Mafia, giornalista: «Minacciato a Terni»

A denunciare l’episodio accaduto lo scorso marzo in una località della provincia è Michele Inserra del Quotidiano del Sud

Condividi questo articolo su

Torna d’attualità il tema della presenza della malavita in Umbria: a rilanciarlo è stata la denuncia di un giornalista – Michele Inserra, caposervizio del Quotidiano del Sud – sporta presso la procura di Reggio Calabria in seguito a quelle che definisce «minacce tangibili» ricevute nel marzo di quest’anno in provincia di Terni.

MAFIA IN UMBRIA: «SEGNALI SOTTOSTIMATI»

Il racconto A riferirlo è stato lo stesso giornalista, noto per i servizi ‘scottanti’ realizzato per il programma ‘Storie Vere’ di Raiuno, intervistato da Klaus Davi per il programma ‘KlausCondicio’. «Stavo facendo una inchiesta in Umbria, in provincia di Terni – ha raccontato Michele Inserra -. Ci trovavamo nei pressi della casa di questa persona che ha malgradito la mia presenza e mi ha invitato ad andare via con minacce ‘tangibili’. Ci sono state intimidazioni e gesti abbastanza chiari e parole inequivocabili. Si trattava di un uomo appartenente a una nota famiglia di ‘ndrangheta di Reggio Calabria, residente in Umbria». Proprio a Terni (era il 2000, ndR) fu arrestato anche un altro famoso ‘ndranghentista, Carmelo Gallico – detto ‘U Picu’ – a capo, secondo alcune sentenze, dell’omonima cosca di Palmi: Gallico, in possesso di documenti falsi, venne sorpreso in città mentre stava trascorrendo la latitanza. «L’Umbria – ha detto il giornalista – è una terra in cui le cosche sono molto radicate come dimostrano diverse indagini. E non mi stupisce che molti risiedano là».

UMBRIA, RISCHIO MAFIA: ECCO LE ‘WHITE LIST’

L’indagine Interpellato da umbriaOn, Michele Inserra preferisce mantenere un certo riserbo sul fatto – «c’è un’indagine in corso», chiarisce – limitandosi a confermare quanto affermato durante l’intervista: «Posso dire che il fatto è accaduto a marzo di quest’anno in una località della provincia di Terni». La denuncia è stata sporta dallo stesso giornalista ala procura di Reggio Calabria che, nel frattempo, potrebbe aver delegato quella di Terni per i necessari accertamenti.

Minacce in serie «Purtroppo – aggiunge Inserra – si impara a convivere con la paura, è la tua inseparabile compagna di viaggio se decidi di lavorare senza omettere nulla. Io provengo da Napoli e per anni mi sono occupato di camorra in zone difficili dell’area stabiese e vesuviana. Come altri colleghi in Calabria, siamo spesso oggetto di minacce per avere svolto il nostro lavoro, per aver semplicemente raccontato fatti e personaggi. Taluni episodi non vengono resi pubblici per motivi di indagini. Gli investigatori e la procura devono fare il proprio lavoro a 360 gradi e in assoluta serenità. Non mi definisco giornalista anti mafia. Cerco di fare soltanto il mio lavoro».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli