Welfare, le proposte del ‘terzo settore’

Andrea Bernardoni: «Riconoscere il ruolo di inserimento lavorativo»

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«Maggiori investimenti, superamento delle gare di appalto per l’affidamento dei servizi e riconoscimento delle cooperative di inserimento lavorativo, quali soggetti attivi nelle politiche per il lavoro». Sono queste le tre proposte per il mondo del welfare, avanzate da Andrea Bernardoni, presidente di Legacoop Umbria, venerdì 27 febbraio, in occasione dell’incontro ‘Il contributo del terzo settore per un’economia sociale sostenibile, intelligente e inclusiva’, organizzato a Perugia dalla Regione e Forum terzo settore.

Il welfare «Sono idee – ha proseguito Bernardoni – che abbiamo condiviso come cooperazione sociale e associazionismo, un ambito che in Umbria interessa oltre 13 mila dipendenti e migliaia di volontari». Il welfare, che tra il 2001 e il 2011 «ha raddoppiato il numero degli occupati, è motore di sviluppo ed è per questo che dobbiamo stimolare gli investimenti».

Cooperative sociali Bernanrdoni, inoltre, crede che «gli appalti sulla vita di anziani, disabili e persone con problemi psichici, non debbano più essere fatti. Altre Regioni hanno percorso strade di questo tipo puntando su cooprogettazione e accreditamento di servizi sociali e sanitari. Va inoltre riconosciuto il fatto che le cooperative sociali sono i soggetti che meglio riescono a integrare i lavoratori svantaggiati. Inserimenti lavorativi che consentono notevoli risparmi alla pubblica amministrazione».

Passi in avanti Al convegno è intervenuto Gianfranco Chiacchieroni, presidente della II commissione consiliare dell’Umbria: «Siamo qui – ha detto Chiacchieroni – per mettere a punto misure di carattere economico. Vogliamo che questo settore, che interessa i servizi alla persona, possa fare un passo in avanti, anche dal punto di vista dell’occupazione e della redditività. Facendo leva sulle tante energie disponibili possiamo portare avanti al meglio la mission dell’assistenza e della coesione sociale».

La crisi Secondo Luca Ferrucci, docente del dipartimento di economia dell’Università degli studi di Perugia, «il terzo settore viene da una lunga e importante storia di associazionismo e cooperazione. Una parte di questo mondo ha sofferto molto la crisi e continua a soffrire. Soprattutto chi non è riuscito a operare nell’ambito del mercato concorrenziale ed è rimasto legato a una pubblica amministrazione sostanzialmente regionale». Ci sono nuove sfide che il terzo settore «deve saper raccogliere, come l’emergere di nuovi drammatici bisogni sociali, povertà, marginalità e flussi di immigrati. Occorre anche saper andare oltre i confini di questa regione». Un terzo settore solido, competitivo e forte «ha bisogno di emanciparsi dalla pubblica amministrazione. Processi di aggregazione del sistema non possono che rafforzare questa componente così importante dell’economia regionale».

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