La corte di Cassazione ha deciso: l’unico colpevole per l’omicidio di Meredith Kercher è Rudy Guede, il 28enne ivoriano già condannato a 16 anni di reclusione. Per la Suprema corte, Amanda Knox e Raffaele Sollecito con quel grave fatto di sangue non c’entrano nulla. La quinta sezione penale ha accolto le richieste dei legali difensori dei due imputati che avevano chiesto l’annullamento delle condanne emesse il 30 gennaio 2014 dalla corte d’assise d’appello di Firenze. Amanda Knox è stata solo condannata ad una pena lieve per le calunnie nei confronti di Patrick Lumumba.
Amanda torna? A dirlo è stato l’avvocato Carlo Dalla Vedova, uno dei legali della giovane americana: «Amanda Knox ha sempre voluto tornare a Perugia, già dopo la prima assoluzione avrebbe voluto. Anche se non ne abbiamo ancora parlato è sicuramente un’ipotesi possibile». In relazione, invece, ad una possibile richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione, l’avvocato dice che «non abbiamo ancora affrontato l’argomento, ma è evidente che Amanda ha scontato un anno di ingiusta detenzione. Valuteremo quindi la possibilita».
Giulia Bongiorno che insieme Luca Maori difende Raffaele Sollecito parla di «giorno importantissimo per Raffaele Sollecito e per chi crede fortemente nella giustizia. Questo ragazzo è stato per quattro anni in carcere, ha affrontato tutti i gradi di giudizio a testa alta, con il massimo rispetto per le istituzioni. La sentenza era costellata di errori e questa di oggi ci dà totalmente ragione».
Condannato L’unica persona condannata, in via definitiva, per il fatto di sangue di via della Pergola è Rudy Guede, 28enne ivoriano che sta scontando a Viterbo i sedici anni di carcere inflitti in secondo grado con le modalità del rito abbreviato e confermati dalla Suprema Corte nel dicembre del 2010 per omicidio in concorso e violenza sessuale.
Amanda e Raffaele Amanda Knox (27) e Raffaele Sollecito (30) erano stati condannati il 30 gennaio 2014, rispettivamente a 28 anni e sei mesi e 25 anni di reclusione dalla corte d’assise d’appello di Firenze. Un giudizio, quello di secondo grado, giunto al termine di un percorso giudiziario a dir poco accidentato, con la condanna in primo grado del 5 dicembre 2009, ribaltata quasi due anni più tardi dalla corte d’assise d’appello di Perugia, a sua volta smentita dalla Cassazione che nel marzo del 2013 aveva annullato le sentenze e rinviato il processo davanti ai giudici fiorentini.
Destini diversi Dopo le pene inflitte da quest’ultimi, i legali di Amanda Knox e Raffaele Sollecito hanno presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento delle sentenze di condanna. Nell’udienza di mercoledì, il procuratore generale Mario Pinelli aveva invece chiesto la conferma di entrambe le condanne, se si eccettua un piccolo ‘sconto’ di tre mesi ciascuno per la prescrizione del reato-satellite legato al possesso del coltello. Un punto di vista smentito dai giudici della quinta sezione penale della Cassazione.
La storia La notte del 1° novembre del 2007 Meredith Kercher, studentessa inglese, viene uccisa nella sua camera da letto dell’appartamento di via della Pergola, a Perugia, nella quale vive insieme ad altre tre ragazze. L’hanno accoltellata alla gola. Una delle sue coinquiline è la statunitense Amanda Knox. Proprio la Knox, insieme al fidanzato Raffaele Sollecito, chiama i soccorsi la mattina del due novembre.
L’arresto Il 6 novembre, Amanda Knox, Raffaele Sollecito e Patrick Diya Lumumba vengono accusati dell’omicidio. Tutti e tre si dichiarano innocenti. Vegono arrestati.
Il Dna Sulla lama di un coltello trovato in casa di Raffaele Sollecito vengono individuate tracce del Dna di Meredith Kercher, mentre sul manico compare quello di Amanda Knox. Su un cuscino che era sotto il corpo di Meredith, invece, la scientifica trova un’impronta di Rudy Guede, un giovane ivoriano che ha lasciato Perugia subito dopo l’omicidio. Verrà trovato in Germania e ricondotto a Perugia.
Le accuse Secondo i pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi, che il 19 giugno del 2008 chiudono le indagini, Meredith Kercher è stata uccisa da Amanda, mentre Raffaele e Rudy la tenevano ferma. A settembre Guede chiede il rito abbreviato e viene condannato a trent’anni di reclusione. Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono riviati a giudizio.
Il processo Il 16 gennaio 2009 inizia il processo alla Corte d’assise di Perugia. Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, violenza sessuale e furto. Il 4 dicembre la prima sentenza: vengono rispettivamente condannati a 26 e 25 anni di carcere. I pubblici ministeri Giuliano Mignini e Manuela Comodi avevano chiesto l’ergastolo.
L’appello Il 24 novembre del 2010 si apre il processo di appello. La battaglia tra i periti ed i legali è drammatica. Il 3 ottobre 2011 viene tutto ribaltato: Amanda Knox e Raffaele Sollecito vengono assolti. Amanda Knox parte subito per gli Stati Uniti con la famiglia. Il 4 febbraio 2012 la procura generale presso il tribunale di Perugia e la famiglia presentano i ricorsi in Cassazione contro l’assoluzione.
La Cassazione Il 25 marzo del 2013 viene annullata, con rinvio, la sentenza di assoluzione in appello a Perugia e si stabilisce che il processo dovrà essere ricelebrato a Firenze.
Appello-bis Il 30 settembre 2013 il nuovo processo di appello inizia al tribunale di Firenze. I due, ormai ex fidanzati, sono lontani: Amanda è a Seattle e anche Raffaele si trova all’estero.
La sentenza Amanda Knox e Raffaele Sollecito, il 30 gennaio del 2014, vengono nuovamente condannati – a 28 anni e sei mesi di reclusione lei, a 25 lui. Sei anni, due mesi e 11 giorni dopo, la storia può considerarsi conclua. Almeno sotto il profilo giudiziario.