Terni, affrontiamo problemi veri?

I dati diffusi dal Comune dovrebbero far nascere forti interrogativi. Il corsivo di Walter Patalocco

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di Walter Patalocco

E’ cominciata la fase di decadenza? Certo non c’è da stare tanto allegri. Una città, Terni, che diventa sempre più anziana dove calano i nati e aumentano i morti; da dove si scappa verso paesi extraeuropei, o magari verso altre parti d’Italia privilegiando nella scelta le regioni confinanti con l’Umbria. Minimo, pur di cambiare aria, si va ad abitare nei centri del circondario, tra i quali Narni e Stroncone risultano essere i preferiti. Per fortuna che ci sono gli stranieri: 12.540 su 111.501 residenti.

Lo stesso numero di cittadini che Terni aveva nel 1985 quando gli stranieri erano poche decine e ce la facevamo senza aiuti. Anche le nazionalità degli immigrati sono cambiate rispetto allora: gli albanesi hanno cominciato ad andarsene (anche loro), i più per tornare in patria, e al loro posto sono arrivati pakistani, indiani, filippini, cinesi e nigeriani.

E’ la fotografia della Terni del 2015, della sua popolazione. I dati sono stati diffusi dal Comune e non servono – certo – solo a togliersi qualche curiosità, ma dovrebbero far nascere forti interrogativi. La città sta diventando rapidamente molto diversa.

Se calano i bambini nati e aumentano gli ultrasettantacinquenni, di là dal vanto di avere il maggior numero di centenari, sarà necessario adeguare la rete dei servizi in maniera decisa. L’esempio è banale ma d’immediata comprensione. Quanti e quali problemi di cambiamento effettivo nell’organizzazione cittadina pone una questione così importante?

L’essere una città con un indice di vecchiaia pari a 215, un primato assoluto nei confronti degli altri Paesi dell’Unione Europea potrà anche far sperare che tutto dipenda dall’aria buona e dall’efficienza del sistema sanitario, ma non paiono questi i motivi. Perché le donne ternane, che sono settemila in più dei maschi, scelgono sempre più raramente e sempre più tardi la maternità? Perché da viale della Stazione o dal Villaggio Italia si preferisce andare ad abitare a Stroncone? Dipenderà forse dall’insicurezza, dalla mancata propensione a sfidare le difficoltà, dall’insoddisfazione riguardo alle occasioni di lavoro, dall’insussistenza di alcuni servizi e dalla scarsa utilità generale di altri?

Non sarà il caso di chiederselo, di discuterne a livello istituzionale-amministrativo? O si continuerà a dibattere e litigare sulla necessità che i circhi equestri non maltrattino gli animali e sull’abbattimento del mattatoio comunale?

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