Riceviamo e pubblichiamo la seguente lettera di plauso, che valoirizza tanto la tempestività degli operatori della Usl Umbria 2 che la professionalità e l’umanità del personale del pronto soccorso dell’ospedale di Terni, come riportato e descritto con sincera e sentita gratitudine dalla cittadina.
di C.D.
Vorrei segnalare con viva gratitudine quello che ho vissuto negli ultimi giorni con la sanità pubblica ternana. Il giorno 10 dicembre mi reco presso la Usl di via Bramante a Terni per un prelievo di controllo.
Un paio d’ore dopo ero tranquillamente dal parrucchiere e mi arriva una telefonata con prefisso 0744 e decido di rispondere. nonostante fosse un numero sconosciuto: era il laboratorio analisi di Terni che mi comunicava che avevo un tasso del sangue bassissimo (emoglobina e in generale i valori dell’emocromo, ndR) e che dovevo recarmi immediatamente al pronto soccorso perché ero in pericolo.
«Scusi può ripetere, non ho capito…». «Signora deve correre al pronto soccorso, non voglio allarmarla ma non so come altro fare per farla andare immediatamente in ospedale. Abbiamo già inviato le sue analisi, dica solo il suo nome e che le guardino i valori del sangue».
Non sapevo neanche che esistesse questo servizio, non mi sembra uno scherzo, mi fido… non avevo nessun sintomo ma parto immediatamente. In pronto soccorso mi accolgono con gentilezza e professionalità, nel giro di qualche minuto mi chiamano, fanno un controllo di conferma e mi ordinano due trasfusioni di sangue immediate: potevo essere già morta e quella telefonata mi ha salvato la vita… grazie.
Ho passato circa trenta ore al pronto soccorso dell’ospedale ‘Santa Maria’ di Terni, ero felice perché ero stata fortunata, pensavo a mia figlia… ma i regali non erano finiti. In quelle ore ho potuto osservare molte persone e situazioni: cari signori, il pronto soccorso è un ‘piccolo mondo a parte’, una dimensione di cui noi non ci rendiamo conto, il reparto stava collassando non si potevano fare ricoveri di nessun tipo e la sera tra il 10 e l’11 dicembre, dopo otto ore dal mio arrivo, c’erano circa settanta persone bisognose di cure e ricoveri che non si potevano fare.
Ho visto quattro medici passarsi il turno: ne cito uno per tutti, il dottor Angelo Rozzi, che ha passato la notte con tutti noi. Ad un certo punto è uscito dalla sua stanza rispondendo ad un coro di lamentele giustificate e non, dicendo: «Signori, non ci sono posti letto, non posso ricoverare nessuno e naturalmente non posso mandarvi via perché state male. Se avete pazienza faccio arrivare delle barelle e passiamo la notte qui perché voglio controllare che stiate tutti bene».
Con il piccolo esercito di infermieri che definirei i veri ‘pazienti’, hanno gestito una situazione con professionalità, organizzazione, collaborazione, infinità gentilezza e competenza. Continuavo a fare le mie trasfusione ad essere grata, nel frattempo ho potuto osservare che gli infermieri aveva gli occhi vigili su ognuno di noi anche se sembrava che non ti guardassero, che si muovessero ad un altro ritmo. Continuavo a guardare come queste persone si relazionavano con ogni tipo di personalità, stato emotivo, psicologico fisico e chiaramente con ogni tipo di diagnosi, rispondendo con calma e competenza.
I due medici di turno continuano a visitare, a ricercare, a diagnosticare. Le infermiere continuavano a sostenere la situazione con grande carattere. Verso le tre del mattino la situazione si calma, loro continuavano a sincerarsi che stessimo bene che non ci mancasse nulla, rispondendo continuamente a domande di ogni tipo, in molti casi fuori luogo r senza il minimo senso della realtà in relazione al momento drammatico che stavamo vivendo.
Il dottor Angelo Rozzi mi ha fatto una diagnosi che nessun specialista, pagato profumatamente, mi aveva mai fatto prima: probabilmente ha cambiato il mio stato di salute, migliorandolo per sempre. Non lo avevo mai visto prima ed io per lui ero una sconosciuta. ‘Angelo di nome e di fatto’, come tutti i suoi colleghi che in quei due giorni lo hanno preceduto e con tutti gli infermieri ed ogni tipo di collaboratore.
Si era fatto giorno e volevo ringraziare il dottore che era stato così presente con tutti, ma erano le sette del mattino il turno era finito, il medico era ormai un altro e mi sono detta tra me: «Pazienza, dirò una preghiera per lui». Invece me lo vedo comparire alle dieci del mattino che faceva le consegne al turno successivo di ogni paziente, riportando personalmente ed a mente ogni situazione che aveva vissuto, ogni persona di cui si era preso cura, in quella notte per me ingestibile dal punto di vista organizzativo ma che loro vivono continuamente con grande coraggio.
Non so se conoscete quel real americano ‘Affari di famiglia’ in cui si può comprare e vendere ogni cosa… Alla fine il proprietario dice: «Non sai mai chi entrerà da quella porta», è così il nostro pronto soccorso aperto da Natale a Ferragosto, sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno, a nostra totale disposizione.
Questo piccolo esercito di angeli custodi veglia con consapevolezza su degli sconosciuti con tutta la dedizione possibile, forse dovremmo pensare di più a questo e non darlo per scontato. Io l’ho fatto e mi sento più tranquilla.
Cari angeli, non vi rendete conto di quanto siete speciali e allo stesso tempo umani. Voglio ringraziarvi tutti dal primo all’ultimo, anche a nome di tutti coloro che non lo fanno, dalla voce al telefono che mi ha avvisato che ero in pericolo a tutti i medici e gli infermieri. Del Pronto Soccorso di Terni agli operatori, a chi ha donato il sangue che mi ha salvato la vita. Siamo fortunati ad avere delle persone che hanno scelto di mettere la loro vita a nostra disposizione. Abbiamo forse una sanità pubblica che collassa di burocrazia ma le persone che ci lavorano, riescono a mandarla avanti con grande naturalezza senza scoraggiarsi, salvandoci la vita.