di F.L.
Se volessero avrebbero i numeri per fondare una squadra di calcio. Con giocatori di genere ed età diverse – dagli 8 ai 30 anni -, ma tra i quali l’affiatamento non mancherebbe di certo, visto che sono tutti fratelli. È davvero speciale la famiglia Aquino di Perugia: 11 figli nati da papà Vincenzo e mamma Sarah, rispettivamente 58 e 52 anni, che in 32 di matrimonio hanno deciso di fare una scelta di vita e di cuore, oltre che di fede. Sicuramente controccorrente, oggi ancora di più – statistiche in mano – rispetto al passato.
La storia
In Umbria, nel 2018, la popolazione è diminuita di oltre 2.600 unità rispetto all’anno precedente, le culle sono sempre più vuote (i nati sono stati poco meno di 5.800, 300 in meno del 2017), mentre il numero medio di componenti per famiglia – 386 mila circa i nuclei in totale – si ferma a 2,3 unità. Gli Aquino invece rappresentano quel migliaio di famiglie (dai tre figli in più) iscritto in tutta la regione all’Associazione nazionale famiglie numerose, di cui lo stesso Vincenzo è referente regionale. È proprio lui a spiegare come si vive in 13. «Di certo da noi non ci si annoia mai – racconta -, è sempre una festa, tra compleanni, esami, lauree, onomastici e matrimoni, ogni occasione è buona per riunirci. Io e mia moglie abbiamo sentito questa chiamata, diventare una famiglia, abbiamo capito che ogni figlio avrebbe rappresentato una forza e una ricchezza e non abbiamo mai detto ‘no’, lasciando sempre la porta aperta». È nata così quella che Vincenzo definisce «un’azienda familiare», dove tutti collaborano alla gestione quotidiana della casa e abbandonano ogni pretesa. «Una scuola di vita e d’educazione, dove si è più responsabili e autonomi e si ha una marcia in più» continua Aquino.
L’appello alle istituzioni
Miriam (30 anni), Francesco (28), Lorenzo (27), Stefano (26), Margherita (24), Benedetta (22), Giovanni (19), Paolo (16), Anna (14), Michele (11) e Davide (8) sono gli 11 ‘fuoriclasse’ di questa squadra, dove in 22 anni, in media, è arrivato un figlio ogni 2 anni. «Ne è valsa la pena e lo rifarei anche oggi, vincendo ogni paura, legata soprattutto all’aspetto economico. Qualche rinuncia e sacrificio sono necessari, però tutto ritorna in termini di gioie e soddisfazioni». Non è semplice quando c’è un solo stipendio – quello di operatore socio-sanitario di Vincenzo -, eppure a casa Aquino «non è mai mancato nulla». «Ci organizziamo e ci adattiamo – continua Aquino -, io dico sempre che ‘non abbiamo niente ma abbiamo tutto’, la provvidenza ci aiuta. Riusciamo anche ad andare in vacanza». Importante è l’aiuto reciproco con le altre famiglie numerose. «Abbiamo una rete sul web in cui c’è una sorta di cerco&trovo, ci scambiamo mobili, passeggini, auto, tutto quello che può servire. Negozi e aziende ci riconoscono anche sconti con la nostra tessera associativa». Convenzioni e aiuti che arrivano laddove non lo fa la politica.
Istituzioni assenti, qualcosa sta cambiando in Umbria
«Le famiglie numerose sono messe da parte – accusa Aquino -, trascurate dalle istituzioni. In Umbria la legge sulla famiglia del 2005, approvata grazie alla nostra iniziativa popolare, è stata completamente disattesa. Non sono state mai investite risorse per attuarla, c’è qualche bonus una tantum ma mancano politiche strutturali, come per i nidi e i trasporti, che incentivino la natalità, oggi una vera emergenza. Non occorrono solo soldi, ma anche servizi, azioni concrete e coraggiose. Qualcosa sembra muoversi grazie al progetto nazionale Comuni amici della famiglia, al quale da un paio d’anni ha aderito l’amministrazione di Perugia e che ora coinvolgerà anche Terni, Orvieto, San Gemini e Acquasparta, consentendo di mettere in atto una serie di iniziative a favore delle famiglie. Ad oggi sono 17 i Comuni umbri che hanno aderito, diventando ‘family friendly’».
L’altra testimonianza
«Ci sono famiglie numerose di 8, 10, 11 figli in tutta l’Umbria, in media ne hanno 4,5, e tante altre vorrebbero averli» spiega Aquino, che con la moglie non detiene il ‘record’ regionale, visto che ad Orvieto c’è una famiglia che ne ha addirittura 14. Nella città della Rupe è invece Alessio Marini il referente dell’Associazione, 45 anni e sei figli tra i 20 e i 7 anni nati dal matrimonio con Chiara (Davide Maria, Francesco, Marco, Maria Stella, Daniele e Annachiara). «Non mi sento ‘superman’, siamo persone normali – spiega Marini -. Ho avuto 10 minuti di stordimento ogni volta che mia moglie mi ha annunciato di essere incinta, già dal primo figlio. Ma siamo una coppia aperta alla vita». Ci sono state diverse difficoltà da superare, come i rischi mano a mano crescenti per i bimbi di contrarre una malattia emolitica grave durante la gravidanza, ma anche economiche. «La sesta figlia è arrivata in un momento drammatico della vita lavorativa, quando nel 2012 l’alluvione ha distrutto la mia azienda nel settore del movimento terra. Eravamo senza casa e senza lavoro, con quattro banche che chiamavano due volte al giorno. Ma ci siamo buttati nella preghiera arrendevole e abbiamo superato tutto. Fino ad oggi non ci sono mai mancati il pane, i vestiti o un’auto. A chi dice ‘non posso fare figli per ragioni economiche’ rispondo che la vita di una persona non è pianificabile, le incognite – conclude Marini – non le puoi mai programmare a tavolino».