Ucciso da un muletto titolare della Raeegest. Indagato l’uomo che manovrava la gru

Sabato pomeriggio la morte del 53enne di Gualdo Tadino, condannato nei mesi scorsi per traffico illecito di rifiuti. Indaga l’Arma

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È Renzo Gatti l’uomo ucciso dalla caduta di un muletto sabato sera a Gualdo Tadino (Perugia). Si trovava in un capannone adiacente alla sua azienda, la Raeegest, al centro di un’inchiesta per traffico illecito di rifiuti, primo filone di una vicenda che poi è diventata più ampia. La gru che stava movimentando un muletto per portarlo giù da un camion ha avuto un cedimento, la fascetta si è rotta e il mezzo gli caduto addosso, investendolo mortalmente. A manovrarla c’era un’altra persona, fermata e interrogata da carabinieri per tutta la notte e poi iscritta nel registro degli indagati per ‘omicidio colposo aggravato dalla violazione di norme antinfortunistiche’. Stando a quanto riporta Trg, l’indagato è apparso profondamente provato in quanto legato alla vittima da una pluridecennale amicizia.

Schiacciato da un muletto, morto un uomo a Gualdo Tadino

Chi era Renzo Gatti

La vittima aveva 53 anni. Nel 2020, Gatti era finito in carcere insieme ad altre sei persone nell’ambito di una vasta operazione, coordinata dalla Dda di Perugia, messa in campo dai carabinieri del Noe di Perugia in diverse regioni italiane. Le accuse: associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, gestione illecita di rifiuti, traffico transfrontaliero illecito di rifiuti, auto-riciclaggio, contraffazione, alterazione di marchi.

Pannelli da buttare venduti come nuovi

Il luogo della tragedia

Il sistema – raccontarono i militari in una conferenza stampa – era finalizzato all’illecita gestione di ingenti quantitativi di rifiuti derivanti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, per la maggior parte pannelli fotovoltaici dismessi e parchi solari in esercizio in diverse zone d’Italia che, con un giro di bolle contraffatte, venivano fatti passare per nuovi e rivenduti come tali su canali esteri, in particolare in Africa (Senegal, Burkina Faso, Nigeria, Marocco, Mauritania) ma anche in Turchia e Siria. Giovedì scorso si era tenuta l’udienza davanti al Gup, Natalia Giubilei. L’udienza preliminare era stata fissata per il 22 gennaio 2022.

La sentenza di luglio

Tutto era cominciato da un sequestro nel 2016 per cui nel luglio scorso era stato condannato in primo grado a otto mesi di arresto e a 5 mila euro di multa per gestione illecita delle 320 tonnellate di rifiuti, di cui un centinaio classificati come speciali e pericolosi. La Raegeest di Gatti era proprietaria del capannone dove erano stati trovati i materiali ma a gestirlo, come locatario, era la Ecolife, con altra proprietà ma di cui Gatti era socio. Nel frattempo l’azienda è stata dichiarata fallita.

«Finito in un giro più grande di lui»

Chi lo conosce racconta che Gatti era finito in un giro più grande di lui e che poteva sentirsi in qualche modo ‘colpevole’ per il fatto che proprio un blitz nella sua azienda – risalente al 2016 – aveva fatto scoperchiare il giro d’affari che coinvolgeva mezza Italia. Non è chiaro se avesse ricevuto delle minacce e se dietro la sua morte possa esserci altro. Sono aspetti su cui indagheranno i carabinieri della compagnia di Gualdo insieme a quelli del Noe, sotto la guida del magistrato di turno. Probabilmente sarà disposta l’autopsia, mentre tutta l’area è sotto sequestro.

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AGGIORNAMENTO

La famiglia: «Avrebbe dimostrato la sua innocenza»

«Renzo Gatti avrebbe sicuramente dimostrato la propria estraneità ai fatti, ovvero quantomeno conseguito un sicuro ridimensionamento dell’intera fattispecie accusatoria»: lo fa sapere la famiglia dell’uomo, attraverso il proprio legale con una nota in cui si puntualizza che Gatti «è morto da cittadino innocente».

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