di P.C.
Mentre la ricostruzione dopo l’ultimo sisma stenta a prendere il via, a Perugia va in scena durante Umbria Jazz 2019 un concerto dall’alto valore simbolico a San Francesco al Prato, l’ex chiesa che per 10 anni ha ospitato nomi altisonanti del jazz, salvo poi chiudere agli eventi nel 1997 per i danni del terremoto. Sul palco, i ‘Seven Dreams’ commissionati al pianista Uri Caine, suonati con l’Orchestra da camera di Perugia; in platea tanti appassionati e inevitabilmente tanti rappresentanti istituzionali – sia l’attuale sindaco Romizi sia l’ex Boccali – e della società civile, oltre ovviamente a un emozionatissimo Carlo Pagnotta, che alla fine annuncia: «Porterò qui un coro gospel a dicembre»
Dieci anni intensi prima del sisma
In questo luogo dal fascino unico, sono andate in scena notti indimenticabili del festival, con artisti di primissimo piano: Gil Evans Band, la Liberation Music Orchestra, la Very Big Band di Carla Bley e l’orchestra di George Russell. Poi il terremoto del 1997 e l’infinito iter di ristrutturazione hanno tenuto lontano la musica da questo scenario per 22 lunghi anni. Nei mesi scorsi l’annuncio della riapertura, oggi si ricomincia. Un segnale anche per i tanti (umbri e non solo) che sono ancora lontani dalla loro casa. «A dream for a better world»; come ha detto Uri Caine nel salutare il pubblico prima del bis: un sogno per un mondo migliore.
«Un luogo che regala emozione e bellezza»
«È stato il tempio delle grandi famiglie, il luogo ambito per riposare in eterno immersi nella bellezza. È stato poi depredato, ferito, sfortunato, ma oggi è rinato, ed è tornato a stupire in tutta la sua magnificenza. L’Auditorium San Francesco al Prato è oggi un luogo unico nel suo genere, che tornerà ad essere ambito, ma da chi saprà regalare emozioni e bellezza», ha scritto Francesca Duranti.