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Home » Terni, beni culturali: «Salvare patrimonio»

Terni, beni culturali: «Salvare patrimonio»

di Simone Francioli
30 Maggio 2018
in Cultura, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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di Giuseppe Rogari
presidente dell’Associazione culturale Astrolabio di Collescipoli

Nel 1987 la nostra Associazione segnalò alla pubblica opinione il grave stato di abbandono del patrimonio storico e artistico della bassa Umbria, fatto sottolineato anche da Federico Zeri, uno dei migliori storici dell’arte italiani. Per modificare questa incredibile situazione di degrado, avanzammo al Ministero per i Beni Culturali alcune richieste, sia finanziarie che amministrative, tra cui l’apertura a Terni di una sede distaccata della Soprintendenza.

Ci fu una mobilitazione, con prese di posizione da parte di deputati, consiglieri provinciali e comunali, ma non si ottenne nulla. A causa di questa mancata decisione il ternano ha accusato un forte gap qualitativo rispetto al perugino, sia per la mancanza di controlli sotto il punto di vista architettonico e paesistico, sia per l’assenza di investimenti. Quanto di buono invece si è fatto si deve al forte impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Terni e Narni e di qualche funzionario del ministero dei Beni Culturali.

In questi ultimi anni il quadro della tutela dei nostri beni culturali è ulteriormente peggiorato. Abbiamo pertanto fatto un punto della situazione per verificare sul campo lo stato di abbandono di molti beni culturali. Molti monumenti e opere d’arte rischiano la scomparsa. Ben trenta edifici di culto sono inagibili o parzialmente inutilizzabili per effetto dei danni dell’ultimo sisma. Grave è la situazione a Santa Maria delle Grazie, San Girolamo, Madonna del Piano a Narni, Madonna del Colle a Stroncone, la chiesa del cimitero di Sangemini, chiesa di Sant’Urbano, gli affreschi delle volte di Santa Maria Maggiore e San Nicolò a Collescipoli, di Santa Maria delle Grazie a Terni di Sant’Agostino a Narni.

L’emergenza più grave è rappresentata dalla chiesa di San Nicola a Monterivoso di Ferentillo dove preziosissimi affreschi rischiano la scomparsa. La chiesa è priva delle coperture dal oltre 25 anni e la caduta degli affreschi secenteschi ha fatto emergere un ciclo pittorico che va dal ‘300 al ‘500. Un unicum che rischia di sparire per sempre se non si interverrà con celerità. Come collettività abbiamo il dovere di preservare per i posteri le opere d’arte – tele, mobili, arredi di oreficeria, per non parlare di interi cicli di affreschi – che inesorabilmente scompariranno per sempre, cancellando la nostra storia. La giustificazione della mancanza di interventi è la scarsità di risorse e la vastità del nostro patrimonio artistico. In realtà c’è l’assenza di una volontà politica, spesso si pensa ad iniziative effimere, con costi importanti, trascurando il recupero. Un esempio per tutti: una mostra itinerante di opere del ‘300 con un costo di ben 500 mila euro, cifra con la quale si sarebbero salvate decine di opere d’arte.

Il dibattito dei politici si è focalizzato su due ‘non monumenti’ quali la fontana di piazza Tacito, con i mosaici ‘rifatti’ nel secondo dopoguerra e ciò che rimane del teatro Verdi. Il resto può scomparire, non interessa. In vista delle prossime elezioni amministrative, i programmi dei partiti politici non citano mai né il patrimonio artistico e storico, né quello paesaggistico, segno del più totale disinteresse per questi problemi dei nostri politici e aspiranti tali.

Bisogna riportare al centro dei programmi delle istituzioni (Soprintendenza, Fondazione Carit, Comuni, Regione) il recupero e la valorizzazione di questo patrimonio, che rischia di andare perduto. Un intervento diffuso sui beni culturali in pericolo consentirebbe anche di creare posti di lavoro qualificati sul territorio. Proponiamo anche il ricorso all’utilizzo di giovani con il servizio civile, adeguatamente formati, per aprire tanti monumenti chiusi per il pericolo dei furti di opere d’arte. La nostra Associazione lancia un appello affinché venga istituito un ‘piano Marshall’ per i beni culturali del nostro territorio, creando opportunità di lavoro per i giovani in un momento così difficile per la nostra città e i territori limitrofi.

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