Fabro, stop biomasse: la centrale non si fa

Il Comune fa marcia indietro e annulla i permessi: esulta il comitato dei cittadini

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La centrale a biomasse a Fabro non si farà. L’annuncio, trionfale, lo fa il comitato dei cittadini che, da tempo, aveva ingaggiato una battaglia contro la sua realizzazione.

L’annuncio «L’autorizzazione per una centrale a biomasse di 200 Kw rilasciata il 20 febbraio 2015 dal Comune di Fabro, senza previa consultazione con la popolazione come invece previsto da direttive europee e leggi dello Stato – dice Laura Margottini a nome del comitato – è stata definitivamente annullata, grazie ad una massiccia mobilitazione di cittadini contrari alla centrale. Questa battaglia l’abbiamo vinta. Abbiamo dimostrato che quando i cittadini si uniscono e fanno sentire la loro voce non c’è affare né accordo politico che tenga. Che sia di monito alle amministrazioni e alla Regione stessa per il futuro: la volontà popolare va rispettata».

L’ORDINANZA CHE REVOCA L’AUTORIZZAZIONE

Il futuro Ovviamente, dicono dal comitato, «non sappiamo ancora quali azioni l’azienda a cui era stata concessa l’autorizzazione potrebbe intraprendere (ha 60 giorni di tempo per presentare eventuale ricorso al Tar; ndr), e neanche se ripresenterà una nuova richiesta. Per questo riteniamo che sia fondamentale approvare atti normativi comunali simili a quello votato all’unanimità dalla giunta del Comune di Arrone. Atto che prevede che una centrale a biomasse non possa essere costruita a meno di 5 chilometri dalla prima casa, per ovvie ragioni connesse alla protezione della salute dei cittadini».

La proposta Il comitato, al proposito, fa sapere di aver «presentato l’atto ai comuni circostanti di Fabro, Ficulle, Monteleone e Montegabbione già da qualche settimana. Ci auguriamo che venga quanto prima presentato nei rispettivi Comuni, così da essere adottato nel più breve tempo possibile e rendere il nostro bellissimo territorio più forte rispetto ad eventuali speculazioni. Speculazioni che prolificano nel mercato drogato dagli incentivi statali erogati per certi impianti come quelli a biomasse sotto i 200 Kw, impianti che comportano rischi potenziali per la salute, le aziende ricettive già presenti sul territorio, l’ambiente, e tutto ciò a fronte di nessun beneficio, se non quello per l’imprenditore stesso».

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