dei consiglieri regionali Enrico Melasecche, Donatella Tesei (Lega Umbria), Eleonora Pace, Paola Agabiti, Matteo Giambartolomei (Fratelli d’Italia), Laura Pernazza, Andrea Romizi (Forza Italia) e Nilo Arcudi (Tesei Presidente-Umbria Civica)
Non vogliamo entrare nel merito della vicenda giudiziaria che riguarda Sandro Pasquali. Il sindaco di Passignano sul Trasimeno, candidato alla segreteria regionale del Pd, è stato rinviato a giudizio dalla Corte di Appello di Perugia con l’accusa di truffa aggravata in relazione a presunti contributi previdenziali percepiti indebitamente a seguito dell’assunzione nel gruppo consiliare regionale del Partito Democratico. Sarà la magistratura a fare piena luce, come è giusto che sia. Resta però un fatto politico che non può essere ignorato. Pasquali venne assunto nel gruppo regionale del Pd, nella scorsa legislatura, sotto la responsabilità diretta di Tommaso Bori, che all’epoca era capogruppo e quindi suo datore di lavoro, oltre che mentore politico. Una struttura ristretta, poche persone da coordinare, scelte che dovevano essere ponderate con trasparenza e rigore. E invece proprio da quella gestione emerge ora una vicenda opaca, che solleva interrogativi sulla legittimità di alcune decisioni.
Il dubbio è quindi legittimo: con quali criteri e con quale visione, Tommaso Bori, oggi assessore regionale al bilancio e al personale, sta gestendo settori tanto cruciali quanto delicati? E su quali basi si fondano le sue decisioni operative? Se già nella guida di un ristretto gruppo consiliare sono emerse falle così gravi, cosa possiamo aspettarci ora che ha in mano leve ben più complesse e strategiche per il funzionamento dell’intera macchina regionale? In realtà dopo la disastrosa gestione della stangata fiscale basata su disavanzi inesistenti nei conti della sanità, un’idea ce la siamo già fatta. Presenteremo un’interrogazione in Aula per fare chiarezza su quanto
accaduto.
Poi aggiungono c’è l’aspetto umano e politico. Il Bori che oggi tace è lo stesso che fino a ieri non esitava a puntare il dito con la consueta arroganza contro chiunque non fosse allineato ai suoi standard etici e morali, improvvisandosi giudice e censore pubblico. Ma quando la questione lo riguarda da vicino, allora è tutta un’altra storia. Noi non facciamo processi, non siamo tribunali. Quello lo ha fatto e continua a farlo proprio chi ora si nasconde in un tragico silenzio. Ma in politica il silenzio è una scelta. Nel frattempo il Partito Democratico umbro si avvicina a un congresso regionale in un clima sempre più dilaniato da faide interne, tensioni e lotte di potere giocate su più fronti e senza esclusione di colpi. Se questo è il ‘nuovo corso’, allora somiglia terribilmente al peggiore passato.
Il sindaco di Passignano sul Trasimeno Sandro Pasquali rinviato a giudizio per truffa