«Intervenga la fondazione Carit». A lanciare l’appello sull’istituto ‘Briccialdi’ di Terni è la Flc Cgil, che parla di una «situazione che continua ad essere insostenibile, di precarietà amministrativa e finanziaria».
Gli stipendi
Il sindacato fa presente che «l’istituto è punto di riferimento culturale non solo per la città di Terni, come dimostra una rilevante fetta di utenza extra cittadina e in aumento, finora è riuscito ad assicurare il servizio solo grazie all’impegno profuso dagli insegnanti, malgrado l’insufficiente considerazione ricevuta dalla proprietà. Ancora stiamo aspettando il pagamento degli stipendi degli ultimi mesi, quello delle attività didattiche aggiuntive e i contributi sociali relativi all’anno 2017».
I debiti pregressi e la proposta
La Flc Cgil sottolinea poi che «il passaggio della proprietà dell’istituto allo Stato, calendarizzato dallo scorso governo nazionale, è ancora nei piani di Roma, come testimonia la conferma delle risorse destinate a tale operazione. Il problema è però tutto aperto sul presente dell’istituto, che deve trovare il modo di far fronte ai debiti pregressi». C’è infine la proposta: «Il Briccialdi è un’eccellenza da difendere e ben venga la statizzazione, che ci auguriamo avvenga quanto prima. Nella fase transitoria, tuttavia, occorre necessariamente far fronte alle criticità economiche di quello che è un bene prezioso per l’intera comunità. Pertanto, a difesa di un’eccellenza culturale e formativa come questa, chiediamo l’intervento della fondazione Carit».
La risposta di Letizia Pellegrini e Marco Gatti: «Informazioni false. Ecco la verità»

Martedì mattina arriva la risposta del presidente e del direttore del ‘Briccialdi’: «Fermo restando il nostro vivo apprezzamento per la paziente disponibilità dei docenti dell’istituto nell’affrontare la notoria situazione di precarietà finanziaria assicurando con costanza il loro lavoro, nondimeno precisiamo che è assai improprio affermare che ‘solo grazie all’impegno degli insegnanti’ si è riusciti ad assicurare il servizio. Piuttosto si è trattato di un impegno condiviso anche dal personale amministrativo e dall’impegno costante e circostanziato sia del direttore sul versante didattico-organizzativo, sia dal presidente che – coadiuvato dal consiglio di amministrazione – ha governato le scarse risorse in modo da garantire il pagamento degli stipendi, curando parallelamente il reperimento delle risorse e monitorando da presso l’iter della statalizzazione. È formulata in modo ambiguo l’affermazione secondo cui si sta ancora ‘aspettando il pagamento degli stipendi degli ultimi mesi’, che lascerebbe intendere mesi senza stipendio: dal mese di marzo ad oggi è stato regolarmente corrisposto lo stipendio mensile, con due mesi di disallineamento poiché – per un ritardo sui tempi previsti dei trasferimenti ministeriali – non è stato possibile corrispondere per intero lo stipendio di dicembre e tredicesima del 2017 (saldati a marzo 2018), e gli stipendi di gennaio e febbraio 2018, ancora disallineati. Del tutto falsa è l’affermazione per cui si stiano aspettando ‘i contributi sociali relativi all’anno 2017’. In verità, dall’insediamento della nuova presidenza – ovvero da aprile 2017 – è ripreso il regolare pagamento degli stipendi al lordo dei contributi. La parte contributiva e fiscale dei mesi di gennaio – marzo 2017 è parte del debito erariale che l’istituto ha già in parte rateizzato, che sarà interamente soggetta a piano di rientro al momento della statalizzazione. Troviamo del tutto improprio evocare un intervento della fondazione Carit come transizione verso la statalizzazione. Attualmente i rapporti tra l’istituto e la fondazione sono improntati a piena collaborazione, in cordialità, lealtà e trasparenza reciproche, entro le quali la fondazione sostiene ampiamente le attività dell’istituto e l’incremento della sua dotazione (ne è testimonianza da ultimo il calendario delle master-class appena varato, interamente coperto dalla fondazione stessa). Come è noto, l’attuale regolamentazione delle fondazioni bancarie non consente la copertura di stipendi, spese correnti e risanamento dei debiti. Ne deriva che la sollecitazione alla fondazione è fuori luogo. Noi preferiamo riconoscere con gratitudine le notevoli aperture che la fondazione ha avuto nei confronti dell’Istituto, con un ammontare di trasferimenti che copre capitoli sensibili del bilancio. Preso atto della intempestività che ha qualificato, nel corso del 2018, l’intervento del Miur rispetto al previsto avvio della statalizzazione, l’Istituto sta affrontando in questi giorni una battaglia campale, a livello politico e amministrativo nazionale, per reperire le risorse necessarie ad assicurare i rimanenti stipendi del 2018 e pianificare efficacemente l’abbattimento del debito ereditato. In un frangente tanto arduo e delicato, ribadiamo senza tema di smentita che – in stretta e fattiva collaborazione con l’amministrazione comunale – si sta tentando quotidianamente tutto il possibile: per la statalizzazione dell’istituto e per la tutela dei diritti dei dipendenti e dei collaboratori. Si tratta di un lavoro in gran parte invisibile ad occhio nudo, ma di cui come sempre siamo disponibili a render conto puntualmente. Speriamo – concludono – di poter presto giungere a un punto fermo positivo in merito, onde avviare in serenità un anno accademico che vede, peraltro, uno straordinario incremento dei nostri iscritti»