Terni, vendita Ast: «Le istituzioni hanno un ruolo importante»

Alcune domande che Federmanager Umbria pone al sottosegretario allo sviluppo economico Alessia Morani

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di Federmanager Umbria

La visita del sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico allo stabilimento di Terni è notizia che non può che farci piacere. Che i decisori politici prendano diretta visione delle strutture produttive, dei processi e dei prodotti lo riteniamo cosa utile ed indispensabile per una migliore comprensione non solo dell’importanza che questa realtà industriale ha sul territorio e sulla struttura produttiva nazionale, ma anche della rilevanza che il processo di vendita dell’Ast può avere nel contesto della manifattura italiana. Spiace che Covid ed impegni abbiano impedito al vice ministro di ascoltare anche la voce degli stakeholders territoriali ad integrazione delle notizie attinte dalle locali figure apicali della proprietà ma ci auguriamo che questo possa avvenire a breve nell’incontro in fieri presso il Ministero competente. In attesa affidiamo al presente comunicato almeno tre delle diverse domande che avremmo posto alla nostra illustre interlocutrice.

IL SOTTOSEGRETARIO MORANI IN AZIENDA

La prima riguarda il cuore del processo di vendita: È convinto il Governo che si tratti di una procedura esclusivamente interna alla parte venditrice ed ai potenziali acquirenti? Gli impegni presi dalla Thyssenkrupp con la Commissione europea all’atto del riacquisto del costituendo quarto ‘global player’ europeo non prevedevano solo uno stabilimento e relativo processo produttivo ma anche una struttura distributiva e di vendita adeguata ad operare in un mercato competitivo quanto meno europeo. Può questo impegno ritenersi coerente con la decisioni della parte venditrice di escludere dalla cessione il network dei centri di servizio che la stessa Commissione aveva assegnato, nel 2014, all’Ast? Nessuno nega il diritto della Thyssenkrupp di cedere il business dell’inossidabile, come ha già fatto per Vdm, ma i vincoli comunitari non possono essere interpretati a senso unico e gli impegni presi vanno onorati. Su questo argomento continuiamo a ritenere che il Governo italiano e la Commissione che lo stesso dovrebbe audire non possano svolgere una funzione di meri spettatori.

L’altro aspetto che discende direttamente dalla criticità sopra descritta è il concreto conflitto di interessi che deriva dalla circostanza che tutta l’area commerciale e gran parte della rete distributiva resteranno non solo in due realtà societarie differenti ma, potenzialmente configgenti. Come può la realtà ternana sentirsi tutelata se il commerciale viene gestito da un potenziale futuro competitor? Non sarà certo un informale agreement a garantire adeguati livelli di trasparenza per cui delle due l’una: o la rete distributiva viene messa in vendita insieme alle realtà produttive o si rende necessario, perdurante la procedura di cessione, la costituzione di un formale organismo di tutela (monitoring trustee) indipendente ancorché soggetto a tutti i vincoli di riservatezza e terzietà.

La terza considerazione attiene al supplemento di riflessione che le autorità di Governo (centrale, regionale e comunale) debbono proporre circa i progetti, le relative decisioni nonché gli strumenti normativi ed amministrativi necessari a rendere appetibile l’investimento sul nostro territorio. Ci riferiamo ai costi di processo di una realtà ‘energivora’ o ai provvedimenti che rendono fattibile una economia realmente circolare e di basso impatto ambientale nonché una parola definitiva sulle infrastrutture logistiche che collegano l’Umbria sud alle due sponde marittime vista la rilevanza sia dell’approvvigionamento delle materie prime sia il naturale sbocco degli output del processo produttivo con con riferimento ai coils inox ed ai manufatti forgiati della fucinatura. Una decisione chiarificatrice con una tempistica definita sulla Orte-Falconara-Ancona appare indispensabile quanto meno nella parte prioritaria rappresentata dal tunnel di base per collegare in modo adeguato via ferro Terni a Spoleto e rimuovere uno degli ostacoli più rilevanti ad una movimentazione economicamente sostenibile dei manufatti che impedisce all’industria locale di acquisire importanti commesse, causa carenze infrastrutturali.

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