Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri è stato ospite giovedì pomeriggio dell’associazione Terni Domani, rappresentata dal presidente Antonio Giannini, per presentare al PalaSì il suo libro ‘Una Cosa sola – Come le mafie si sono integrate al potere’, scritto insieme ad Antonio Nicaso. Gratteri e Nicaso sono stati intervistati dal caporedattore della Tgr Umbria, Luca Ginetto.
«Le mafie – ha detto il magistrato – sono contemporanee, sono il prodotto della società e si adattano e si modellano in base al contesto. Si basano sul consenso popolare, senza sarebbero un altro tipo di criminalità, non mafie. Il ‘rito del caffè’ è quello con cui il mafioso, che va al bar, misura il proprio consenso: in base a quanti gli offrono il caffè, come, con quanto ‘trasporto’. Le mafie esistono semplicemente perché ci interagiamo».
«Come si insediano le mafie in un territorio? Succede che con i proventi della droga, della cocaina, chi arriva su un territorio acquisti un ristorante, un bar, un albergo. Questo è il punto di partenza, l’approdo. Poi magari apro anche un’impresa edile con lavoratori in nero e sottopagati, mi radico, conquisto consenso e faccio votare chi dico io. E la mafia non è di destra né di sinistra: sta con chi garantisce favori».
«Oggi – ha proseguito il procuratore di Napoli – il punto più avanzato delle mafie è rappresentato dal darkweb. Dove posso accedere con un qualsiasi telefonino, comprare persone, armi, droga. Un grande supermercato dove trovo tutto ciò che c’è di illecito. Posso anche acquistare dati sensibili di persone potenti, ricche, importanti. E metterli a disposizione di chi li usa per il proprio tornaconto. Posso acquistare fiumi di cocaina in modo molto semplice».
Un ‘gancio’, il darkweb, con l’attualità italiana: «Il Ministro della Giustizia Nordio dice che bisogna ridurre le intercettazioni telefoniche, che costano troppo, e che bisogna tornare ai pedinamenti. Ma se io oggi, con un semplice smartphone, posso comprare 2 mila chili di cocaina, mi dite chi devo pedinare?».
«Il Ministro Nordio – ha aggiunto Gratteri – minaccia procedimenti disciplinari nei confronti dei magistrati che criticano l’azione del Governo. Io, che faccio questo lavoro dal 1986 e lavoro 12 ore al giorno per colpire le mafie, non resto zitto. Il silenzio è complicità. Le intercettazioni costano 170 milioni di euro l’anno? Ma cosa sono per lo Stato quando si riescono ad arrestare centinaia di persone con sequestri di milioni di beni che possono essere venduti all’asta? Ad un hacker del Ministero della Giustizia, ora collaboratore di giustizia, abbiamo sequestrato 42 milioni di BitCoin, poi trasformati in euro. Dire che le intercettazioni sono un costo è una balla».