Terni, Sappe denuncia: «Il carcere implode»

Il segretario regionale Bonino: «Subisce assegnazioni ‘selvagge’ di detenuti e riduzione di personale di polizia penitenziaria»

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di Fabrizio Bonino
segretario regionale Sappe

Mai come in questo momento siamo costretti a gridare a tutti la nostra rabbia e la nostra protesta per evidenziare le gravi problematiche che si stanno vivendo nella casa circondariale di Terni. Siamo quasi al collasso ed è giusto che tutti sappiano, cittadini, politica e autorità; non si dica poi che non lo avevamo detto.

Dal mese di giugno Terni subisce passivamente assegnazioni ‘selvagge’ di detenuti, con un picco dalla fine di luglio, che sembra non avere una fine. Con tutte le problematiche legate alla riduzione di personale di polizia penitenziaria che, con tre provvedimenti normativi a partire dal 2001 per arrivare alla famigerata legge Madia, hanno visto gli organici umbri e quello di Terni perdere pezzi, con il piano ferie ancora in atto e con tutti gli eventi critici accaduti in questa estate, è stato e continua ad essere difficile gestire tali afflussi di detenuti. Tutti i reparti patiscono la grave carenza di personale nel ruolo agenti/assistenti e ancor più grave nel ruolo di sovrintendenti e ispettori; si lavora quasi quotidianamente ben al di sotto del livello minimo di sicurezza e l’aumento delle assegnazioni ha portato la popolazione detenuta dai 450 presenti fino al mese di giugno ai 527 di oggi.

Quello che preoccupa ancor di più di questo trend ‘colpevole’ e ‘mirato’, ancora si utilizza l’Umbria ed i suoi istituti penitenziari come deposito/discarica della Toscana e anche del resto d’Italia, è l’assegnazione di detenuti ‘alta sicurezza’, molti dei quali in ‘custodia cautelare’ e di conseguenza soggetti ad essere costantemente tradotti in tutta Italia per i processi e udienze varie a loro carico. Il carcere di Terni annovera numerose tipologie di detenuti, dei più disparati indici di pericolosità, ristretti nella più totale promiscuità e dediti esclusivamente a minare l’ordine e la sicurezza del carcere; non è infatti difficile immaginare per chiunque che detenuti comuni di diverse etnie, culture e tradizioni, difficilmente riescono a convivere e condividere gli spazi comuni e quelli di una camera detentiva.

Come se questo non bastasse, in questi giorni Terni ha ricevuto la visita della dottoressa Angela Venezia, direttore dell’ufficio detenuti del provveditorato regionale Toscana e Umbria; il risultato e l’esito di questo incontro svolto alla presenza dei vertici dell’istituto ternano sembrerebbe essere quello di aggiungere il ‘quarto letto’ in ogni stanza detentiva per ‘stipare’ ancora più detenuti della media sicurezza. Ci auguriamo che se ciò fosse vero, la direzione di Terni abbia rispedito al mittente proposta e sinceramente anche emissario. In ogni modo si parla sempre e solo di aumentare la popolazione detenuta nei 4 istituti umbri, ma della polizia penitenziaria perché nessuno ne parla? Perché l’Illuminato provveditorato regionale non si fa mai portavoce e non invia emissari che ci propongano l’aumento delle piante organiche e quindi di personale? Perché nessuno muove un dito al riguardo?

Nella giornata di mercoledì 10 settembre il sottoscritto, unitamente al segretario generale di questa organizzazione dindacale, è stato ricevuto dal neo direttore generale del personale e della formazione del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dottor Massimo Parisi, il quale ha ascoltato l’elencazione fatta dallo scrivente delle problematiche delle piante organiche della regione Umbria, prendendosi l’impegno, dopo aver emanato interpello straordinario per 8 unità di polizia penitenziaria maschili per il carcere di Perugia, a rivedere (a breve), in sede di commissione, anche l’entità delle piante organiche di Spoleto e di Terni. In tutto questo marasma, l’amministrazione penitenziaria non ha nemmeno inteso nominare un provveditore regionale per il distretto Toscana e Umbria; infatti l’ex provveditore Fullone ha assunto l’incarico i primi di agosto a Napoli finora senza sostituzione. La stagione autunnale si annuncia veramente critica e calda da un punto di vista sindacale; se l’amministrazione penitenziaria infatti non darà un segno tangibile di attenzione nei confronti della polizia penitenziaria, questa organizzazione sindacale si vedrà costretta a porre in essere anche iniziative di protesta eclatanti, al fine di difendere la dignità, l’onorabilità ed il rispetto che si deve ad un corpo di polizia dello Stato.

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