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Home » Boss della droga, incastrato a Perugia

Boss della droga, incastrato a Perugia

di Redattore
22 Dicembre 2016
in Cronaca, Dal territorio
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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di E. M.

Case, auto, moto e molti contanti. È del valore di un milione e mezzo di euro il maxi sequestro di beni messo a segno dalla Guardia di Finanza di Ancona e di Perugia ai danni di un pregiudicato marchigiano. Si tratta della prima azione portata a compimento dal nuovo ‘Ufficio generale, coordinamento ed organizzazione’ (U.Ge.C.O) della Procura Generale di Perugia, per il contrasto ai patrimoni accumulati illecitamente da soggetti condannati per reati che destano particolare ‘allarme sociale’.

IL PROCURATORE CARDELLA PRESENTA IL NUOVO UFFICIO – VIDEO

Lavoro interforze L’ufficio è stato costituito dal procuratore generale presso la Corte d’Appello Fausto Cardella e si basa sulla sinergia della Procura con i Carabinieri, la Polizia e la Guardia di Finanza, che in questo caso ha avuto un ruolo da protagonista. «Si tratta di una catena coordinata dalla Procura generale – ha spiegato Cardella nell’esprimere la sua gratitudine per il lavoro svolto – c’è un ottimo rapporto interforze e la Finanza è stata preziosa».

La vicenda L’uomo, classe 1962, di Ancona, era stato condannato nel 2011 per un traffico internazionale di sostanze stupefacenti dal Sudamerica gestito dalla ‘Ndrangheta, con la quale aveva stretti legami. Una seconda condanna è arrivata successivamente, questa volta per truffa. Ed è qui che è entrata in scena la Procura di Perugia, alla quale il caso è stato affidato dopo il rinvio della Cassazione. «La precedente condanna per droga ci ha fatto drizzare le antenne – ha spiegato il sostituto procuratore Giancarlo Costagliola – abbiamo cominciato così a scavare per scoprire il patrimonio dell’uomo grazie alla collaborazione della Guardia di Finanza. Attraverso l’analisi delle transazioni economiche è venuta fuori una ricchezza sproporzionata rispetto al reddito dichiarato (circa 10 mila euro l’anno) e al tenore di vita dell’uomo, che aveva scontato l’ultima parte della pena in affidamento ai servizi sociali».

Il sequestro Le indagini – hanno spiegato il comandante della Guardia di Finanza dell’Umbria Antonio Sebaste e il comandante delle Marche Gianfranco Carozza – hanno evidenziato che l’uomo reinvestiva in Bulgaria, paese della moglie, i proventi dei traffici illeciti. Verso l’estero sono stati trasferiti 600mila euro, poi utilizzati anche per l’acquisto di beni immobili e non. La Corte di Appello di Perugia ha disposto quindi il sequestro di 300mila euro in contanti, due case in provincia di Ancona e altri immobili in Bulgaria, oltre che un’auto di lusso e una moto di grossa cilindrata, per il valore complessivo di un milione e mezzo di euro. Ora i beni confiscati passano nelle mani dello Stato, che li impiegherà in ‘finalità istituzionali e di utilità sociale’, come prevede la legge.

Colpire i patrimoni «Già anni fa – ha sottolineato il Pm Costagliola – sostenevo che l’efficacia deterrente del nostro processo penale si è persa. Colpire i patrimoni accumulati in modo illecito è l’unica arma di dissuasione efficiente contro la criminalità organizzata che non sopporta di perdere soldi». Dello stesso pare è la Guardia di Finanza umbra e marchigiana. «È fondamentale che si aggrediscano i patrimoni – ha ribadito il colonnello Carrozza – così i beni mobili passano allo Stato, è l’unica strada per disaggregare le organizzazioni criminali».

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