Sessant’anni compiuti, disoccupato, la Naspi esaurita e ‘solo’ 37 anni di contribuzione, insufficienti per andare in pensione. «Probabilmente una condizione simile a molti altri ‘disgraziati’ come me, ma lo Stato, le istituzioni, i Comuni che fanno per noi ‘invisibili’?».
A chiederselo, in una lettera-denuncia inviata a umbriaOn, è M.B., ternano che nel gennaio 2023 ha perso il lavoro dopo essere stato licenziato – insieme a undici colleghi – da un’azienda del settore Ict chiusa dopo il mancato rinnovo dell’appalto da parte di Acciai Speciali Terni. Da allora è iniziata la sua corsa ad ostacoli per trovare un nuovo impiego – tra percorsi di riqualificazione, una settantina di candidature e colloqui a vuoto – al momento ancora senza esito positivo.
«La ricerca del lavoro è estremamente difficile, se non addirittura impossibile. Finora ho ricevuto solo porte in faccia» spiega l’uomo, specializzato nei settori dell’informatica e della meccanica. Una ricerca impossibile soprattutto per chi come lui si trova in un limbo: troppo ‘vecchio’ per trovare una nuova collocazione e troppo ‘giovane’ per andare in pensione. Mentre a casa c’è una famiglia da mantenere.
«Sono stato iscritto come disoccupato – racconta – al programma Gol Umbria (promosso dall’Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro, ndr), che prevede percorsi di accompagnamento al lavoro, di aggiornamento o riqualificazione professionale, e percorsi in rete con gli altri servizi territoriali tramite agenzie per il lavoro di Terni. Nello specifico, nel mio caso, è proprio qui che nascono i problemi: avendo effettuato il percorso, ho potuto riscontrare annunci dubbi, fasulli e ingannevoli, colloqui mai sostenuti, mancanza di professionalità, lavori mal pagati a 100 chilometri da casa. ‘Sei troppo vecchio per questo impiego’, ‘Peccato è fuori tempo massimo di candidatura’, ‘Devo valutare altre proposte prima di lei’. Oppure l’annuncio di lavoro è in linea con il profilo, ma si riservano di farti sapere (ovviamente mai…). Queste alcune delle tante ‘farse’ a cui va incontro chi cerca un posto di lavoro. Perdite di tempo per un posto che mai si avrà, offerte di lavoro che risultano terminate, per poi dopo qualche giorno tornare ad essere ripresentate, probabilmente per farsi pubblicità».
«Questo – continua l’uomo nel suo racconto – è quanto ho riscontrato: alle agenzie per il lavoro mi candido, ma mi rispondono che le candidature sono terminate, intanto però il cartello rimane. Ti iscrivono ai portali del lavoro, ma dopo la candidatura ti dicono, senza neanche sentirti né chiamarti, che non sei idoneo, anche se rispetti tutti i parametri della ricerca. Ti candidi (una settantina di candidature nel mio caso!) e ti dicono che hanno assunto, ma l’annuncio ancora c’è. Mi ricandido ovviamente con il curriculum, e mi dicono ‘lei è già candidato’». Ecco dunque tornare a l’interrogativo iniziale di M.B.: «Che cosa fanno le istituzioni per noi ‘invisibili’? Nulla – conclude -, ci fanno andare in mezzo alla strada con moglie e figli con affitti e bollette da pagare, come nel mio caso».