è stato lo sfondamento previsto nel resto della regione. Resto della regione dove va sotto le aspettative Fratelli d’Italia. Una riflessione naturale è legata all’ottimo risultato personale di Andrea Romizi (Forza Italia, ex sindaco di Perugia e il più votato di tutta l’Umbria) e Paola Agabiti (prima degli eletti del partito della Meloni): chissà come sarebbe andata con loro alla guida della coalizione.
Un concetto che riecheggerà verosimilmente anche a livello di governo, dove la doppia sconfitta patita tra Emilia-Romagna e Umbria sarà oggetto quantomeno di un’analisi approfondita. Sconfitta, infine, la partecipazione. La nuova presidente della Regione viene eletta con 182.394 voti su 701.000 aventi diritto. I votanti alla fine sono stati 366.830, il 52,30% ed è un numero che davvero fa pensare.
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