‘Somministrati’ Poste in sciopero: «Vogliono sostituirci»

Protesta al Mise – coordinata da Felsa Cisl, Nidil Cgil e UilTemp – contro la strategia di Poste Italiane. In Umbria circa 30 i lavoratori interessati

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I lavoratori ‘somministrati’ delle Poste scendono in piazza e scioperano – la manifestazione si è tenuta giovedì mattina al Mise – per far valere i propri diritti. In Umbria sono circa trenta unità e la protesta è nazionale, a fronte di un contesto che vede sempre più erosi i diritti e le certezze.

«Situazione drammatica»

«La situazione dei lavoratori in somministrazione in missione presso Poste – affermano Felsa Cisl, Nidil Cgil e UilTemp – sta diventando sempre più drammatica. Non vi sono segnali di apertura di una trattativa, nonostante gli impegni presi con il ministero dello sviluppo economico e, parallelamente, è iniziato un percorso di sostituzione dei lavoratori in somministrazione con esternalizzazioni diffuse e non sono state rinnovate le missioni per coloro che erano in scadenza nonostante le varie deroghe, volte a garantire la continuità occupazionale, contenute nella normativa emergenziale».

«Eccola qual è la strategia di Poste Italiane»

«La strategia di Poste, se confermata, appare chiara – osservano le sigle -. Ovvero sostituire lavoratori somministrati, professionalmente formati, tutelati dai contratti collettivi nazionali e garantiti nella parità di trattamento rispetto ai dipendenti diretti di Poste, con altri lavoratori, gestiti da appaltatori, con meno tutele e con salari molto più contenuti abbattendo in questo modo il costo del lavoro e la qualità del servizio. È inaccettabile che a fronte di mobilitazioni, delle rassicurazioni ricevute dallo stesso Mise nel corso dell’incontro del 4 agosto, circa l’apertura di un tavolo di confronto con Poste Italiane, e dell’evidente situazione di precarietà di vita e di lavoro di centinaia di persone, Poste non apra un confronto e si trinceri dietro a letture ed interpretazioni fantasiose delle norme, mentre abbatte diritti e tutele delle persone licenziando di fatto alcuni e sfruttando altri».

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