Alla scoperta dell’antica Tuscia: la necropoli etrusca di Castel d’Asso Viterbo

Un luogo che consente a chi lo esplora di immergersi nel tempo e nello spazio, con il suo fascino immutato nei secoli

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di ‘Montagne Misteriose’

Abbiamo deciso di spostarci fuori regione e di descrivere una necropoli etrusca che riteniamo essere fra le più belle. Il tufo intagliato e scavato, la natura rigogliosa permettono a questo luogo ed a chi lo esplora di immergersi nel tempo e nello spazio; nel confine tra il surreale ed il reale. Immutata nei secoli questa necropoli conserva il suo fascino mistico.

Per capire gli etruschi, come qualunque altro popolo arcaico, bisogna rinunciare al nostro modo di pensare illuministico-razionale per adottare una visione mistico-simbolica. Gli Etruschi (in etrusco: , Rasna o , Raśna) sono stati un popolo dell’Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un’area denominata Etruria, corrispondente all’incirca alla Toscana, all’Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale. Sull’origine e la provenienza degli Etruschi è fiorita una notevole letteratura, non solo storica e archeologica. Le notizie che ci provengono da fonti storiche, a partire dal V secolo a.C., ovvero cinquecento anni dopo le prime manifestazioni in Italia della civiltà etrusca.

Nell’antichità furono elaborate diverse tesi, riassumibili in tre filoni principali: il primo che sostiene la provenienza orientale dal Mar Egeo, Tessaglia in Grecia o Lidia in Anatolia, riportata da Ellanico di Lesbo ed Erodoto, storici greci vissuti nel V secolo a.C.; il secondo che sostiene l’autoctonia degli Etruschi elaborata dallo storico greco Dionigi di Alicarnasso vissuto nel I secolo a.C., e il terzo che sostiene la provenienza settentrionale elaborata sulla base di un passo di Tito Livio che mette in collegamento gli Etruschi con le popolazioni alpine, in particolare i Reti.

È ormai accertata l’identificazione di Castel d’Asso con l’antica Axia citata da Cicerone nell’orazione Pro Caecina. La città, già esistente in epoca arcaica, come dimostra il rinvenimento di alcune terrecotte architettoniche databili al 550-530 a. C. La città fiorì soprattutto a partire dal IV secolo a. C., come centro minore del territorio tarquiniese. Nel III a. C. viene sottomessa, come tutta l’area, al dominio romano, ma, grazie alla sua posizione tra la via Clodia e la via Cassia, continua a godere di una certa prosperità.

Dalla prima età imperiale inizia il declino, fino all’abbandono del sito nella tarda antichità, per poi essere di nuovo abitata nell’alto Medioevo. Lungo il fianco Nord della vallata di fronte al castello medievale è concentrato un considerevole numero di tombe a facciata su tre ordini; la necropoli fu in uso dalla seconda metà del IV fino alla metà del II secolo a. C. Tra le più note la Tomba Grande, così chiamata per le sue ampie proporzioni e celebre per le eccezionali tre porte di accesso; con un tetto esternamente scolpito a tegole sul vano di sottofacciata, la tomba Orioli, del tipo a semidado con vano di sottofacciata, databile tra la metà del III secolo a. C. e la metà del II secolo a. C. o la tomba dei Tetnie, una famiglia nota a Vulci.


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