Terni, Pramod è a casa: l’abbraccio più bello dopo 3 mesi d’ospedale

L’operaio 33enne gravemente ustionato a Porto Marghera è stato dimesso dall’ospedale di Verona. La strada è lunga: «Ma l’amore che ho ricevuto in questi mesi è stato decisivo»

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di F.T.

Tornare a casa dopo quasi tre mesi di ospedale, buona parte dei quali vissuti in bilico fra la vita e la morte, e riabbracciare, superata un’iniziale e comprensibile titubanza, la propria figlia di tre anni e mezzo. Non serve aggiungere molto altro per far capire che emozione abbiano vissuto Pramod Saw e la sua piccola, lunedì sera quando si sono ritrovati insieme dopo tanto tempo. Dopo che ha corso il rischio di non rivederlo più, suo padre, coinvolto nella terribile esplosione del 15 maggio alla 3V Sigma di Porto Marghera (Venezia).

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Di nuovo a casa

Dopo interventi chirurgici, terapie, flebo e tanto dolore, i medici del reparto grandi ustionati dell’ospedale di Verona hanno dato l’ok al ritorno a casa dell’operaio 33enne di origine indiana, che vive con la famiglia a Terni, fra Collescipoli e Cospea. La moglie Shweta gli è sempre stata accanto, con fatica e tanto amore, così come gli affetti più cari. Ora che è ufficialmente fuori pericolo, che ha compiuto un altro importante passo verso la normalità – pur segnato nel corpo -, Pramod è più sereno, felice. Consapevole che il percorso è ancora lungo ma che l’affetto di tanti lo hanno aiutato ad uscire sulle sue gambe da quell’ospedale.

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Emozione

«Quando mia figlia mi ha visto così, tutto bendato – racconta – stentava a credere che ‘quello lì’ fosse il suo papà. Poi ha capito e, pian piano, ci siamo abbracciati. È stato davvero bello. Oggi (giovedì, ndr) ho fatto la prima medicazione, sono venuti i sanitari del distretto domiciliare a casa mia. Le iniezioni sono quotidiane, se ho troppo prurito devo prendere un farmaco, la fisioterapia, le medicazioni e i controlli sono a cadenze regolari. Ma almeno sono a casa. Prima di dimettermi, a Verona, mi hanno sottoposto a tutti gli accertamenti, anche per alcuni dolori alle articolazioni che accusavo. Esami che hanno dato esito negativo e così ho potuto riprendere la strada di Terni».

‘Grazie’

«Oggi voglio ringraziare i tanti che mi sono stati vicini – dice Pramod Saw -, chi ha pregato per me, la mia famiglia che ha fatto tanto, gli amici come Fabio Massoli che mi è sempre stato accanto in ogni momento. Ringrazio chi ha donato qualcosa per consentire le cure e l’assistenza (la moglie ha avviato una campagna tramite la piattaforma GoFundMe ed è attivo anche il codice IBAN IT09R0306914499000000081611, ndR), non dimenticherò mai questi gesti di generosità. E poi un pensiero speciale è per i medici e le infermiere del centro grandi ustionati dell’ospedale di Verona: non mi hanno trattato come un paziente, ma come un amico, uno di famiglia. Se sono guarito prima è anche grazie alla loro straordinaria umanità».

Un passo dopo l’altro

Nel futuro c’è un po’ speranza in più, anche se tutto, per ora, resta difficile: «Ancora non posso uscire e dovrò restare a casa almeno per altri cinque/sei mesi. Nel frattempo cerco di camminare, mi sono fatto portare una cyclette, faccio un po’ di ginnastica. Non potrò prendere il sole per almeno un anno. Quando sarà possibile, uscirò un po’ di casa la sera, con la protezione. Poi ci sono i controlli, due volte al mese sempre a Verona. Continuerò a stringere i denti ma con tutto l’affetto ricevuto, è il minimo che possa fare».

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