«L’interdittiva antimafia in questione è connotata, sotto il profilo giuridico, dal cosiddetto ‘eccesso di zelo amministrativistico’ ed è stata già impugnata attraverso uno specifico ricorso di fronte alla prefettura di Terni. La mia assistita, che ha già ampiamente pagato per pregresse vicende penali, non vive di certo con i proventi della criminalità, ma con quelli del proprio lavoro, e non è socialmente pericolosa. Siamo ben lontani da contesti ‘mafiosi’, direi anzi che con questa vicenda, le ‘mafie’ non c’entrano proprio nulla». A parlare è l’avvocato Alessio Pressi del Foro di Terni che assiste il bar di Terni e la sua titolare, raggiunti nei giorni scorsi dal provvedimento – il primo di questo tipo emesso sul territorio provinciale – deciso dalla prefettura.
«Provvedimento contro cui abbiamo già presentato il ricorso per vizio dell’iter procedimentale – ribadisce il legale -. In questa sede è doveroso chiarire che la mia assistia, la titolare dell’esercizio, ha subito in passato una condanna a due anni e due mesi di reclusione per detenzione di droga a fini di spaccio. E’ stata sottoposta agli arresti domiciliari lavorativi, rispettando tutti gli obblighi previsti, e allo stato non risultano carichi pendenti nei suoi confronti».
La ‘pietra angolare’ dell’interdittiva antimafia è, secondo l’avvocato Pressi, la misura di prevenzione (ai sensi della legge 159 del 2011) che ha fatto seguito ai procedimenti penali pregressi e che, oltre all’obbligo di permanenza notturna, ha qualificato la titolare come ‘socialmente pericolosa’. «Ci siamo opposti con tutti gli strumenti a disposizione alla misura di prevenzione, appena sette giorni fa ne abbiamo chiesto la revoca. Mai la mia assistita ha riportato condanne connesse alla criminalità organizzata, vive regolarmente del proprio lavoro come le stesse dichiarazioni dimostrano, gli episodi di spaccio di droga avvenuti in passato sono stati tutti rubricati come di ‘lieve entità’. Nulla è riconducibile a mafie e fenomeni simili. Per questo, quanto deciso e che rischia anche di portare alla revoca della licenza di somministrazione da parte del Comune di Terni, è a nostro giudizio sproporzionato. Punitivo oltre ogni misura».
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