Clamorosa protesta fuori dal carcere di Terni da parte di una donna 65enne di origini campane – C.C. le sue iniziali – che nel primo pomeriggio di sabato si è incatenata ad una recinzione di fronte alla casa circondariale, chiedendo di poter parlare con il procuratore della Repubblica di Terni. La donna ha dichiarato di averlo fatto perché il fratello, ristretto nella struttura di vocabolo Sabbione, a suo dire «è stato picchiato dalla polizia Penitenziaria e da altri detenuti». Sul posto sono intervenuti gli agenti della squadra Volante, della Digos di Terni e i carabinieri del comando stazione di Collescipoli.
«Ho compiuto questo gesto estremo – afferma C.C. – perché, sì, mio fratello è un criminale e altrimenti non sarebbe stato in carcere. Però è stato pestato dalla polizia Penitenziaria. Ha riportato la frattura di una mano, alcune costole incrinate, tutto è stato registrarto dalle telecamere. Chiediamo che venga trasferito perché chi indossa la divisa poteva denunciare, non mettere le mani addosso ad un detenuto. Si deve rispettare la legge e la legge non prevede le botte. Sono preoccupata perché in questo carcere mio fratello non è stato tutelato, avrà fatto anche qualche gesto estremo, estremissimo perché è un delinquente. Ma loro indossano la divisa. Abbiamo sporto denuncia alla procura della Repubblica e al magistrato di Sorveglianza».
Dopo la protesta. la donna – insieme alle due sorelle presenti sul posto – è stata fatta entrare in carcere, accompagnata dalla Digos della questura di Terni, ed ha incontrato ispettore della polizia Penitenziaria: «Ci ha assicurato – ha detto C.C. all’uscita – che saranno velocizzate le pratiche per il trasferimento di mio fratello. Mi ritengo soddisfatta». Ed ha lasciato la zona della casa circondariale.
Interpellata per una replica alle dichiarazioni rese dalla donna, la polizia Penitenziaria di Terni – attraverso la propria comandante – fa sapere di «non poter rilasciare dichiarazioni senza autorizzazione».
«Sono d’accordo con la signora quando dice che suo fratello è un delinquente – afferma il segretario umbro del sindacato Sappe, Fabrizio Bonino -, parliamo di un detenuto AS responsabile di aggressioni ai danni di altri detenuti e del personale della Penitenziaria. Rispetto a ciò che sostiene la signora, qualora avesse ragione, massimo rispetto. Ma qualora avesse torto, ne dovrà rispondere nelle sedi opportune. Noi non ci lasciamo infangare così. Sono fiducioso in chi è chiamato a giudicare tali situazioni e possiamo solo aspettare».