Terni, muore un bimbo: assolti i due imputati

Il 22 agosto del 2011 Filippo Lambiase – tredici mesi appena – precipitò dal balcone di una palazzina nel cuore di borgo Rivo. Concluso il processo di primo grado

Condividi questo articolo su

Il 22 agosto del 2011 Terni fu scossa dalla tragica notizia della morte di un bimbo di appena tredici mesi, precipitato dal balcone di casa a borgo Rivo. Un volo di cinque piani che non lasciò scampo al piccolo Filippo Lambiase, morto poche ore dopo il ricovero in ospedale. Sul parapetto del balcone, per scongiurare possibili rischi, il padre aveva predisposto una rete protettiva. Il bimbo si infilò proprio nell’unico pertugio ancora non protetto, fra il muro del terrazzo e il primo asse della ringhiera. Una tragedia enorme, finita – e non poteva essere altrimenti – nelle aule dei tribunali, con tanto di incidente probatorio sotto forma di perizia stilata dall’ingegner Luigi Boeri su incarico del tribunale.

Due assoluzioni Il processo di primo grado si è concluso venerdì pomeriggio di fronte al tribunale di Terni – giudice Massimo Zanetti – con una doppia assoluzione. Per Ivano Nobili, direttore dei lavori di costruzione della palazzina, per non aver commesso il fatto. E per Siro Picchio, il fabbro che ha realizzato la ringhiera del balcone dove si è materializzata la tragedia, perchè ‘il fatto non costituisce reato’. Per entrambi, accusati di omicidio colposo, l’accusa rappresentata in aula dal pm Elisabetta Massini aveva chiesto una condanna ad un anno e sei mesi di reclusione. Ora il giudice avrà sessanta giorni di tempo per depositare la sentenza.

La distanza Secondo gli inquirenti, il dramma si sarebbe potuto evitare se solo si fossero rispettate le norme che fissano in dieci centimetri la distanza massima fra gli elementi verticali di ringhiere e parapetti – sul terrazzo teatro dell’assurda tragedia, di centimetri fra il muro e il primo elemento della ringhiera ce n’erano quattordici – per il giudice Zanetti, evidentemente, le cose non stanno così.

L’udienza preliminare I due erano stati rinviati a giudizio nel luglio del 2014 dal gup Pierluigi Panariello che aveva invece prosciolto da ogni accusa – con sentenza di non luogo a procedere – Davide Montagna Baldelli, direttore dei lavori ma di un edificio diverso da quello dove era avvenuto il fatto, e Paolo Bocci, rappresentante legale del committente Coop Umbria Casa.

Le difese Per Siro Picchio parla l’avvocato Enrico De Luca del foro di Terni: «La vicenda è estremamente dolorosa – spiega – ma, per quel che riguarda il mio assistito, la sentenza ha correttamente riconosciuto l’assenza di qualsiasi responsabilità rispetto all’accaduto». Sulla stessa linea il legale difensore di Ivano Nobili, l’avvocato Massimo Carignani, secondo il quale «la sentenza, non semplice in ragione degli aspetti emotivi legati all’accaduto, ha tenuto conto degli elementi emersi con chiarezza durante l’intera istruttoria dibattimentale».

Amarezza Palpabile, di contro, l’amarezza dei genitori del piccolo Filippo, presenti venerdì in aula come nelle precedenti udienze. A parlare per loro è l’avvocato Massimo Proietti: «Sono ovviamente amareggiati e delusi. La domanda che si pongono è una sola: come mai per la morte del loro figlio, non ci sia un responsabile. Da questo procedimento – spiega il legale – abbiamo visto ‘uscire’ l’impresa costruttrice, ma ci sono state anche archiviazioni e, oggi, l’assoluzione per gli ultimi due imputati rimasti. Le sentenze non si commentano, semmai si appellano. E possono dire che da parte dei genitori non sono venuti meno il coraggio né la voglia di andare avanti. Sono estremamente determinati nel continuare a chiedere alla giustizia di individuare quelle responsabilità che sono, per noi, incontestabili».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli