Terni, la droga e poi il coma: «Lasciato in strada come un cane»

La ricostruzione dei fatti di vico della Stella nelle parole di una teste-chiave nel contesto dell’indagine ‘Picasso’ dell’Arma

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Accanto alle immagini video, alle ricostruzioni dei contatti telefonici, ci sono le testimonianze: alcune delle quali ritenute decisive per stabilire cosa sia effettivamente accaduto la notte fra il 26 e il 27 aprile scorsi nell’abitazione di vico della Stella – nel centro storico di Terni – dove un 30enne aveva appena accusato un gravissimo malore dovuto all’assunzione di un mix di droghe: cocaina e GHB, la cosiddetta ‘droga dello stupro’. L’indagine dei carabinieri della Compagnia di Terni ha recentemente portato all’arresto di quattro persone per reati relativi come l’abbandono di persona incapace e, in alcuni casi, anche lo spaccio di droga. Altre due, fra cui l’uomo che aveva ospitato in casa il giovane poi finito in coma – il 55enne Mario Conti – sono indagate. E, tornando alle testimonianze, ce ne sono alcune che per gli inquirenti rivestono particolare interesse. Quella del ragazzo lasciato agonizzante in strada e lì soccorso da 118 e carabinieri, e quella di una donna di origini venezuelane, presente all’incontro nella casa di via della Stella e che ha assistito a gran parte dei fatti finiti sotto la lente della procura ternana.

TERNI: DROGA, 30ENNE IN COMA E RICICLAGGIO. TUTTE LE CONTESTAZIONI

La telefonata per ‘risolvere il problema’

La donna, a cui non nulla è stato addebitato dagli inquirenti, ricostruisce così le fasi più convulse di quella serata, attraverso le parole usate dal gip Simona Tordelli nella sua ordinanza: «Appena giunta, notava subito che C. (il ragazzo poi finito in ospedale, ndR) era strano e aveva difficoltà a respirare, ma Mario la tranquillizzava dicendole: ‘Dopo gli passa, dopo gli passa’. A quel punto essi posizionavano C. sul divano e poi, visto che si era addormentato, lo trasportavano nel letto a pancia in sotto. Mario le confidava che il ragazzo aveva assunto un liquido, senza ben specificare di cosa si trattasse, pur avendo ella intuito che si trattava di una droga. A quel punto Mario chiamava una sua conoscente tanto che, poco dopo, arrivava una donna un po’ cicciotta, con i capelli biondi e bassina (Tatiana Massarelli, ndR) alla quale Mario diceva di non voler più ospitare C. dentro la sua abitazione perché consumava troppo stupefacente, ma la donna lo tranquillizzava dicendogli che il giorno dopo avrebbe sistemato tutto». La stessa testimone sentita dai carabinieri ha poi riferito che «i due (Conti e la Massarelli, ndR) chiamavano un amico siciliano di Mario (Luciano Papa Italiani, ndR) che giungeva insieme ad un altro suo amico (il cittadino albanese indagato a piede libero, ndR)».

«Lo avete lasciato in strada come un cane»

A questo punto il racconto della testimone passa in prima persona: «Questi due (Papa Italiani e il cittadino albanese, ndR) sono andati di sotto da soli nella camera dove avevamo messo C.. Io e Mario eravamo rimasti di sopra. Quando il siciliano è tornato di sopra, aveva il fiatone. Siamo tornati di sotto ed ho visto che avevano spostato C. che stava sempre a pancia in sotto ma non più in mezzo al letto. Abbiamo visto che C. iniziava a perdere sangue dal naso e dalla bocca. Il siciliano ed il suo amico ci hanno detto di stare tranquilli ma Mario era agitatissimo. La signora bionda (Massarelli, ndR) mi ha chiesto un asciugamano bagnato con acqua fredda e mi ha detto: ‘Tu pensa a Mario, che a C. ci pensiamo noi’. Io ho accompagnato Mario a farsi la doccia. Quando poi ho rivisto C., aveva la testa viola. In quel frangente c’erano con lui il siciliano e la bionda. Dopo si è aggiunto un altro uomo con la testa pelata (Antonio Merlini, ndR) che ha aiutato il siciliano, il suo amico e la donna bionda a trasportare C. fuori dalla casa di Mario. Quando Mario ha chiesto loro dove stessero portando C., hanno risposto che lo avrebbero trasportato in ospedale. In quel momento C. era incosciente. Siamo rimasti quindi da soli io e Mario. Quasi subito è tornato il siciliano. Mario si era tranquillizzato perché sapeva che C. lo avevano portato in ospedale. Dopo un po’ abbiamo visto l’ambulanza dalla finestra ed abbiamo capito che C. era a terra sulla strada e lo stavano soccorrendo. Mario ha detto al siciliano: ‘Lo avete lasciato per terra come un cane’. […] Prima che andassi via (il mattino seguente, ndR) è arrivata una signora che credo lavorasse in ospedale e che ha detto a Mario ed al siciliano che C. era ricoverato ed era in coma. Questa signora ha detto a Mario di togliere il sangue e gli ha detto: ‘Guarda che ci sono le telecamere’. Poi è arrivata la signora delle pulizie e il siciliano mi ha dato una busta con dentro la coperta sporca di sangue e mi ha detto: ‘Prendi questa borsa e buttala’. Io mi sono rifiutata e siamo usciti senza la coperta».

L’indagine

Parole, queste, confermate in alcune parti anche da altri testimoni e che costiuiscono la base di una delle contestazioni mosse dal pm Marco Stramaglia. Quella legata al fatto forse più avvilente e degradante, l’abbandono – anche se le difese sostengono che la presenza del ragazzo sia stata segnalata subito ad un netturbino perché chiamasse il 118 – del 30enne tossicodipendente in strada, privo di coscienza e in condizioni gravissime. Scampato alla morte, anche lui ha parlato: altro tassello che è andato a comporre quel puzzle ribattezzato ‘Indagine Picasso’ che ha scosso Terni.

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