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Home » Città della Pieve: «No alle biomasse»

Città della Pieve: «No alle biomasse»

di Lucina Paternesi
5 Novembre 2017
in Ambiente e salute, Attualità, Dal territorio, Economia, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Città della Pieve

Città della Pieve

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Si chiude un capitolo ed ecco che se ne apre subito un altro. La nuova battaglia, per gli ambientalisti, è ora quella contro la centrale a biomasse che dovrebbe essere realizzata a San Donnino, Città della Pieve.

La vicenda Nelle scorse settimane è stata approvata, con procedura abilitativa semplificata, la costruzione di un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili biomasse da 199 kWe dopo aver incassato i pareri favorevoli di Regione, Usl, Arpa e Vigili del fuoco. Sul piede di guerra sono scesi subito i comitati, in particolare quello di Fabro che già a suo tempo si era opposto contro la realizzazione di un impianto simile ed aveva già fatto ricorso al Tar e al Consiglio di stato. L’azienda che ha fatto richiesta del permesso a costruire è la Tecnologie Ambientali di Rimini, «il cui titolare – spiegano dal comitato ecologista Il Riccio – secondo quanto si apprende dalla stampa risulta indagato per truffa dalla procura di Grosseto ed è stato condannato in primo grado dal tribunale di Livorno per smaltimento illecito».

Le preoccupazioni, circa la futura centrale, non mancano, nonostante le rassicurazioni del primo cittadino Fausto Scricciolo. In particolare il comitato, che ha anche lanciato una petizione online sulla piattaforma Avaaz.org, si chiede se siano state prese in considerazione tutte le variabili del caso, dal momento che la normativa prevede che negli impianti a biomassa possano essere bruciati anche rifiuti plastici, cuoio conciato, pneumatici e rifiuti urbani. Non solo, l’area in cui dovrebbe sorgere l’impianto rappresenta un importante sito d’interesse archeologico: solo qualche tempo fa, a poche centinaia di metri, è stata ritrovata una tomba etrusca che potrebbe significare la presenza di un’intera necropoli, tutta ancora da scoprire.

La petizione Trattandosi poi di combustione, «qualsiasi tipo arreca danni all’ambiente e alla salute – spiegano nella petizione – seppur in minima parte, sia aumentando la Co2 che aumentando l’inquinamento dell’aria. Dire che una centrale che può bruciare 6mila chili al giorno di massa sia uguale ad un caminetto, è fuorviante». A temperature elevate – che secondo gli studi dell’Isde, Medici per l’ambiente, possono arrivare fino a 800 °C – gli impianti liberano fumi con molte sostanze inorganiche che volatilizzano per poi ricombinarsi sotto forma di polveri sottili ovvero di particolato.

Colin Firth con la moglie Livia Giuggiol

Particolato ultrafine «Circa l’80% delle polveri emesse da una centrale a biomasse sarebbero polveri ultrafini  – si legge in uno studio Isde – con conseguente elevato rischio sanitario non calcolabile. Tutto il mondo scientifico indipendente che non ha interessi diretti nella promozione di queste centrali afferma da tempo che non è possibile filtrare in alcun modo le polveri al di sotto del PM2,5 e nessun istituto scientifico e di controllo riconosciuto (Ispra, Arpa, Cnr) ha potuto mai smentire tale affermazione». Una vera e propria beffa per chi, in Umbria, è alla ricerca del cuore verde d’Italia, come l’attore premio Oscar Colin Firth, da poco divenuto cittadino italiano e che a Città della Pieve è spesso di casa. 

I timori Mancherebbero, poi, studi di rischio rispetto a possibili incidenti, chiarezza rispetto ai controlli sui conferimenti e, infine «non è chiaro come la centrale sia in grado di bruciare solo materie silvestri senza rischiare lo spegnimento dell’impianto, dal momento che solitamente questo tipo di centrali necessitano anche di materie plastiche per mantenere la temperatura».

Nessuna partecipazione Su tutto, poi, a infastidire ancor di più i cittadini è la mancanza della consultazione popolare prima del rilascio delle autorizzazioni. «Queste decisioni si prendono coinvolgendo la cittadinanza – spiega Laura Margottini, giornalista de Il Fatto quotidiano e presidente del comitato – perché quando si va a chiedere i voti si chiede la fiducia mentre quando si devono approvare questo tipo di impianti lo si fa alle spalle dei cittadini». Chi controllerà, una volta realizzato l’impianto, cosa ci brucerà dentro? E i livelli di inquinamento dell’aria? Ad acuire, maggiormente, la situazione ci sono anche le minacce di morte rivolte ad alcuni cittadini del comitato No biomasse di Fabro, per cui è già stata fatta denuncia alle autorità competenti.

Il sindaco Ma l’amministrazione rassicura: «Verrà prodotta energia elettrica attraverso la combustione degli scarti delle potature, il cui approvvigionamento avverrà esclusivamente in via locale». Non ci saranno rischi, dunque, secondo il comune, anche perché l’autorizzazione concessa riguarda esclusivamente questo tipo di combustibile e non potrà essere variata in corso d’opera. Nel frattempo, dopo che l’argomento è stato trattato durante un incontro pubblico, il sindaco ha promesso che ci sarà modo di spiegare il progetto ai cittadini. Intanto, però, ha annunciato una querela dopo uno scambio su Facebook con la presidente del comitato No centrale a biomasse di Fabro, Laura Margottini.

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