Terni, tasse ‘occulte’: oltre 79 euro l’anno

Lo studio del Caf Uil: in Umbria, a Province e Regione, tributi per più di 73 milioni complessivi

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Arisgam, Irbam, Ipt, imposta sulle assicurazioni Rca, Tefa: nomi che, ai più e salvo qualche eccezione, dicono poco, eppure sul portafoglio dei cittadini incidono eccome. Qualcuno le ha ribattezzate ‘tasse occulte’ e gravano sulle tasche degli umbri per oltre 73 milioni di euro annui complessivi, che fanno 82 euro pro capite all’anno, considerati adulti e bambini, con il perugino che si attesta a 82,5, contro i 79,5 euro del ternano.

Aliquote al massimo

A condurre un’elaborazione sugli effetti di questi cinque tributi dai nomi criptici, pagati in molti casi ignorando di farlo o non conoscendo l’ente che ne riscuote il gettito, è stato il Caf Uil dell’Umbria. Si tratta di imposte a favore di Regioni e Province, ma pagate inglobate all’interno delle bollette della Tari, sulle assicurazioni dei veicoli a motore o sul consumo del gas metano. Ad incidere, secondo lo studio del centro di assistenza fiscale del sindacato, sono soprattutto quelle dirette alle casse delle amministrazioni provinciali, per le quali il prelievo risulta complessivamente superiore a quello medio italiano. In termini quantitativi spicca l’Imposta sulle assicurazioni Rca sui veicoli a motore, che vale in Umbria 33,5 milioni di euro. Questa imposta può essere applicata nella misura base del 12,5%, ma è possibile fissare incrementi o diminuzioni dell’aliquota base fino al 3,5%. In Umbria si è optato per una maggiorazione fino al massimo consentito, con l’aliquota finale del 16%. A seguire in termini di introito prodotto c’è poi l’Imposta provinciale sulle trascrizioni (Ipt) che garantisce alle Province dell’Umbria circa 28 milioni di euro, dei quali 22 milioni sono appannaggio della provincia di Perugia e 6 di quella di Terni. Questa imposta viene versata dai contribuenti quando effettuano le trascrizioni al Pra o trasferiscono la proprietà di un veicolo a motore, in questi casi a pesare è la potenza del veicolo, dovendosi pagare una quota fissa di 150,81 euro fino a 53 KW, aumentando poi di 3,51 euro per ogni KW aggiuntivo. Anche in questo caso le flessibilità legate al federalismo fiscale consentono manovre in aumento fino al massimo del 30% della tariffa base e anche in questo caso entrambe le province umbre hanno optato per la maggiorazione massima consentita dalla legge.

Le differenze tra le due province

A chiudere l’elenco c’è poi la Tariffa provinciale ambientale Tefa, inglobata all’interno delle bollette Tari. Questo tributo viene commisurato direttamente alla superficie degli immobili sui quali viene calcolata con possibilità di differenziare il prelievo da un minimo dell’1% al massimo del 5%. In palio – sempre secondo l’elaborazione del Caf Uil – ci sono per l’erario umbro 8,8 milioni di euro all’anno assegnati per 6,5 milioni alla provincia di Perugia e la restante parte a quella di Terni. A tal proposito è interessante notare che il prelievo pro capite sui cittadini umbri, in termini di Imposta Rca e Tefa, pur essendo mediamente superiore a quello nazionale, non conosce differenziazione fra le due province, differenza che invece emerge per l’Ipt, che ammonta a 33 euro a Perugia contro i 27 euro di Terni, in questo caso i perugini versano 6 euro in più della media nazionale che si colloca a 29 euro, ed i ternari ne risparmiano invece 2.

Le ‘buone’ notizie

L’Arisgam è invece una addizionale sul consumo del gas metano, è possibile abolirla a livello regionale ma solo alcune lo hanno in realtà fatto: Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Basilicata, Sicilia, Sardegna e la Provincia autonoma di Bolzano. Se applicata può oscillare in un range compreso fra 5,50 euro e 30,98 euro ogni 1000 metri cubi di gas consumato. Se il gettito nazionale porta alle Regioni complessivamente 470 milioni di euro, l’Umbria si ferma a 2,2 milioni. L’altra imposta regionale è l’Irba, cioè l’imposta regionale sulla benzina per autotrazione, che colpisce anche i consumi privati. Vale 2,58 centesimi per ogni cento litri di carburante, quindi significa che in un pieno si lascia in media 1,5 euro, oltre a tutto il resto. Ma il tributo è stato applicato solo in sette regioni, fra le quali è assente l’Umbria. Nel complesso quindi, il prelievo di queste imposte regionali sconosciute – stando allo studio – risulta più basso in Umbria rispetto alla media nazionale, con un risparmio quantificabile in quasi 7 euro pro capite all’anno. Risparmio comunque ampiamente compensato dal ‘salasso’ delle imposte provinciali.

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