Toninelli a Perugia: «Salviamo le imprese»

Il ministro ad Ance Umbria: «Ristoreremo fino al 70% dei crediti che hanno nei confronti della società Astaldi»

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di G.N.

«Ristoreremo fino al 70% dei crediti che le piccole e medie imprese del territorio hanno nei confronti della società Astaldi». Lo ha detto il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, intervenendo martedì mattina all’assemblea di Ance Perugia, nella sede di Confindustria Umbria.

Il governo

«Come governo il nostro dovere lo stiamo facendo. Quando con il presidente del consiglio Conte abbiamo visitato il cantiere dell’asse Perugia-Ancona della Quadrilatero, abbiamo ricevuto le istanze da parte del coordinamento delle imprese creditrici di Astaldi, che si sono trasformate in una norma importantissima: la norma salva imprese. Avremmo voluto inserirla nello sblocca-cantieri, ma non è stato possibile, così l’abbiamo inserita nel decreto crescita. La norma prevede che noi ristoreremo fino al 70% dei crediti. Penso che questo sia il migliore intervento che potesse fare il governo». Per quanto riguarda i lavori sulla E45 «dobbiamo, e devo, sollecitare Anas perché acceleri lo svolgimento dei lavori. Abbiamo messo 10 milioni nello sblocca-cantieri per le imprese locali. L’obiettivo è di riaprire, a tutto il traffico, il prima possibile. Quella tratta è particolarmente importante dal punto di vista economico, non solo regionale, ma anche nazionale». Il ministro, al termine del suo intervento all’assemblea, parlando con i giornalisti, ha affrontato anche temi nazionali, come il caso Alitalia che sta vivendo ore decisive, con una crisi definita dallo stesso ministro «complessa».

Il rilancio del settore edile

A fare gli onori di casa è stato il presidente sezione territoriale di Perugia di Confindustria Umbria, Maurizio Mariotti, secondo cui «per un effettivo rilancio del settore edile, sono essenziali ulteriori investimenti pubblici e privati e realizzare politiche di sviluppo capaci di sostenere chi con coraggio continua a fare impresa».
Quanto alla E45, «pur sottolineando con favore lo sblocco di risorse per il suo ammodernamento straordinario, va rilevato come la lentezza nell’implementazione dei cantieri si traduca in una penalizzazione per tutti gli operatori economici. Il miglioramento delle comunicazioni viarie in Umbria rappresenta una condizione fondamentale per lo sviluppo, ma va realizzato in tempi brevi e certi. Anche il blocco di questi mesi del viadotto Puleto ha determinato effetti negativi per il nostro sistema economico regionale. I lavori di ristrutturazione del viadotto vanno pertanto rapidamente completati per consentire l’apertura integrale al traffico pesante, sbloccando un asse di comunicazione fondamentale per la nostra regione».

Alcuni numeri

Il neopresidente di Ance Perugia, Moreno Spaccia, nella sua relazione, ha tracciato un quadro generale dell’Umbria, ormai noto e desolante: «In questo decennio di crisi l’Umbria ha perso almeno 17 punti di prodotto interno lordo. Il pil per abitante è passato dai 26.700 euro del 2008, ai 22.500 del 2017 (in Italia è di circa 28 mila, comunque sotto la media europea, in Lombardia è di 38 mila euro) segnando un’erosione mensile di circa 450 euro. Non solo. Gli umbri al 31 dicembre 2010 erano 906 mila mentre nel 2017 erano circa 880 mila. Abbiamo di fronte una situazione grave. L’insieme dei permessi a costruire, delle Scia e Dia, ritirati negli ultimi tre anni per nuove abitazioni o ampliamenti sono cresciuti costantemente di qualche punto percentuale arrivando a un numero totale su base regionale di 589 nel 2017. Tuttavia, nel 2006 erano 5.671 e cioè dieci volte tanto, con un calo tra il 2006 e il 2017 del 90%». Le costruzioni in Umbria «sono circa il 9% del pil e in termini di occupazione rappresentano il 25,3 degli addetti nell’industria e il 6,6 dei lavoratori operanti nell’insieme dei settori di attività economica. Nel 2018, il settore delle costruzioni ha dato lavoro a 23.500 persone; rispetto al 2017 si registra un aumento di occupati del 5,3%, dopo le rilevanti perdite subite nei periodi precedenti. L’occupazione più strutturata, quella degli iscritti alle Casse edili di Terni e Perugia, passa da una media mensile di circa 18 mila operai nel 2008 ai 7.500 del 2018. Con una massa salari che nel 2008 era di circa 220 milioni di euro agli attuali poco meno di 100».

La ricostruzione

Spaccia ha poi aggiunto che «non vogliamo più trovarci di fronte a stazioni appaltanti pubbliche che dicono che va tutto bene, quando invece si è di fronte a tre fallimenti consecutivi che hanno lasciato sul territorio problemi economici e sociali devastanti». Una situazione «davvero emblematica dello stato del nostro Paese è stata quella dell’approvazione del Decreto Legge Sbloccacantieri. Perché in Italia c’è bisogno di questo, quando esiste un Codice appalti approvato di recente, nell’aprile 2016 e pesantemente modificato appena due anni fa?». A distanza di quasi tre anni «dalle prime scosse dell’agosto 2016, la ricostruzione stenta ancora a partire. Secondo gli ultimi dati disponibili, per quanto concerne gli interventi dei privati per danni leggeri, in Umbria a fronte di quasi 5 mila pratiche attese, sono stati ricevuti dall’Ufficio speciale solo 1.172 progetti e autorizzati poco più di 500. Se dunque le domande di contributo ancora in istruttoria risultano 626, ad oggi i cantieri di ricostruzione leggera conclusi sono solamente 119. Ben più drammatico è certamente il quadro della ricostruzione per i danni gravi: qui le pratiche attese ammontano a oltre 5.600, ma in realtà i progetti a oggi presentati sono solamente 238, quelli autorizzati si fermano a 41, mentre 187 sono quelli in istruttoria. I lavori ultimati non raggiungono le due cifre, sono solo 6. Ripeto solo 6 su 5.600 cantieri da avviare».

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