Sangemini: «Pessina scopra le carte»

Presidio dei lavoratori davanti allo stabilimento fermo, attesa per il confronto con la proprietà del pomeriggio

Condividi questo articolo su

di F.L.

Lavoratori della Sangemini di nuovo in presidio, lunedì mattina, stavolta davanti ai cancelli dello stabilimento delle acque minerali, la cui produzione è completamente bloccata per due giorni per mancanza di materie prime. Un sit in contraddistinto dall’attesa per la conference call prevista nel pomeriggio tra la proprietà e i segretari nazionali di Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil per discutere delle sorti dell’intero gruppo Acque Minerali d’Italia.

Appuntamento alle 17.30

Il timore – o forse più la consapevolezza, soprattutto in mancanza delle rappresentanze sindacali locali – è che la conferenza possa essere un ulteriore passaggio interlocutorio, ma gli 85 dipendenti della Sangemini vogliono presto risposte. «Occupazione e continuità produttiva sono le priorità, la proprietà scopra le carte e ci dica cosa vuole fare» è stato detto durante il presidio. Presenti a questo anche rappresentanti del mondo della politica e istituzionale. Brevi momenti di tensione da parte di un paio di lavoratori all’arrivo dell’ex assessore regionale allo sviluppo economico Fabio Paparelli, rimasto fino alla fine del presidio, ma l’insofferenza è stata manifestata più in generale. Un ringraziamento alle istituzioni «per la loro attenzione» è stata invece espressa dai rappresentanti delle segreterie locali di categoria, secondo le quali «la questione non finirà oggi e la situazione va dunque costantemente monitorata». Ma la tensione è palpabile e comprensibile: lo spettro del concordato è sempre dietro l’angolo e ad aumentare la preoccupazione è che potrebbe essere presentato al tribunale di Milano, dunque con ulteriori problematiche di interlocuzione. L’unico barlume di speranza il fatto che la turnistica dello stabilimento, da mercoledì, sia stata riprogrammata. Ma i lavoratori non si illudono.

Stipendi di febbraio già pagati

Altro segnale di allarme il fatto che dal 1° marzo – secondo le informazioni raccolte tra i sindacati – la Sangemini non abbia più una rete vendita commerciale nel centro Italia. Inoltre, come già avvenuto a gennaio ma questa volta con molto più ampio anticipo, l’azienda ha già pagato a fine febbraio le spettanze dello stesso mese, il cui versamento era previsto invece il 15 marzo. Una mossa apparentemente dagli effetti positivi per i lavoratori, ma che invece apre interrogativi sulla volontà di Ami, intenzionata probabilmente a non vedersi bloccate risorse in un’eventuale situazione di crisi aziendale. Sempre informalmente sono confermate le voci dell’ipotesi di vendita degli asset Norda e Gaudianello alla San Benedetto, cessione che potrebbe fruttare ai Pessina 40 milioni di euro, necessari a risanare (almeno in parte) un debito che avrebbe superato complessivamente i 140, portando poi la Sangemini al concordato. Ma i tempi continuano a dilatarsi senza certezze.

Mobilitazione anche ad Acquasparta

Al presidio di San Gemini, oltre al sindaco Clementella e ai colleghi di Montecastrilli, Terni e Narni (Angelucci, Latini e De Rebotti), c’erano i consiglieri regionali del Pd Paparelli, Bori e Bettarelli e quello della Lega Carissimi. Presenti anche l’ex sindaco di San Gemini e attuale senatore di Italia Viva Leonardo Grimani e il commissario del Pd umbro Walter Verini. Anche ad Acquasparta piccolo presidio davanti ai cancelli di Amerino alla presenza del sindaco Montani.

