Si terrà venerdì 6 marzo l’inaugurazione e la benedizione della Cronotassi Episcoporum e l’intitolazione del cortile dei Vescovi, presso la Curia vescovile di Terni. Un evento promosso dal vescovo della Diocesi di Terni, Narni e Amelia, padre Giuseppe Piemontese e dal presidente dell’Istituto diocesano sostentamento clero, Giampaolo Cianchetta.
Cronotassi Episcoporum «La grande Cronotassi si compone di quattordici lastre in sottili lamine di acciaio, nelle quali sono incisi i nomi dei presuli e il periodo di tempo che hanno governato le Diocesi di Terni, quelle di Narni, di Amelia e di Otricoli, oggi tutte riunite nella Diocesi di Terni-Narni-Amelia», spiega Giampalo Cianchetta. «Lastre che sono collocate sull’intera facciata sinistra della cattedrale all’interno del cortile del Vescovado, che assumerà la denominazione di cortile dei Vescovi. L’opera è stata realizzata con i contributi dell’Acciai speciali Terni, che ha fornito le lastre, e del Polo di mantenimento armi leggere di Terni, che ha provveduto alla raffinata opera d’incisione».
La cerimonia solenne dell’inaugurazione – in programma alle 17.30 – sarà preceduta, alle 16 nel museo Diocesano di Terni, dalla rievocazione storica delle vicende delle sedi vescovili di Otricoli, Amelia, Narni e Terni, con la relazione del professor Edoardo D’Angelo che illustrerà le fasi della ricerca storica, la più ampia ed esauriente effettuata fino ad oggi. Interverranno al convegno: don Claudio Bosi, direttore ufficio beni culturali della Diocesi; Edoardo D’Angelo, docente di filologia; Lucia Morselli amministratore delegato Tk-Ast e il colonnello Ezio Vecchi, direttore del Polo di mantenimento armi leggere di Terni. Il sindaco di Terni, Leopoldo Di Girolamo, anche a nome del sindaco di Narni e di quello di Amelia, offrirà il suo contributo quale rappresentante di tutta la comunità. Accompagnerà l’intera cerimonia al museo Diocesano e nel cortile del Vescovado, il commento musicale della ‘Schola cantorum diocesana’, diretta dal maestro don Sergio Rossini.
Giuseppe Piemontese «Queste lastre sono la memoria di quanto hanno saputo fare in passato i vescovi, che sono stati padri, maestri, sacerdoti, pastori, guide, educatori, formatori», commenta il vescovo Giuseppe Piemontese. «È la chiesa di Cristo presente e operante in questo territorio, dove i cristiani, sotto la guida dei pastori, con la parola e i sacramenti raggiungono la pienezza della vita cristiana. I predecessori, amanti di questa terra e difensori del popolo, hanno contribuito a definire l’identità umana, culturale e spirituale del nostro popolo: buono, generoso e cristiano. Gli eventi e le coincidenze della storia hanno portato alcune volte anche a caduta di stile, ma la ricchezza di tradizione, di cultura e di umanità è stata di gran lunga maggiore dei limiti. Ci affidano la responsabilità di essere all’altezza di compiere altrettanto bene civile, sociale, morale e cristiano di quanto non ne abbiano compiuto questa serie di pastori».
San Pellegrino La Diocesi «ha voluto ‘apparecchiare’ il bimillenario della sua costituzione, come se avesse scoperto un suo diario nascosto e oggi pubblicarlo postumo», aggiunge il presidente dell’Istituto diocesano. «Una lista fatta di 298 nomi, il primo dei quali San Pellegrino già presente a Terni nel II secolo e che precede di ben due secoli quel San Valentino, patrono di Terni. Una curiosità sconosciuta a tantissimi ternani, che la ricerca ha messo in luce. Vescovi, ognuno con la propria identità: un carico straordinario di storia e di storie».
La descrizione dell’opera Nel cartiglio che descrive l’opera c’è scritto in latino: ‘Così come li vedi, qui ci sono incisi i nomi dei Vescovi che si sono succeduti in sequenza temporale nel governo delle Diocesi di Amelia Narni e Terni e oggi Terni-Narni-Amelia e dell’antica sede titolare di Otricoli. Mentre Francesco siede sul soglio pontificio e Giuseppe Piemontese governa la Diocesi, questa eccelsa opera è stata convenientemente eseguita dalle industriose mani degli operai della fabbrica d’armi dall’acciaio fuso nelle Acciaierie di Terni’.
Il panorama culturale «Non vi è dubbio che la Cronotassi, con le sue splendide lastre, racconti una storia da conoscere da vicino sia da fedeli sia da cittadini», conclude Cianchetta. «La città si è arricchita nel panorama culturale di un nuovo e prezioso manufatto: la cronotassi rappresenta uno scrigno di storia ricco di duemila anni». Le quattordici lastre rappresentano «un’opera preziosa che merita di essere conosciuta, perché diventa patrimonio della collettività».