Costo beni sanitari Usl 2 e spesa farmaceutica Vincoli ‘superati’, mirino su Regione

Terni – Maxi documento dell’azienda sanitaria sul 2021: tra i problemi principali l’annosa questione degli acquisti diretti. Non mancano le critiche

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di S.F.

Un maxi documento da 273 pagine per, in estrema sintesi, fare il punto su ciò che è accaduto nel 2021. Tecnicamente si chiama la relazione annuale sul performance ed è stato approvata giovedì dal direttore generale Massimo De Fino con una specifica delibera: si parla della Usl Umbria 2 ed in alcuni passaggi è interessante perché si fa il punto sul problema del costo dei beni sanitari, della spesa farmaceutica e dei vincoli non rispettati. Un guaio generale che coinvolge l’intero sistema regionale ed è proprio su Perugia che è puntato il mirino – magari è un’esagerazione, ma le indicazioni sono chiare – dell’azienda sanitaria locale.

LA USL 2 E LA RELAZIONE ANNUALE 2021 – TUTTI I NUMERI

L’obiettivo in ‘rosso’ ed i numeri

L’unico obiettivo totalmente non raggiunto

Gli obiettivi assegnati alla Usl Umbria 2 dalla direzione regionale per il 2021 erano trenta: in gran parte – almeno è quello che mette nero su bianco l’azienda con dati alla mano, che pubblichiamo integralmente sono stati raggiunti o parzialmente raggiunti. Solo uno è in rosso, vale a dire non raggiunto: è 20°, il ‘rispetto della programmazione regionale sui costi beni sanitari’. Per capire il perché basta riportare lo schema inserito nel documento: i tetti fissati erano rispettivamente di 35 milioni 478 mila euro per l’acquisto diretto di farmaci e 16 milioni 290 mila euro per i dispositivi medici. Risultato? All’ultimo invio di dati contabili si parla di 74,4 milioni e 31,8 milioni. Si è sforato un po’. Questo per ciò che concerne l’area funzionale degli ospedali. Per il resto va un po’ meglio (sanità digitale). Ma c’è anche altro. In generale viene puntualizzato che, in considerazione dell’emergenza pandemica, «nel realizzare le azioni dirette al raggiungimento di alcuni degli obiettivi assegnati si sono riscontrate notevoli criticità che hanno portato al non raggiungimento o al parziale raggiungimento dello stesso per cause oggettivamente non imputabili a questa direzione».

Massimo De Fino con Luca Coletto

La spesa farmaceutica al top

Il focus poi si sposta su uno specifico argomento, la spesa farmaceutica. Non l’unico dove c’è qualcosa da sistemare: «Il mancato rispetto – si legge nel documento – del tetto di spesa programmato per la spesa farmaceutica per acquisti diretti è un fenomeno generalizzato alla totalità delle regioni italiane. Si evidenzia per tutte le regioni la difficoltà oggettiva al rispetto del vincolo, ma va sottolineato che la nostra regione è ampiamente al di sopra del tetto della farmaceutica ‘acquisti diretti’ prevista come il 7,65% del Fsn (al netto dei gas medicinali) posizionandosi al primo posto, con una percentuale pari al 11,53% del Fsn». I problemi non mancano: «Non può essere dimenticato che una parte cospicua della spesa farmaceutica per acquisti diretti sfugge assolutamente al controllo delle aziende sanitarie erogatrici, essendo determinata dalle prescrizioni specialistiche delle aziende ospedaliere nell’ambito di piani terapeutici che non possono essere negati. Nello specifico tale spesa è in larga parte legata ai costi sostenuti per l’acquisto di farmaci antineoplastici ed immunomodulatori, di farmaci per le malattie degenerative, di farmaci per le malattie virali (Hiv, Hbv), di farmaci per la sclerosi multipla e la fibrosi polmonare».

De Fino con Pasquale Chiarelli

Le ‘critiche’

Interessante anche alcuni passaggi successivi. In gran parte tecnici ma, in linea di massima, comprensibili il giusto: «In riferimento al problema del superamento del vincolo per gli acquisti diretti imposto dalla Regione per il 2021 pari a 41.539.619 euro, è di tutta evidenza – la premessa – che il dato necessita di una attenta ed analitica lettura critica nell’ottica di una ottimizzazione dell’uso delle risorse e della sostenibilità del Ssr; è determinato essenzialmente dagli acquisti dei farmaci in classe A e classe H destinati alla distribuzione diretta e alla distribuzione in nome e per conto (Dpc). In particolare la spesa relativa ai farmaci erogati in distribuzione per conto acquistati dalla Asl e distribuiti dalle farmacie convenzionate, è in continuo aumento e sfugge completamente da ogni tentativo di controllo. Questo è dovuto al fatto che la Regione non ha mai voluto mettere a disposizione delle Asl un gestionale in grado di recuperare i dati di chi prescrive. Sembra che nel 2022 sarà messa a disposizione una piattaforma per monitorare sia la Dpc che la distribuzione diretta». Vedremo.

Le soluzioni proposte: mirino anche sugli ospedali

Sono undici gli input della Usl Umbria 2 per tentare di razionalizzare la spesa farmaceutica degli acquisti diretti. Il primo punto contiene un appunto rilevante – tempi italiani insomma – e coinvolge un lungo periodo: «Centralizzazione della logistica dei magazzini sia a livello regionale che aziendale, in discussione da ben quindici anni e non ancora concretizzata». Poi ancora focus su palazzo Donini: «Per le malattie rare, la Regione Umbria ha acquistato da tempo il sistema gestionale della Regione Veneto, all’avanguardia in questo tema; già dal 2009 il Veneto ha sviluppato la piattaforma per la gestione dei percorsi diagnostico terapeutici per le varie malattie rare. Risulta che la Regione Umbria ancora non lo ha mai messo in uso. Occorre far predisporre una specifica delibera regionale, oppure la nostra Asl deve provvedere in maniera autonoma». Inoltre per l’azienda sanitaria va assegnato «ai medici specialisti, sia nostri che delle aziende ospedaliere con cui stipulare specifici accordi, analogamente a come viene fatto per i medici di medicina generale, specifici obiettivi di spesa e di appropriatezza prescrittiva e legarli agli obiettivi aziendali (sui farmaci biologici e per i gruppi terapeutici a maggiore criticità)». Infine – tra quelli più rilevanti – un «nuovo sistema di compensazione tra le aziende sanitarie al fine di corresponsabilizzare, riguardo alla spesa farmaceutica (farmaci specialistici), anche le aziende
ospedaliere che costituiscono i maggiori responsabili del forte incremento di spesa».

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