Umbria, Via della seta: affari e pure fregature

Un artista internazionale con contatti in Cina. Alcune imprese eccellenti avvicinate. Ma finora è più fumo – e spese – che arrosto

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di F.T.

Sulla ‘via della seta’ non ci sono solo rose, fiori ed affari. Ma pure qualche ‘bidone’. A dirlo – raccontando una vicenda tanto intricata quanto curiosa – è un uomo di banca di origini toscane che da tempo risiede in Umbria. Racconta della Cina, di un noto artista in ambito musicale con la passione per gli affari, di businessmen con gli occhi a mandorla e di spazi di mercato che però, a conti fatti e dopo aver versato le somme richieste per promuovere alcune eccellenze italiche in Cina, sembrano puntualmente chiudersi. Tanto da far pensare male, e parecchio. Questo il racconto.

L’incontro

«Lo scorso luglio – spiega il bancario – da appassionato di musica, ho partecipato ad una interessante masterclass tenuta in Umbria da questo artista italiano di fama internazionale. Masterclass a cui hanno preso parte anche numerosi studenti cinesi del conservatorio di Pechino. Un bell’evento, non c’è che dire, con tante bellissime voci e la possibilità, appunto, di conoscere finalmente di persona questo personaggio, di cui mi era nota la fama».

Musica? No, affari

«Nel corso della masterclass questo importante artista mi ha avvicinato, abbiamo parlato un po’ e poi mi ha chiesto di incontrarci ‘in separata sede’ perché doveva parlarmi di una cosa. Speravo in cuor mio si trattasse di musica, invece il tema era un altro: affari Italia-Cina. In pratica mi ha detto che in ragione dei numerosi rapporti maturati e consolidati nel corso della sua carriera musicale, anche in Cina, con personalità del mondo economico e delle istituzioni, non ultima la moglie del presidente cinese, si era ritagliato un interessante ruolo di mediazione fra l’Italia e la Cina sul piano commerciale e della promozione di alcune eccellenze del nostro paese, del food & beverage ma non solo, con spazi economici di sicuro interesse. Perché lo ha detto a me? Perché sapeva che lavoro in banca e che ho contatti con varie imprese italiane».

Le condizioni e i primi dubbi

Una volta scambiati i biglietti da visita, le condizioni per accedere a questo business sono state esplicitate meglio, ma non del tutto. «In sostanza – racconta il bancario umbro-toscano – avrei dovuto contattare alcune imprese di assoluto livello che, in cambio di una spesa iniziale di 3 mila euro, avrebbero potuto promuovere le rispettive produzioni in Cina, tramite una video chat con la sala convegni di un hotel extra lusso di Pechino, abituale ritrovo di businessmen, diplomatici e imprenditori. Il guadagno sarebbe stato l’accesso ad un mercato sconfinato, gestito, per ciò che attiene una catena di supermercati luxury, da un altro uomo d’affari cinese di cui ci era stato fornito il contatto diretto. Un costo, i 3 mila euro iniziali per ciascuna azienda, che non è stato mai ben specificato ma solo ricondotto all’affito di questa sala conferenze per le video chat».

‘Picche’

A quel punto il bancario si è attivato contattando le prime due aziende: un produttore vitivinicolo della provincia di Siena, noto ed apprezzato in tutto il mondo, ed un produttore di olio dell’Umbria, anche lui di assoluta eccellenza. «Entrambi hanno partecipato a queste video chat in più di una occasione. Il risultato? Al di là che dopo i primi dubbi ho posto tutta una serie di domande ed il costo ‘di ingresso’ è sceso da 3 mila a 1.500 euro, con il passare del tempo al produttore vinicolo è stato detto che i prodotti spediti erano stati molto apprezzati ma che una delegazione cinese avrebbe voluto visitare l’azienda nel’aprile del 2020 prima di dare seguito a qualsiasi accordo commerciale. Al produttore umbro di olio extravergine d’oliva, invece, non è rimasta in mano neppure la promessa. Una volta inviati soldi e prodotti, infatti, il businessman cinese gli ha fatto presente che lo stesso artista, anni prima, aveva sottoscritto un accordo esclusivo fra un’altra impresa umbra e la sua parte di mercato gestita in Cina. Per questo l’olio non sarebbe potuto essere promosso, almeno in quell’ambito. Immaginatevi la delusione, per dirla ‘buona’».

Note stonate

Così dubbi e sospetti si sono insinuati con prepotenza nel bancario, ma pure nei partner a cui aveva prospettato – in buonafede – nuove opportunità sulla ‘via della seta’. Tanto che lo stesso, ha poi scritto alle altre imprese contattate in Italia, in vista del business, mettendole in guardia dai metodi e prendendo le distanze dal musicista ‘in affari’. «Una importante società che imbottiglia acqua minerale in Umbria – spiega il bancario – dopo la mia comunicazione, ha chiesto tutta una serie di informazioni tecniche ed anche la bozza di contratto che gli era stata prospettata dopo l’eventuale invio di ben 5 mila euro per le video conferenze in chat. Ad oggi non ha ricevuto alcuna risposta nonostante siano trascorsi almeno venti giorni ed il dubbio ormai è forte: non sarà che quelle cifre siano servite a sponsorizzare un qualche corso, concerto, evento dell’artista in Cina? A pensare male si fa peccato ma…».

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