Galleria dei veleni, prima sentenza

Terni, Alessandro Ridolfi – l’operaio intossicato all’interno del tunnel Tescino – vince la battaglia con l’Inail

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«Assolutamente incollocabile al lavoro». Colpa di quell’acqua mista a metalli pesanti – cromo esavalente, mercurio, piombo, rame e cadmio – che era piovuta addosso ad Alessandro Ridolfi nel marzo del 2009 mentre stava eseguendo alcuni lavori all’interno della galleria Tescino, proprio sotto la discarica ThyssenKrupp Ast di vocabolo Valle. Una pioggia ‘avvelenata’ che gli ha cambiato la vita, con pesanti conseguenze per la sua salute.

La galleria 'Tescino'

La galleria ‘Tescino’

Il tribunale Lo scorso 5 febbraio il giudice del lavoro di Arezzo ha riconosciuto in toto le ragioni di Alessandro Ridolfi nella causa da lui intentata nei confronti dell’Inail. L’istituto è stato condannato a liquidare l’assegno di incollocabilità al 43enne tecnico originario della Toscana, a partire dal 31 marzo 2014, «con arretrati ed interessi di legge dal dovuto al saldo». In pratica svariate migliaia di euro. Oltre a ciò l’Inail dovrà liquidare anche le spese legali e il costo della consulenza disposta dal tribunale, eseguita da un dirigente medico della Usl di Arezzo, decisiva ai fini della sentenza.

Le ferite

Le ferite

Ridolfi La prima dichiarazione di Alessandro Ridolfi è questa: «Si tratta di una sentenza unica, una cosa che nessuno aveva mai visto. Non ho mai visto rilasciare sta cosa per una causa di lavoro, lo ha detto anche l’Anmil, non era mai successo prima». La soddisfazione non è tanto per l’aspetto economico, «perché mi danno 250 euro al mese, più la pensione, ma per il fatto che è stato acclarato che questa è una patologia che rende incollocabili, rende un super invalido, questa la cosa la porteremo al processo e sarà il giudice a tenerne conto».

Mani rovinate

Mani rovinate

La sentenza Lo stesso giudice del lavoro definisce il caso di Ridolfi «davvero particolare. In data 18 marzo 2009 – scrive il giudice onorario Monica Nicito – il ricorrente subiva infortunio sul lavoro con un grado di inabilità del 20%. Come addetto alla gestione esplosivi della ditta Tecnis di Catania, sviluppava grave forma allergica per improprio contatto con cromo esavalente in misura superiore ai limiti consentiti. Tale patologia – prosegue il giudice – nel tempo si è aggravata poiché il ricorrente ha manifestato una poli sensibilizzazione a varie sostanze, metalliche, non metalliche e perfino ad allergeni alimentari. […] Il ricorrente vive in pratica chiuso in casa, contro la sua volontà, perennemente depresso per l’impossibilità di svolgere attività lavorative e di avere una normale vita di relazione».

Il processo penale In seguito alla sua denuncia, sfociata in un’indagine del sostituto procuratore Elisabetta Massini, sono finite nei guai tre persone: l’amministratore unico della Ternirieti Scarl – l’azienda per cui Ridolfi lavorava e che aveva acquisito dall’Anas l’appalto per la costruzione del tunnel -, il direttore di cantiere e il responsabile del servizio prevenzione e sicurezza. Il gip Simona Tordelli li ha rinviati tutti a giudizio per ‘lesioni colpose’, imputazione derubricata rispetto all’ipotesi dolosa formulata dalla procura.

Prescrizione Il processo inizierà il prossimo 24 marzo di fronte al tribunale di Terni in composizione monocratica. Ma sull’intero procedimento incombe l’ipotesi – più che realistica – della prescrizione. I fatti contestati risalgono infatti al 2009 e per il reato in questione, la prescrizione è di sette anni e mezzo, con scadenza dei termini prevista per settembre 2016. Difficile che la sentenza possa arrivare entro quella data. La vera partita si giocherà, probabilmente, in sede civile, con il legale di Alessandro Ridolfi – l’avvocato Roberto Alboni di Arezzo – pronto a dare battaglia.

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