Dirigenti medici, universitari, imprenditori e rappresentanti del settore farmaceutico. Per un totale di trentasei persone indagate, con due arresti – uno di quali eseguito in Umbria, quello dell’imprenditrice Paola Gagliardini – e altre nove misure cautelari scattate in sette regioni. Si tratta dell’operazione ‘Conquibus’, condotta dai carabinieri del Nas di Parma e legata alla corruzione sulla vendita dei farmaci. Sette le aziende – fra cui note imprese farmaceutiche – coinvolte in attività illecite.
L’operazione
Le aziende coinvolte sono sette e l’accusa – su richiesta della procura di Parma – per gli arrestati è corruzione e truffa. Complessivamente l’operazione ha coinvolto oltre 200 carabinieri in nove regioni, con sequestro di 335 mila euro. Eseguite quaranta perquisizioni presso le abitazioni dei professionisti e le sedi delle aziende coinvolte. A carico degli indagati ci sono le accuse di induzione indebita a dare o promettere utilità , comparaggio farmaceutico, abuso d’ufficio, falso ideologico e truffa aggravata. Oltre all’Umbria l’operazione interessa Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Liguria Friuli-Venezia Giulia e Lazio.
Ai domiciliari
Gli arresti riguardano il professor Franco Aversa, direttore della struttura complessa di ematologia e del centro trapianti midollo osseo dell’azienda ospedaliera di Parma, e l’imprenditrice di Perugia Paola Gagliardini, titolare del CSC Centro Servizi Congressuali. Quest’ultima, secondo gli inquirenti, avrebbe funto da raccordo fra il luminare delle staminali e le imprese farmaceutiche.
Sponsorizzazioni
Nel mirino degli inquirenti ci sono finite sponsorizzazione per congressi e simposi chieste alle aziende farmaceutiche con la promessa di utilizzare questo o quel farmaco, concorsi pilotati e attività professionali non autorizzate. Secondo Nas e procura di Parma, Aversa e Gagliardini avrebbero rappresentato il vertice di un gruppo che assicurava favori alle aziende finite sotto la lente – ad esempio buoni ‘report’ per alcuni farmaci -, in cambio di sponsorizzazioni e contributi economici. Con tanto di liste dei ‘buoni’ e dei ‘cattivi’ in base alle imprese che avevano inteso contribuire (ergo ‘collaborare’) o meno. Fra gli indagati, undici sono professori o dirigenti dell’università di Parma.