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Home » Covid: «Assicurare la presenza scolastica agli studenti negativi»

Covid: «Assicurare la presenza scolastica agli studenti negativi»

di Francesca Torricelli
29 Dicembre 2021
in Ambiente e salute, Coronavirus, Cultura, In evidenza, Opinioni
Tempo di lettura: 4 minuti di lettura
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di Martina Leonardi
vicepresidente del comitato ‘A scuola Umbria’

In relazione agli accadimenti degli ultimi giorni che si sono riversati, ancora una volta, sulla pelle dei cittadini umbri, abbiamo inviato una nuova Pec alla Regione che segue quelle del 13 e del 21 dicembre, alle quali non abbiamo ancora ricevuto risposta. La situazione di caos che si è creata negli ultimi giorni non ci risulta nuova: il taglio degli operatori destinati al tracciamento, nonché degli orari degli stessi drive hanno mandato in tilt l’intero sistema, noi lo avevamo denunciato già i primi di dicembre.

Duole sentire che la presidente Tesei parla di fake news in merito a questo, ma noi genitori, che dallo scorso anno, ci rechiamo presso i drive per i tamponi scolastici, abbiamo potuto verificare con i nostri occhi che i drive sono stati depotenziati, per poi essere ripristinati in maniera parziale, solo in questi giorni. A fronte di questa situazione, esprimiamo preoccupazione per il rientro a scuola a gennaio: non è accettabile pensare a prolungamenti delle vacanze o a ipotesi di screening ai sani (quando è saltato il tracciamento ai sintomatici). Ci teniamo a ricordare alla Regione, ma anche a tutti gli amministratori locali, che la sentenza n. 37/2021 della Corte costituzionale stabilisce che, in emergenza – se si è in emergenza – compete all’autorità dello Stato, e non alle singole Regioni, tenere le fila in materia di profilassi internazionale.

Il Consiglio di Stato, nei mesi scorsi, ha dichiarato illegittimi i provvedimenti governativi di chiusura ‘preventiva’ delle scuole effettuati durante lo scorso anno scolastico. Provvedimenti presi con una situazione epidemiologica relativamente tranquilla e comunque peggiore di quella attuale e in assenza della copertura vaccinale oramai presente, oggi, per tutto il personale scolastico e per gran parte della popolazione. Ricordiamo anche che il DL 111 del 6 agosto 2021, normando la possibilità di chiusure scolastiche, delimita tale eventualità solo alla zona rossa e solo, riprendendo la sentenza del Consiglio di Stato sopracitata, ove vi siano comprovate esigenze epidemiologiche non su tutta la popolazione generale ma sulla popolazione scolastica: in sintesi la scuola può chiudere solo in presenza di cluster scolastici e non per un generico ‘aumento dei contagi’. Il legislatore sottolinea che tale provvedimento debba essere preso solo quando altri provvedimenti non hanno avuto effetti: ancora, la scuola deve essere l’ultima attività a chiudere. Abbiamo già, in riferimento a questo, esempi negativi dei nostri sindaci umbri: ad Amelia in virtù dell’aumento dei contagi, la prima a chiudere è stata la scuola.

In merito a questo, vorremmo dire e ribadire, ai sindaci che chiudere la scuola non è la scelta più semplice: sul piano degli studi scientifici, sappiamo ormai che la scuola è uno degli ultimi setting di contagio, stante la rigidità dei protocolli previsti al suo interno, e che la contagiosità si attesta su percentuali che gravitano intorno al 2% della popolazione scolastica. La stessa comunità scientifica, peraltro, è ormai concorde sui gravissimi danni causati dalla chiusura delle scuole e dalla didattica a distanza sulla salute di bambini/e e ragazzi/e sul piano psicologico, sociale, cognitivo, relazionale: per i bambini e le bambine, le ragazze ed i ragazzi la scuola è salute, e continuare a privare i minori di questa fondamentale esperienza di crescita a causa anche di continue quarantene ‘precauzionali’ (laddove all’estero non hanno chiuso quasi mai, neanche in piena emergenza) sta alimentando il loro disagio, testimoniato da un peggioramento dei dati riguardanti il loro equilibrio psicofisico: i dati della Società italiana di pediatria (Sip) dicono che sono aumentati del 147% gli accessi per ‘ideazione suicidaria’, seguiti da depressione (+115%) e disturbi della condotta alimentare (+78.4%). Queste evidenze stanno distruggendo intere famiglie e comunità. È per questo che la ‘Rete nazionale scuola in presenza’ e il comitato ‘A scuola Umbria’ diffidano sin d’ora il Governo e gli Enti locali da qualunque provvedimento che limiti il diritto alla scuola in presenza dei minori.

Fatte queste doverose premesse ci auguriamo quindi che: sia ripristinato pienamente il tracciamento sia in termini di orari che di personale preposto; sia ripristinato a partire dal 7 gennaio il protocollo vigente o al massimo quello del 13 ottobre che assicurava la presenza scolastica; che qualunque screening di massa sulla popolazione scolastica sia effettuato solo prima del rientro a scuola in modo da lasciar liberi i negativi di recarsi in classe; che in virtù dei dati provenienti da una delle massime esperte americane di malattia infettiva, Monica Ghandi, non sia utilizzata la variante Omicron al fine di legittimare la chiusura delle scuole. Le analisi, infatti, suggeriscono un rischio ridotto di ospedalizzazione tra gli individui infetti da Omicron rispetto agli individui non infetti da Omicron nello stesso periodo di tempo. In Italia il dato è confermato dal professore Zuccotti, pediatra del Sacco di Milano che confermava nullo il rischio di malattia grave (terapie intensive) nei bambini anche in relazione alla Omicron.

Con la speranza che la Regione apra le porte della sua rocca e si apra ad un confronto sereno e costruttivo con noi, genitori, insegnanti e studenti al fine di garantire il diritto allo studio, ma anche di evitare il più possibile che i nostri giovani siano vittime inconsapevoli della cattiva gestione pandemica. I nostri politici, governatori, amministratori hanno sulle loro coscienze i numerosi bambini, le numerose bambine, i ragazzi e le ragazze per i quali l’isolamento ha determinato disagi mentali, pensieri suicidi e altro. Come scrive L’Espresso è nostro dovere etico e morale aprire gli occhi su questo e riscrivere un futuro degno per i nostri figli e le nostre che nella pandemia, sono i grandi dimenticati della storia. Più poveri, più soli, rimossi, isolati e dimenticati: davvero vogliamo imporre loro, una nuova chiusura?

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