Un lavoro certo in Italia, un datore che da mesi è pronto ad accoglierla, lo stesso lei – che è giapponese – costretta ad attendere la burocrazia per poter cambiare vita, un’attesa snervante per tutti e che, stando alla segnalazione, dipende da problemi di natura informatica. Da un ‘bug’. Anche se la vita insegna che quando c’è la volontà, salvo rare eccezioni, le cose si fanno e prendono il corso che gli si vuole dare.
La pesante situazione di impasse riguarda Terni – ma il tema è nazionale – e una famiglia pronta ad accogliere una donna proveniente dal Sol Levante. A pochi passi dalla conclusione dell’iter che le avrebbe consentito di giungere in Italia, i tanto attesi codici OTI che vengono comunicati al datore di lavoro per chiudere la procedura, non sono mai stati inviati. Nonostante il cittadino ternano li abbia chiesti a più riprese. Così la richiesta è stata respinta e l’iter – salvo ravvedimenti dei ministeri competenti – rischia di ripartire da zero. Ovvero mesi e mesi persi per un ‘incidente’ informatico.
A causa del mancato invio del codice OTI – «a noi risulta una casistica tutta ‘italiana’: c’è chi lo riceve, chi non lo riceve come noi e chi riceve la Pec ma senza codici», spiega il cittadino ternano – la richiesta di nulla osta è stata rigettata dalla prefettura di Terni il 23 maggio e, in conseguenza di ciò, il 3 giugno l’ambasciata italiana a Tokyo ha rifiutato il visto per la lavoratrice. Il problema – che coinvolge persone e vite – sarebbe tutto informatico: «Dopo essermi personalmente recato all’ufficio immigrazione della prefettura di Terni nei tempi utili, denunciato il fatto più volte e aperto vari ticket all’help desk sul portale Ali come da procedura – prosegue il datore di lavoro ‘in attesa’ -, sono stato informato che questo problema viene riscontrato con molta frequenza e le pratiche vengono archiviate automaticamente dal sistema del ministero degli Affari Esteri dopo sette giorni dall’invio della ‘presunta Pec’. Mi risulta che il numero delle pratiche rifiutate e dei reclami si stia accumulando da settimane».
«Come mi è stato riferito direttamente dalla prefettura di Terni – prosegue – essendo le pratiche gestite automaticamente dai sistemi del ministero degli Esteri, la prefettura stessa non ha alcun modo di intervenire tecnicamente o telematicamente sulla pratica, per tanto sono impossibilitati ad aiutarci. Ho personalmente contattato anche il responsabile rilascio visti dell’ambasciata Italiana a Tokyo, informandolo del problema, e mi è stato risposto che loro non hanno alcun modo di intervenire con l’applicativo che si interfaccia con il ministero e che devono attenersi a quello. Questo malfunzionamento o ‘bug’ di un sistema peraltro nuovo, del 2025, e quindi di fatto attualmente ancora in rodaggio, sta danneggiando il sottoscritto, una lavoratrice ed i nostri diritti, sia sotto il profilo morale che economico». La richiesta è soltanto una: «Che l’iter venga sbloccato e il problema tecnico superato. Ciò che sta accadendo è assurdo».