Alessandrini e Carissimi: «Non perdere tempo»

«Attenzione, vicinanza e prime misure attive per la questione Sangemini» è l’intervento congiunto dei consiglieri regionali Valeria
Alessandrini (candidata al Senato per le prossime suppletive) e Daniele Carissimi della Lega Umbria in merito alla difficile situazione delle acque minerali. «A livello regionale – proseguono – ci siamo già mossi in seconda commissione, che si occupa di attività produttive, per accendere i fari sul tema. E già la prossima settimana si svolgeranno le audizioni con convocazione dei rappresentanti sindacali e della proprietà. Non vogliamo perdere neanche un minuto di tempo e ci siamo attivati immediatamente. Abbiamo posto la questione all’attenzione della presidente Tesei e dell’assessore Fioroni. Sulla vicenda Sangemini si giocano i destini di tante famiglie, ma anche di un brand e di un territorio per il quale, quello delle acque minerali è sempre stato un simbolo positivo e di crescita. La situazione è molto complessa perché i tavoli in campo sono due: nazionale e regionale. Il gruppo Sangemini sta vivendo un momento di difficoltà complessiva e questo non può che ripercuotersi a livello locale. Detto questo, c’è un accordo regionale del novembre 2018 che la proprietà sembrerebbe aver disatteso e di cui invece andrebbe fatta valere la contrattualizzazione a tutela dei lavoratori. Cercheremo – concludono Alessandrini e Carissimi – di attuare una congiunzione fra questo tavolo regionale e quello del Mise, anche per verificare a livello giuridico la corretta disposizione delle concessioni che restano, anch’esse, un piano patologico su cui si può intervenire. Il partito della Lega, nella figura del commissario della provincia di Terni, nonché presidente della commissione parlamentare attività produttive, Barbara Saltamartini, ha già incontrato una rappresentanza dei lavoratori concordando di portare il caso all’attenzione del parlamento».

La vicinanza del Pd

«Solidarietà e vicinanza – la nota dei consiglieri regionali Pd Tommaso Bori, Fabio Paparelli e Michele Bettarelli, presenti lunedì mattina al presidio – ai lavoratori della Sangemini. Abbiamo voluto essere presenti al presidio sindacale organizzato questa mattina di fronte agli stabilimenti della Sangemini per ribadire l’importanza e la centralità di questa vertenza nel panorama regionale e nazionale. L’incertezza che si è venuta a determinare sul futuro di questo importate presidio produttivo, sommata al silenzio dietro il quale si è trincerata l’azienda, è ormai del tutto inaccettabile. Serve subito uno sforzo congiunto delle istituzioni per assicurare la continuità produttiva e difendere, fin da ora, ogni singolo posto di lavoro. La Regione deve richiamare la proprietà al rispetto degli accordi intercorsi nel 2018, in cui, a fronte dei sacrifici chiesti ai lavoratori, la proprietà si impegnò a garantire l’occupazione, a realizzare una più efficiente riorganizzazione produttiva, insieme a nuovi investimenti come quello della linea vetro che, a tutt’oggi, non è stata ancora realizzata. Aver ampiamente disatteso questo accordo, non può che mettere in discussione anche la stessa concessione dell’uso delle acque. Peraltro, come più volte ribadito anche oggi dalle stesse organizzazione sindacali, le scarse iniziative messe in campo, sono il frutto dei soli sacrifici dei lavoratori che da sette anni attendono il rilancio di questo complesso produttivo. Auspichiamo – concludono – che si ristabiliscano quanto prima le normali relazioni industriali, tra azienda e rappresentanti dei lavoratori, e si possa trovare un accordo soddisfacente e risolutivo già nel corso del tavolo nazionale previsto per il prossimo 12 marzo, presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Per fare ciò è opportuno che la Giunta regionale convochi prima di quella data un tavolo regionale in cui, Regione e sindacati possano concordare una posizione unitaria sulla quale non faremo mancare il nostro sostegno».

Mascio: «Unità fra tutte le forze politiche»

«Il presidio dei lavoratori della Sangemini è un segno forte di lotta e tutte le forze politiche in questo momento devono fare muro contro il silenzio della proprietà». Così Maria Elisabetta Mascio, candidata di centrosinistra alle elezioni suppletive del Senato nel collegio Umbria 2 del prossimo 8 marzo. Lunedì mattina anche lei era al presidio di fronte allo stabilimento: «L’attività dello stabilimento è ferma, i lavoratori sono in cassa integrazione e lamentano la mancanza di strategie industriali e accordi non rispettati. Il sito rischia un forte ridimensionamento, al momento non sono ancora note le intenzioni del gruppo ma le prospettive sono di grande incertezza. In questo momento è obbligo di tutte le forze politiche un’azione unitaria e condivisa contro il muro di silenzio alzato dalla proprietà sul futuro dello stabilimento».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli