Assisi, Papa Francesco: «No all’indifferenza»

Il Santo Padre torna in Umbria per ‘Sete di Pace’: «Desideriamo che uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia»

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sete di pace Assisi Papa FrancescoÈ il giorno del ritorno di Papa Francesco ad Assisi. In occasione della terza giornata dell‘incontro internazionale ‘Sete di pace: religioni e culture in dialogo’, organizzato a 30 anni dalla storica giornata di preghiera per la pace voluta da San Giovanni Paolo II, il Papa sarà nella città umbra per circa otto ore: l’atterraggio nel campo sportivo ‘Migaghelli’ di Santa Maria degli Angeli c’è stato alle 11.30. UmbriaOn seguirà in diretta la giornata.

PAPA FRANCESCO ARRIVA AL SACRO CONVENTO, VIDEO

Papa Francesco è stato accolto da Monsignor Domenico Sorrentino, Arcivescovo-Vescovo di Assisi–Nocera Umbra– Gualdo Tadino, dalla presidente della Regione Catiuscia Marini, dal prefetto di Perugia Raffaele Cannizzaro e dal sindaco di Assisi Stefania Proietti.

sete-di-pace-assisi-0920-wa0005IL ‘POPOLO DELLA PACE’, LE TESTIMONIANZE: VIDEO

Al Sancro Convento è stato accolto – l’arrivo alle 11.36 – dal custode Padre Mauro Gambetti, dal Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, dall’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, dal Patriarca Siro-Ortodosso di Antiochia Efrem II, dal Capo supremo dei Tendai (Giappone), da un rappresentante musulmano e da uno dell’Ebraismo. Il programma completo della visita.

PARLANO RICCARDO DI SEGNI E UNA FAMIGLIA DI PROFUGHI SIRIANI, VIDEO

sete-di-pace-assisi-0920-wa0009Di Segni Il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, parla di una «lunga storia dietro questi incontri ed è importante che si prosegui: si deve però ottenere qualcosa di buono e di utile, senza sprofondare nella retorica del ‘volemose bene’. Nel 2011 ero presente all’incontro con Benedetto XVI, i contesti sono numerosi e differenti: si cammina non tanto insieme, ma con ritmi diversi a seconda della situazione. La preghiera – ha concluso – ha senso se accompagnata dai fatti, altrimenti rischia di diventare retorica e bestemmia».

LA GIORNATA DI PAPA FRANCESCO AD ASSISI, GALLERY

«Regni la pace» Ad Assisi anche una famiglia di profughi siriani giunti in Italia pochi mesi fa e ospiti del centro di accoglienza Auxilium di Castelnuovo di Porto: «Per noi – spiegano – è un grande giorno, perché unisce tutte le religioni e il messaggio arriverà in tutto il mondo: la pace deve regnare».

LA TESTIMONIANZA DI KEVORK ISTANBULIAN, ARMENO NATO E CRESCIUTO AD ALEPPO (SIRIA), UNO DEI RIFUGIATI CHE HA PRANZATO CON PAPA FRANCESCO

sete-della-pace-assisi2323Pace e morti «Una giornata memorabile – una testimonianza – che ci riporta indietro di trent’anni. Il confronto, il dialogo e lo scambiarsi l’amore di Dio si concretizza in tutto questo, stare in mezzo a tante religioni». C’è chi ha un pensiero per il proprio popolo: «Sono molto felice di stare qui, specie in questo momento: in Venezuela – spiega un ragazzo del paese sudamericano – c’è una difficile situazione, muoiono molte persone al giorno a causa dell’insicurezza e di fame, come nel caso dei bambini. Non c’è pace in Venezuela, e ne abbiamo molto bisogno».

I giovani concordano sulla rilevanza dell’evento e del suo significato: «Emozione bellissima perché l’incontro con il Papa è un’occasione speciale. Le tensioni vanno combattute insieme, dialogando in maniera costruttiva: noi giovani siamo in prima linea in tal senso. Questi incontri aiutano a costruire la pace».

LA SOLENNE PROCESSIONE – IL VIDEO

La cerimonia conclusiva Nel pomeriggio i rappresentanti delle varie fedi si sono riunite in preghiera e, dopo la processione solenne, è iniziata la cerimonia conclusiva. Dapprima con i saluti di monsignor Domenico Sorrentino e di Mauro Gambetti. Andrea Riccardi ha poi introdotto le testimonianze di Tamar Mikalli, Bartolomeo I, David Brodman, Koei Morikawa, Din Syamsuddin.

PARLA PAPA FRANCESCO – IL VIDEO

papa-francesco-assisiIl discorso del Papa «Santità, illustri rappresentanti delle Chiese, delle Comunità cristiane e delle Religioni, cari fratelli e sorelle! Vi saluto con grande rispetto e affetto e vi ringrazio per la vostra presenza. Siamo venuti ad Assisi come pellegrini in cerca di pace. Portiamo in noi e mettiamo davanti a Dio le attese e le angosce di tanti popoli e persone. Abbiamo sete di pace, abbiamo il desiderio di testimoniare la pace, abbiamo soprattutto bisogno di pregare per la pace, perché la pace è dono di Dio e a noi spetta invocarla, accoglierla e costruirla ogni giorno con il suo aiuto. ‘Beati gli operatori di pace’ (Mt 5,9). Molti di voi hanno percorso un lungo cammino per raggiungere questo luogo benedetto. Uscire, mettersi in cammino, trovarsi insieme, adoperarsi per la pace: non sono solo movimenti fisici, ma soprattutto dell’animo, sono risposte spirituali concrete per superare le chiusure aprendosi a Dio e ai fratelli. Dio ce lo chiede, esortandoci ad affrontare la grande malattia del nostro tempo: l’indifferenza. E’ un virus che paralizza, rende inerti e insensibili, un morbo che intacca il centro stesso della religiosità, ingenerando un nuovo tristissimo paganesimo: il paganesimo dell’indifferenza. Non possiamo restare indifferenti. Oggi il mondo ha un’ardente sete di pace. In molti Paesi si soffre per guerre, spesso dimenticate, ma sempre causa di sofferenza e povertà. A Lesbo, con il caro Fratello e Patriarca ecumenico Bartolomeo, abbiamo visto negli occhi dei rifugiati il dolore della guerra, l’angoscia di popoli assetati di pace. Penso a famiglie, la cui vita è stata sconvolta; ai bambini, che non hanno conosciuto nella vita altro che violenza; ad anziani, costretti a lasciare le loro terre: tutti loro hanno una grande sete di pace. Non vogliamo che queste tragedie cadano nell’oblio. Noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita. Noi non abbiamo armi. Crediamo però nella forza mite e umile della preghiera. In questa giornata, la sete di pace si è fatta invocazione a Dio, perché cessino guerre, terrorismo e violenze. La pace che da Assisi invochiamo non è una semplice protesta contro la guerra, nemmeno ‘è il risultato di negoziati, di compromessi politici o di mercanteggiamenti economici. Ma il risultato della preghiera’ (Giovanni Paolo II, discorso, Basilica di Santa Maria degli Angeli, 27 ottobre 1986: Insegnamenti IX,2 [1986], 1252). Cerchiamo in Dio, sorgente della comunione, l’acqua limpida della pace, di cui l’umanità è assetata: essa non può scaturire dai deserti dell’orgoglio e degli interessi di parte, dalle terre aride del guadagno a ogni costo e del commercio delle armi. Diverse sono le nostre tradizioni religiose. Ma la differenza non è per noi motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco. Oggi non abbiamo pregato gli uni contro gli altri, come talvolta è purtroppo accaduto nella storia. Senza sincretismi e senza relativismi, abbiamo invece pregato gli uni accanto agli altri, gli uni per gli altri. San Giovanni Paolo II in questo stesso luogo disse: ‘Forse mai come ora nella storia dell’umanità è divenuto a tutti evidente il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace’ (discorso, Piazza inferiore della Basilica di San Francesco, 27 ottobre 1986: Lc., 1268). Continuando il cammino iniziato trent’anni fa ad Assisi, dove è viva la memoria di quell’uomo di Dio e di pace che fu San Francesco, ‘ancora una volta noi, insieme qui riuniti, affermiamo che chi utilizza la religione per fomentare la violenza ne contraddice l’ispirazione più autentica e profonda’ (discorso ai Rappresentanti delle Religioni, Assisi, 24 gennaio 2002: Insegnamenti XXV,1 [2002], 104), che ogni forma di violenza non rappresenta ‘la vera natura della religione. È invece il suo travisamento e contribuisce alla sua distruzione’ (BENEDETTO XVI, Intervento alla Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, Assisi, 27 ottobre 2011: Insegnamenti VII,2 [2011], 512). Non ci stanchiamo di ripetere che mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa e non la guerra! Oggi abbiamo implorato il santo dono della pace. Abbiamo pregato perché le coscienze si mobilitino a difendere la sacralità della vita umana, a promuovere la pace tra i popoli e a custodire il creato, nostra casa comune. La preghiera e la collaborazione concreta aiutano a non rimanere imprigionati nelle logiche del conflitto e a rifiutare gli atteggiamenti ribelli di chi sa soltanto protestare e arrabbiarsi. La preghiera e la volontà di collaborare impegnano a una pace vera, non illusoria: non la quiete di chi schiva le difficoltà e si volta dall’altra parte, se i suoi interessi non sono toccati; non il cinismo di chi si lava le mani di problemi non suoi; non l’approccio virtuale di chi giudica tutto e tutti sulla tastiera di un computer, senza aprire gli occhi alle necessità dei fratelli e sporcarsi le mani per chi ha bisogno. La nostra strada è quella di immergerci nelle situazioni e dare il primo posto a chi soffre; di assumere i conflitti e sanarli dal di dentro; di percorrere con coerenza vie di bene, respingendo le scorciatoie del male; di intraprendere pazientemente, con l’aiuto di Dio e con la buona volontà, processi di pace. Pace, un filo di speranza che collega la terra al cielo, una parola tanto semplice e difficile al tempo stesso. Pace vuol dire Perdono che, frutto della conversione e della preghiera, nasce dal di dentro e, in nome di Dio, rende possibile sanare le ferite del passato. Pace significa Accoglienza, disponibilità al dialogo, superamento delle chiusure, che non sono strategie di sicurezza, ma ponti sul vuoto. Pace vuol dire Collaborazione, scambio vivo e concreto con l’altro, che costituisce un dono e non un problema, un fratello con cui provare a costruire un mondo migliore. Pace significa Educazione: una chiamata ad imparare ogni giorno la difficile arte della comunione, ad acquisire la cultura dell’incontro, purificando la coscienza da ogni tentazione di violenza e di irrigidimento, contrarie al nome di Dio e alla dignità dell’uomo. Noi qui, insieme e in pace, crediamo e speriamo in un mondo fraterno. Desideriamo che uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono conflitti. Il nostro futuro è vivere insieme. Per questo siamo chiamati a liberarci dai pesanti fardelli della diffidenza, dei fondamentalismi e dell’odio. I credenti siano artigiani di pace nell’invocazione a Dio e nell’azione per l’uomo! E noi, come Capi religiosi, siamo tenuti a essere solidi ponti di dialogo, mediatori creativi di pace. Ci rivolgiamo anche a chi ha la responsabilità più alta nel servizio dei Popoli, ai Leader delle Nazioni, perché non si stanchino di cercare e promuovere vie di pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento: non rimangano inascoltati l’appello di Dio alle coscienze, il grido di pace dei poveri e le buone attese delle giovani generazioni. Qui, trent’anni fa San Giovanni Paolo II disse: ‘La pace è un cantiere aperto a tutti, non solo agli specialisti, ai sapienti e agli strateghi. La pace è una responsabilità universale’ (discorso, Piazza inferiore della Basilica di San Francesco, 27 ottobre 1986: Lc., 1269). Assumiamo questa responsabilità, riaffermiamo oggi il nostro sì ad essere, insieme, costruttori della pace che Dio vuole e di cui l’umanità è assetata».

Qualche malore in piazza Sono stati otto gli interventi degli operatori sanitari in occasione del grande evento per la pace che si è svolto ad Assisi. Malori lievi che hanno riguardato cinque donne e tre uomini, tutti italiani e di fuori regione. Solo per due di loro si è reso necessario il trasporto negli ospedali di Assisi e Perugia per proseguire il monitoraggio già iniziato nelle postazioni appositamente allestite ad Assisi. Si ritiene, come informa un nota dell’ufficio stampa dell’Azienda ospedaliera di Perugia, che entrambi i pazienti verranno dimessi in tarda serata. Come nella precedente visita di Papa Francesco ad Assisi i malori sono da attribuire, come spiega il responsabile della centrale del 118, Mario Capruzzi, ad ‘affaticamento’ per partecipare ad una giornata storica. A coordinare l’attività assistenziale Giampaolo Doricchi, responsabile infermieristico della centrale operativa del 118, che si è avvalso dell’opera dei volontari della Protezione civile.

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