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Home » Ferentillo: «Quel dipinto prezioso ma un po’ dimenticato»

Ferentillo: «Quel dipinto prezioso ma un po’ dimenticato»

di Fabio Toni
25 Novembre 2024
in Cultura
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Un prezioso dipinto un po’ dimenticato, non da tutti. Parliamo della ‘Madonna del Carmelo’ nella chiesa della Misericordia (o del Gonfalone) a Ferentillo, nel borgo di Precetto, recentemente restaurata ma ancora chiusa.

«Ci siamo occupati spesso di queste opere d’arte di grande ricchezza spirituale – afferma lo storico ferentillese Carlo Favetti – e se alcune di esse sono state recuperate o restaurate, altre, anche se di minore valore, non possono rimanere nel dimenticatoio. Sta a noi il compito di segnalare e portare a conoscenza alcune di queste emergenze». Quella della ‘Madonna del Carmelo’ – prosegue Favetti – «è una tela di forma rettangolare di modeste dimensioni e raffigura nel registro superiore la Beata Vergine, incoronata da due angeli in volo, che tiene con il braccio sinistro il bambino Gesù vestito con una tunichetta tra nuvole e teste cherubiche. Mentre con il braccio destro porge lo scapolare ai personaggi sottostanti. Nel registro inferiore – continua lo storico ferentillese – disposti a sinistra e destra, in ginocchio, santi della devozione popolare dell’Ordine dei francescani e carmelitani. In primo piano, al centro tra due santi, un angelo che estrae dalle fiamme del purgatorio alcune anime che mostrano, appeso al collo, lo scapolare: simbolo della loro salvezza e redenzione. Sul lato sinistro in basso, sotto ai due santi carmelitani, un cartiglio dov’è riportato lo Juspatronato della famiglia Raspini di Precetto della seconda metà del XVII secolo di scuola Marattesca. È doveroso tracciare una sintesi di questo artista marchigiano che ebbe la sua fortuna non solo nella capitale. Carlo Maratta o Maratti – spiega Favetti – nasce a San Germano di Camerano il 15 maggio del 1625 e morirà 15 dicembre del 1713. Fu non solo pittore ma anche restauratore. Maratta fu una figura centrale della pittura romana e italiana della seconda metà del XVII secolo. Impronta la sua produzione artistica sull’arte del XVI secolo. Nel periodo del neoclassicismo il suo stile fu assai criticato e non ebbe molto successo. Solo in età moderna sarà riscoperto e valorizzato. La pittura romana tra il ‘600/’700 era dominante tra il classicismo e il barocco. Maratta riuscì a convergere le due opposte tendenze iniziando dal classicismo di Raffaello. A Roma si formò alla bottega di Andrea Sacchi sugli esempi di Giovanni Lanfranco e Guercino, contrapponendo ad Annibale Carracci, Guido Reni e Domenichino. Il dipinto situato alla Misericordia o Gonfalone di Precetto – aggiunge – rappresenta una delle testimonianze più singolari della presenza dei Padri Dottrinari di Roma (dottrina della fede) che qui ebbero un collegio di formazione per laici e religiosi incoraggiati dalla presenza della famiglia Cybo. Non è da dimenticare che Odoardo Cybo patriarca di Costantinopoli e Conte di Ferentillo, benefico e ampliò la chiesa. Anche l’interno di questo edificio religioso, tanto caro ai principi di Umbriano e Precetto che qui ebbero il loro altare, mostra stile barocco non solo per l’architettonico, ma anche con fregi dato dagli stucchi del più chiaro e puro stile barocco. Nell’insieme, il dipinto del Carmelo va ad associarsi ad altre opere coeve di altri autori marchigiani della medesima scuola – conclude Carlo Favetti – che qui hanno lavorato, presenti non solo nella chiesa di Santo Stefano come il Martirio di Santo Stefano di Giuseppe Rosi e lo stendardo processionale di Nicola Amici, ma anche nella chiesa di Sant’Antonio presso la frazione di Monterivoso tele di Francesco Barla e lo stesso Nicola Amici».

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