Terni: droga, 30enne in coma e riciclaggio. Tutte le contestazioni

Le accuse ai quattro arrestati e alle due persone indagate in seguito all’indagine ‘Picasso’ condotta dai carabinieri

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di F.T.

Mario Conti, il ternano indagato per la vicenda del 30enne sentitosi male nella sua abitazione di vico della Stella nella notte fra il 26 e il 27 aprile scorsi, finito in coma dopo aver assunto cocaina e GHB (la cosiddetta ‘droga dello stupro’), «era ragionevolmente convinto che gli altri si stessero attivando per il trasporto del giovane in ospedale. Il suo ruolo nella circostanza è stato secondario, non avendo partecipato materialmente al trasporto del corpo del 30enne, seppure ha certamente omesso di attivarsi per allertare i soccorsi, dopo essersi reso conto del grave malore occorso al ragazzo a seguito della assunzione di stupefacenti, limitandosi a chiamare la sua amica Massarelli affinché lo aiutasse a risolvere il ‘problema’».

Il motivo

È questo il cuore della motivazione con cui il gip del tribunale di Terni, Simona Tordelli, non ha accolto la richiesta di applicazione della misura cautelare avanzata dalla procura in ordine al noto 55enne ternano, indagato per ‘abbandono di persona incapace’ e ‘riciclaggio’ – ipotesi di reato, quest’ultima, connessa all’arresto in flagrante scattato lo scorso 8 giugno davanti ad una banca di corso Tacito – e ora ristretto ai domiciliari. La vicenda relativa alla ‘gestione’ del grave malore del 30enne ternano, tossicodipendente, ed alla frenetica attività di spaccio di droghe evidenziata dagli inquirenti, ha fatto particolare scalpore in città. Ed ha portato, lunedì, all’arresto di quattro persone ad opera dei carabinieri della Compagnia di Terni, su ordine dello stesso gip e richiesta del pm Marco Stramaglia, titolare dell’indagine.

Arrestati e indagati

In carcere ci sono così finiti la 46enne ternana Tatiana Massarelli, il 61enne ternano Luciano Papa Italiani, il 47enne ternano Antonio Merlini – a cui, a seguito dell’interrogatorio di garanzia, sono stati applicati i domiciliari – e il 26enne marocchino Abdelghani Bourori. Indagato, oltre allo stesso Conti, un 28enne albanese che la sera del 26/27 aprile avrebbe aiutato i primi due a trasportare fuori dall’abitazione di vico della Stella il corpo del 30enne agonizzante: nessuna misura per lui stante l’assenza di contatti con gli altri indagati per fatti diversi da quello, l’incensuratezza ed anche ‘l’unicità’ dell’episodio, pur grave, rappresentato dal trasporto in strada – a pochi metri dall’abitazione in cui si trovava – del giovane privo di sensi. Ad accorgersi di quest’ultimo, sanguinante da naso e bocca, erano state due persone, fra cui un operatore ecologico, con conseguente intervento del 118 e dei carabinieri. Ma per le difese, e in tal senso gli atti qualcosa in più dicono, nel gruppetto dei tre che si erano adoperati per risolvere il ‘problema’, c’è chi allo stesso modo si era attivato per far intervenire l’autoambulanza. Fra i legali difensori degli arrestati figurano gli avvocati Ilaria Iannucci (Bourori) e Luca Priante (Merlini). L’indagato Conti è invece difeso da Francesco Mattiangeli.

