Centri antiviolenza Umbria, 868 contatti

Prima indagine Istat in collaborazione con il Dipartimento delle pari opportunità sulla base di dati del 2017: bassa l’attività di supervisione, alto tasso di accoglienza

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Sono 868 le donne che hanno contattato i Centri antiviolenza in Umbria nel 2017. Questo il risultato lanciato dall’Istat in seguito alla prima indagine – in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità – sul tema: alto il tasso di accoglienza, bassa invece l’attività di supervisione.

I numeri e l’accoglienza

Sono quattro i Cav nel territorio umbro a sostegno delle donne maltrattate. Come detto sono 868 ad aver contattato i Centri: 611 sono state prese in carico (340 delle quali sono nuove, 133 straniere) e 485 di loro hanno figli: a prendersene cura sono 96 persone, 59 delle quali in modo volontario. L’Istat sottolinea che «la variabilità territoriale è elevatissima; tassi di accoglienza più elevati si riscontrano in Emilia Romagna, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Provincia Autonoma di Bolzano, Abruzzo, Toscana e Umbria».

La supervisione

C’è qualcosa da sistemare tuttavia. Si tratta dell’attività di supervisione che – mette in evidenza la ricerca – «per i Centri ppresenta un momento di crescita e di risoluzione delle problematiche riscontrate sui singoli casi. Si svolge su due livelli, tecnico e di programmazione-con la verifica e la valutazione delle attività realizzate in conformità agli obiettivi previsti-eunlivello relazionale, con l’analisi e l’elaborazione delle dinamiche interne all’equipe e nella relazione con le donne. Malgrado sia di grande importanza, essa non è praticata in modo sistematico in tutte le regioni. Ad esempio viene svolta solo nel 40% dei Centri della Calabria e nel 20% circa di quelli di Piemonte, Umbria, Marche e Sicilia». La media nazionale supera l’85%.

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