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Home » Territori e riequilibrio: «Area Terni – Spoleto – Valnerina un unicum»

Territori e riequilibrio: «Area Terni – Spoleto – Valnerina un unicum»

di Simone Francioli
29 Gennaio 2021
in Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di Thomas De Luca, consigliere regionale M5S
Lettera inviata ai sindaci sul riequilbrio territoriale

Thomas De Luca

Egregi sindaci,
Terni, Spoleto, la Valnerina, l’Orvietano, il Narnese e l’Amerino unite in una sola provincia.

Oggi è il momento delle scelte coraggiose che antepongono gli interessi degli umbri alle logiche politiche e partitiche. So bene che questo tema per anni ha alimentato un dibattito che ha condotto ogni iniziativa ad un vicolo cieco, nonostante il comune sentire dei cittadini di comunità gemelle separate anni fa da un tratto di penna sulla cartina geografica. Sono tanti i motivi storici, culturali, geografici che fanno dell’area della Valnerina-Terni-Spoleto un unicum. Non sono serviti i confini provinciali a scalfire l’ethnos umbro, l’arcaica identità dei popoli della Nera e della Velzna etrusca.

Non di rado mi chiedo, in una sorta di rappresentazione ucronica, quale futuro alternativo avrebbe avuto la Regione Umbria se nel XX secolo l’unicità culturale, artistica, ambientale ed il dinamismo produttivo dei nostri territori avessero aperto le loro porte verso Roma, dando vita ad una visione integrata di sviluppo. Uno scenario scomodo e pauroso per qualcuno, che per futili motivi campanilistici ha ostacolato tale integrazione. Un’istanza che oggi, seppur in ritardo, non è più prorogabile.

Non mi riferisco ad una questione astratta ed ideale, ma ad un divario concreto, visibile nelle politiche regionali che vedono l’Umbria meridionale in un rapporto di 1 a 10 nella gestione delle risorse, a fronte di una proporzione demografica di 1 a 3. Divario ancor più marcato all’interno della stessa provincia con i territori orvietani sistematicamente soggiogati da una marginalità politica nelle risorse e nella governance. Per questo motivo la necessità di un riequilibrio territoriale sta diventando una vera e propria vertenza istituzionale, improcrastinabile per il futuro dell’intera regione.

Il dislivello all’interno dell’Umbria nella qualità dei servizi, l’arretratezza delle infrastrutture, la presenza di strutture sanitarie obsolete (le più vecchie dell’Umbria), un tessuto produttivo che fatica a rendersi indipendente dalla monocoltura della grande industria, senza aver mai concretamente attuato una verticalizzazione delle filiere produttive dell’acciaio, e l’assenza di una strategia di sviluppo complessivo, stanno definendo un’entità regionale a se stante che rischia di zavorrare il destino dell’intera Umbria.

Non a caso la definizione ‘Umbria meridionale’ sta entrando a far parte del vocabolario regionale. Proprio da qui nasce il desiderio di scrivere un appello a tutti voi Sindaci perché nelle vostre mani, c’è l’opportunità di scrivere una pagina di storia. Ora più che mai è necessario superare le scelte e gli accordi stipulati per soddisfare alcune oligarchie o apparati di partito. Non bastano più le dichiarazioni di intenti, è necessario un nuovo approccio politico, soprattutto in questo momento di incertezza determinata dalla pandemia. L’Umbria intera ha bisogno di un nuovo rinascimento che parta dai territori rimasti più indietro. Le strette di mano e le dichiarazioni astratte non bastano più. È fondamentale marciare uniti sulla base di obiettivi condivisi e di accordi specifici di collaborazione sui punti strategici.

Tra questi quello di una nuova provincia dove Terni, Spoleto, l’Orvietano, il Narnese e l’Amerino abbiano pari dignità e insieme sappiano individuare le priorità di sviluppo da perseguire e da portare unitamente ai tavoli: regionali, nazionali ed europei. Solo raggiungendo la massa critica necessaria ed attuando azioni di rappresentanza corale, possiamo sperare di invertire il trend della decadenza che ad oggi pare travolgere l’Umbria meridionale in modo inesorabile.

In conclusione tengo davvero a sottolineare la viva speranza che questa lettera aperta venga accolta dai destinatari e serva da stimolo, non solo all’apertura di un dibattito di fatto già in essere, ma soprattutto si traduca nello sviluppo di azioni concrete senza celare l’assenza dietro a un silenzio che su questo tema, sempre più cittadini non riescono a comprendere.

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