di Giovanni Cardarello
Non c’è pace per gli automobilisti italiani e, tutto sommato, anche per gli assessori con delega al bilancio dei Comuni italiani. Parliamo, nello specifico, di quanto accaduto in ordine alle multe comminate tramite Misuratore di velocità, il popolare ma non amato autovelox. Autovelox che dal 19 aprile 2024 è al centro di una grande diatriba legale e finanziaria a causa di un pronunciamento della Corte di Cassazione che, con l’ordinanza 10505 del 19 aprile 2024 (spesso citata anche come del 18 aprile 2024 in alcuni riferimenti), ha determinato un impatto significativo sulla validità delle multe rilevate dagli autovelox presenti in Italia.
Il punto chiave della sentenza è che per la legittimità delle sanzioni è necessaria l’omologazione dell’autovelox, e non è sufficiente la mera approvazione. La differenza tra omologazione e approvazione è che il primo è un processo rigoroso che certifica la conformità tecnica e funzionale dello strumento agli standard richiesti dalla legge. Il secondo è un procedimento meno stringente che non richiede la comparazione dello strumento con caratteristiche ritenute fondamentali per la sua funzionalità.
In sostanza la prima garantisce la precisione tecnica e affidabilità giuridica, la seconda no. Tanto è vero che dall’aprile del 2024 si sono avuti migliaia di ricorsi per le multe comminate attraverso gli autovelox approvati ma non omologati. Talmente tante che il Governo aveva emesso un decreto, poi sospeso per approfondimenti. Ma in attesa degli approfondimenti di rito, il caos continua a dilagare tra ricorsi, contro ricorsi e mancate omologazioni.
Caos al quale contribuisce, ancora una volta, la Corte di Cassazione che con due distinte ordinanze, emesse dalla stessa sezione ma da relatori diversi, aggiunge elementi alla diatriba. Un’ordinanza, la 13997/2025 pubblicata il 30 maggio 2025, che genera una certa confusione e ambiguità. Da un lato, ribadisce che la mancanza di omologazione degli autovelox rende le multe annullabili. Al tempo stesso intima che l’automobilista può ottenere l’annullamento solo se in parallelo presenta una querela per falso nei confronti dell’ufficiale che firma il verbale.
L’ordinanza precedente, la 13996/2025, così come l’ordinanza gemella, la 1332 del 14 maggio e la sentenza 10365/2025 della V sezione penale della Suprema Corte, confermano l’obbligo di omologazione MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) per le apparecchiature autovelox, aprendo anche la possibilità di reati come la frode ma solo per i fornitori in caso di utilizzo di apparecchiature non idonee. Ma in questo caso senza pretendere la querela per falso.
Morale della favola le multe comminate dagli autovelox, se emesse da dispositivi non omologati, possono essere annullate ma per richiedere l’annullamento, l’automobilista deve allegare la querela per frode. Un caos al quale si può ovviare in un solo modo: «Spegniamo tutto», come dice provocatoriamente a ‘Il Corriere della Sera‘ Giordano Biserni, presidente dell’associazione Amici della polizia stradale (Asaps). «Non si può aspettare che i comandanti della Stradale o della Municipale vengano condannati perché da 33 anni manca un decreto ministeriale – sottolinea Biserni -. Alle volte mi viene il dubbio che in Italia alla fine non si vogliano i controlli sulla velocità». Velocità che, ricordiamo, solo nello scorso week-end ha prodotto 37 vittime sulle strade italiane, record negativo del 2025.