Umbria, treni a rischio: altolà dei pendolari

Comitato sul piede di guerra di fronte all’ipotesi che circa 80 Intercity possano essere soppressi in tutta Italia

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Tempi duri per i pendolari italiani e umbri in particolare: la notizia – emersa su un quotidiano nazionale – che Trenitalia potrebbe sopprimere tutti gli Intecity ha fatto letteralmente sobbalzare sul ‘sedile’ i tanti che, ogni giorno, prendono il treno per raggiungere il proprio posto di lavoro.

Lo scenario A rischio ci sarebbero circa ottanta treni inseriti nel contratto di servizio sottoscritto da Trenitalia Spa e il ministero dei trasporti, scaduto il 31 dicembre 2014 e attualmente in regime di prorogatio. La società non avrebbe ancora incassato i corrispettivi dei servizi relativi al 2015. Così, se non si dovesse trovare un accordo in extremis, i treni potrebbero ‘saltare’.

«Ora basta» A denunciare la situazione, e le possibili conseguenze, è il coordinamento del Comitato di pendolari umbri: «Non bastano i disagi quotidiani, i ritardi, l’affollamento, l’aria condizionata non funzionante, le soppressioni, le linee interrotte da mesi e mesi – quella della Ferrovia Centrale Umbra – i lavori infiniti e chi più ne ha, più ne metta. Ora c’è anche il rischio che vengano cancellate tracce fondamentali lungo le direttrici Roma-Ancona, Perugia-Roma, Terni-Milano, Firenze-Roma, con gravi disagi per i tanti pendolari umbri e delle regioni confinanti».

La lettera Il comitato ha inviato una lettera ai presidenti delle Regioni Umbria, Toscana e Marche e agli assessori competenti, «per conoscere quali iniziative urgenti, visto anche il prossimo cambio orario di dicembre, intendano intraprendere per evitare le soppressioni e se pensino, eventualmente, di sopperire a tale situazione con l’istituzione di altre tipologie di servizi ferroviari». La nota è stata inviata anche alla Direzione generale per il trasporto e le infrastrutture ferroviarie del ministero. «Ora – concludono i pendolari – ci aspettiamo un’azione della Regione Umbria, da sole e con le altre Regioni, per tutelare il diritto alla mobilità dei propri cittadini».

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