Le accuse

Nel dettaglio cosa si contesta agli indagati? A tutti, meno che al Bourori, l’abbandono di ‘persona incapace’. Alla Massarelli, ritenuta prima referente del Conti nell’approvvigionamento di stupefacenti, vari episodi di spaccio, di GHB e cocaina. La stima degli investigatori è che abbia ceduto, in due mesi, circa 300 grammi di cocaina, incassando circa 30 mila euro. Al Bourori altri episodi di spaccio finiti sotto la lente dell’Arma, relativi al Conti ed anche a diversi altri clienti non direttamente collegati all’indagine in questione. Al Papa Italiani ed al Merlini sempre lo spaccio, per aver consegnato della cocaina al Conti su richiesta della stessa Massarelli precedentemente contattata per ‘l’ordine’. Infine al Conti si addebita il ‘riciclaggio’ sotto forma di tre bonifici – uno da 10 mila euro e due da 5 mila euro, per un totale di 20 mila euro – attraverso contanti consegnati dal Bourori (probabile provento di spaccio visto che il 26enne marocchino non lavora ed è già noto alle forze dell’ordine) che aveva l’esigenza di trasferirli su un conto corrente intestato a suoi familiari, a Malaga (Spagna). Una ‘cortesia’ che gli inquirenti ricollegano anche al rapporto cliente-spacciatore intercorrente fra i due, costata sin qui cara.

Le basi dell’indagine

L’indagine è costituita anche da intercettazioni, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, ricostruzioni tecniche, tappe intermedie – come l’arresto di uno spacciatore di Massa Martana e la ‘flagranza’ del Conti dopo il versamento di 5 mila euro sul conto corrente indicato dal 26enne marocchino – ed anche, ovviamente, dalle testimonianze. Fra quelle ritenute più utili dagli inquirenti per ricostruire l’accaduto, ci sono le parole di una donna venezuelana che la sera del malore si trovava nella dimora di vico della Stella ed ha sostanzialmente assistito a gran parte dei fatti, ed ovviamente quelle del 30enne, una volta ripresosi dal coma. Infine le immagini: in particolare quelle di una telecamera privata che ha immortalato non solo il trasporto del giovane fuori dall’abitazione, ma anche precedenti ingressi ed uscite, poi dettagliati nella richiesta del pm e quindi nell’ordinanza emessa dal tribunale. Sul piano giudiziario, dopo gli interrogatori di garanzia che hanno portato alla conferma di tre custodie in carcere ed all’attenuazione della misura per Merlini – ora ai domiciliari -, fra le opzioni in campo per gli arrestati c’è anche quella del tribunale del riesame. Strada scelta dall’avvocato Ilaria Iannucci per conto di Bourori: «Il mio assistito – afferma il legale – in sede di interrogatorio ha risposto a tutte le domande poste dal gip, fornendo la sua versione dei fatti. Ora aspettiamo di discutere il riesame che ho presentato venerdì».

Prove di difesa

In precedenza l’avvocato Mattiangeli aveva affermato che, in merito alla posizione di Conti, «la ricostruzione circolata non corrisponde alla realtà dei fatti. Intanto la sera del malore non c’era era alcun festino in atto e l’assunzione di sostanze è avvenuta autonomamente, da parte del giovane che poi si è sentito male. Il mio assistito non ha contattato alcuno ‘scagnozzo’ per risolvere il problema, ma due suoi amici lo hanno soccorso e sempre il mio assistito sapeva, come anche testimoni hanno riferito, che sarebbe stato accompagnato al pronto soccorso. Cosa che poi non è avvenuta ma della quale lui non era al corrente. In ordine ai presunti acquisti di sostanza – aveva precisato Mattiangeli -, questi non trovano alcun riscontro nei quantitativi letti sui media. Men che meno le finalità ipotizzare circa l’utilizzo della cosiddetta ‘droga dello stupro’, acquisita in una occasione solo ed esclusivamente per migliorare le prestazioni sportive che il mio assistito svolge con continuità e da tempo presso una palestra privata. Infine in merito al reato ipotizzato di riciclaggio, sono stati inviati dei soldi alla sorella di un suo conoscente, senza peraltro alcuno scopo di lucro e dando per scontato che la provenienza fosse lecita, come gli era stato riferito dallo stesso diretto interessato che aveva collegato quelle somme al suo lavoro di bracciante agricolo». Gioco della parti o prime concrete basi di un percorso di difesa, si vedrà. Per il procuratore Liguori il lavoro del pm Stramaglia è stato «inattaccabile, granitico, puntuale» e la relativa ordinanza «da manuale, oserei dire da condanna». La battaglia, probabilmente, è appena iniziata.

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