Attualmente sono 11 le persone che ci lavorano – sette a Terni, due a Orvieto, una a Narni e una ad Amelia – ma al Cesvol, il Centro servizi per il volontariato, tira una brutta aria e per tre di loro il rischio concreto è di ritrovarsi, entro poco tempo, a spasso.
I tagli Tanti dettagli non è che sia facile farseli raccontare, ma alla fine, dietro la promessa della ‘discrezione’, ecco che qualcosa si viene a sapere. Intanto che lunedì, al termine di un incontro tra la dirigenza e i sindacati, si è più o meno concordato che «la situazione è ormai diventata insostenibile» e che, insomma, «si deve prendere una decisione drastica». Che è quella temuta e paventata da mesi: si taglia.
L’ipotesi Si era pensato; per evitare di doverle scrivere, quelle lettere con le quali si dovrà dire a qualcuno che per lui o per lei non c’è proprio più posto; di ridurre ulteriormente l’orario di lavoro per tutti – al Cesvol c’è chi già lavora 28 ore alla settimana e chi, addirittura, solo 20 – ma la cosa, oltre che non raccogliere commenti entusiastici tra il personale più ‘anziano’, «rischierebbe di mettere a repentaglio l’operatività stessa dell’associazone e non è praticabile» e, quindi l’idea è stata scartata.
Niente ‘cassa’ Per il personale del Cesvol, peraltro, anche in base ad una recente reinterpreazione delle norm; il contrato di lavoro, per quanto possa sembrare strano, è quello del commercio; non è prevista la cassa integrazione in deroga – «ma i sindacati tenteranno un ‘passaggio’ con la Regione – si dice – per cercare di accedere ad una qualche forma di ammortizzatore sociale e della cosa parleranno in un’assemblea con i lavoratori, in programma per giovedì» – e questo rende la situazione ancora più precaria.
I bilanci Un aspetto importante, decisivo per comprendere come si sia arrivati al punto di rottura attuale è dato dalla scarsa chiarezza che, da anni, si registra sui bilanci del Cesvol – sul suo sito internet non ce n’è traccia – e che vive grazie al finanziamento che, ogni anno, riceve dal Comitato di gestione e che viene elargito da una decina di fondazioni bancarie. Nel 2012, per esempio, «sono stati concessi 264mila euro che, appare chiaro, sono stati per la gran parte utilizzati per il pagamento degli stipendi, e relativi oneri contrattuali, agli 11 dipendenti».
I progetti Ecco, quindi, che emerge in tutta la sua gravità, il problema vero: «Il Cesvol, di fatto – confessa chi racconta queste cose ad umbriaOn – sta in piedi quasi solo per pagare i dipendenti, molti dei quali sono stati assunti per mero clientelismo, mentre se fosse più ‘leggero’ potrebbe riprendere a svolgere il suo ruolo, che pure è importante, ma che adesso vive un’involuzione grave ed un’assoluta mancanza di progettualità».
L’accorpamento Ma nel futuro del Cesvol c’è anche dell’altro: «Con la nuova legge sul ‘quarto settore, che potrebbe essere approvata entro la primavera, si dovrebbe andare all’unificazione dell’intera struttura regionale, con la nascita di un unico Cesvol per l’Umbria, mentre il Comitato di gestione dovrebbe assumere uno status nazionale». E siccome non si è ancora vista una razionalizzazione che non comporti anche una riduzione del personale, ecco che tutti i timori trovano la loro conferma definitiva.
Il Cesvol Ha iniziato la sua attività il 10 ottobre del 1998 e oggi conta poco meno di 300 associazioni iscritte. La mission dichiarata è ‘sostenere, qualificare e promuovere il volontariato’. Ma adesso è il lavoro ad essere in discussione.