L’esposizione ‘La danza del tempo’ di Otello Giuseppe Pagano verrà inaugurata, alla presenza dell’artista, sabato 4 febbraio alle 16.30 alla ‘Di.Di Art Gallery’ di Terni e rimarrà aperta fino al 5 marzo. L’evento coincide con l’inaugurazione della dalleria ‘Di.Di Art’ ed è il primo appuntamento di mostre che la galleria proporrà.
Le opere che Pagano espone in questa nuova personale rappresentano il punto di arrivo di una ricerca avviata da poco più di un decennio, in cui l’interesse si è concentrato programmaticamente sull’indagine dello spazio e del tempo, attraverso ‘viaggi’ tra passato, presente e futuro. In questi ‘viaggi’ non mancano opere a rappresentazione della figura femminile, una delle muse ispiratrici dell’artista. Inoltre Pagano vuole rappresentare un viaggio spazio temporale che evidenzierà portando un suo progetto del 2012.
Otello Giuseppe Pagano è nato a Torino nel 1964 e si è formato artisticamente frequentando le scuole d’arte della sua città. Ha sviluppato la sua creatività assorbendo e frequentando realtà di diverse città italiane ed europee, dove ha vissuto e lavorato, tra le quali Roma, Catania, Amsterdam e Creta. Oggi Pagano è un pittore concettuale e poliedrico, ha all’attivo numerose collettive e personali, nonché collaborazioni con musicisti, compositori, attori e registi di teatro per la realizzazione di diversi progetti internazionali, in quanto fermamente convinto dell’interazione fra più arti. Recensito da diversi critici e storici anche su riviste del settore, annuari d’arte contemporanea e quotidiani, oggi vive e lavora a Parma. Ha ricevuto diversi riconoscimenti e premi per l’alto valore artistico e creatività. Le sue opere fanno parte di numerose collezioni private e sono inoltre in permanenza in diverse istituzioni e musei.
Le Paralimpiadi Artista conosciuto a livello internazionale, Pagano ha portato l’arte italiana anche alle Paralimpiadi di Rio 2016. In quell’occasione ha partecipato a ‘Casa Italia’ con il suo progetto ‘I Signori del Tempo – Rio 2016’ esponendo opere dedicate agli atleti italiani paralimpici protagonisti delle Paralimpiadi, affermando che «l’arte è lo strumento più idoneo a tradurre l’impossibile in realtà e attraverso l’azione di questi campioni ne abbiamo certezza».