Romboli in comunità. Il papà di Flavio: «Stupore e dolore»

Terni – Dopo la decisione del tribunale e la ‘reazione’ della procura, parla Fabio Presuttari: «Nessuno provi più il nostro dolore»

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Dopo la decisione della procura di Terni (qui l’intervista al procuratore Alberto Liguori) di impugnare in appello la decisione del tribunale di applicare gli arresti domiciliari, presso la comunità CAST di Spello, ad Aldo Maria Romboli, il 41enne accusato di aver ceduto metadone a Flavio e Gianluca, i due adolescenti ternani morti nel sonno lo scorso 6 luglio, ora a parlare è Fabio Presuttari, il papà di Flavio. E il suo è un giudizio critico rispetto alla scarcerazione dell’uomo arrestato dai carabinieri a meno di 24 ore dalla scoperta dei due cadaveri nei rispettivi letti.

«SUI MORTI DI TERNI LA ‘FIRMA’ DEL METADONE»

«Stupore, dolore, angoscia»

«La notizia della nuova misura restrittiva del Romboli dal carcere alla comunità CAST di Spello, dopo lo stupore iniziale, ha suscitato in me un sentimento di profondo dolore e di angoscia per le sue possibili conseguenze – afferma Presuttari -. Mi chiedo come possa il gip, senza elementi nuovi scaturiti dalle indagini in corso se non una minore attenzione mediatica, affidare un ultra quarantenne, da anni tossicodipendente, alla custodia ed alle cure della comunità. Si pensa forse ad un suo reale recupero se non funzionale a meri sconti di pena?».

«Nessuno soffra più pene del genere»

«Il reato stesso, per ora contestato, lascia prevedere che presto, il Romboli ‘disintossicato’, potrà costituire di nuovo una potenziale fonte di preoccupazione per gli adolescenti di Terni e per i loro genitori. Di questo, da padre e da medico, mi preoccupo vivamente. Desidero fortemente, in cuor mio, che nessuno patisca mai più il dolore e la disperazione che noi famigliari stiamo vivendo adesso in quanto, alla fine di tutto questo iter giudiziario, nulla e nessuno potrà restituire mai più Flavio e Gianluca al nostro infinito amore».

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