Terni Biomassa: impianto al setaccio

I carabinieri del Noe di Perugia avrebbero riscontrato numerose irregolarità, contenute nell’informativa consegnata in Procura

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di F.T.

Diversi accessi ispettivi a partire dallo scorso dicembre all’interno dell’inceneritore ‘Terni Biomassa Srl’ di Maratta, di proprietà della ravennate Tozzi Holding. L’attività è stata condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico (Noe) di Perugia, coordinati dal capitano Francesco Motta, con l’ausilio di tecnici Arpa, e l’esito – non definitivo visto che le verifiche sono destinate a proseguire – è stato comunicato alla Procura della Repubblica ed agli enti pubblici interessati, in primis Regione e Comune di Terni. Dai controlli, che hanno riguardato l’attività dell’impianto a 360 gradi, sarebbero emerse numerose violazioni di carattere penale, riferite in particolare alla violazione del Testo unico ambientale, e amministrativo.

L’indagine Il tutto è contenuto nell’informativa di reato stilata dai militari, alla luce di verifiche particolareggiate sull’intero ciclo di gestione: dai rifiuti in ingresso alla gestione all’interno dell’impianto, fino alle emissioni in atmosfera, il trattamento delle ceneri e gli scarichi nelle acque.

Rifiuti in ingresso I materiali conferiti all’impianto ‘Terni Biomassa Srl’ in diversi casi, da quanto accertato, non avrebbero rispettato i parametri, in particolare relativi alle concentrazioni di cromo, nichel, arsenico, all’umidità ed altri ancora.

Quantità Violazioni sono state riscontrate anche in relazione alle quantità di rifiuti inceneriti rispetto alle prescrizioni imposte all’impianto. In particolare, in qualche caso sarebbero stati superati i quantitativi orari (3 tonnellate/ora) e giornalieri.

Dispersione Le ceneri, risultato del processo di incenerimento, in diverse occasioni non sarebbero state adeguatamente gestite. Le ‘non conformità’ riguarderebbero, ad esempio, il mancato utilizzo di cassoni impermeabili, l’assenza di cartellonistica per indicare la separazione dei residui e la mancata copertura dei cassoni utilizzati per lo stoccaggio delle ceneri.

Monitoraggio La stessa strumentazione utilizzata per monitorare le emissioni dell’impianto, stando ai riscontri congiunti di Noe e Arpa, non sarebbe stata tarata correttamente, con conseguenti emissioni ‘fuori limite’ legate soprattutto ai valori di carbonio e a quelli delle polveri.

Acque di scarico Altre violazioni, stando all’informativa, riguardano i valori ‘fuori limite’ di sostanze definite ‘pericolose’ nelle acque di scarico dell’impianto e i controlli – obbligatori ogni tre mesi – che sarebbero stati omessi per un periodo di tempo superiore a quello imposto dalla normativa.

Si va avanti Ora, alla luce dell’attività condotta dai militari, la Procura e gli stessi enti interessati sono chiamati ad intervenire. La stessa società titolare dell’impianto, non farà mancare le proprie osservazioni puntuali sugli aspetti critici riscontrati. Fermo restando che l’attività d’indagine, ora coordinata dall’autorità giudiziaria, è destinata a proseguire e a riservare altri passaggi probabilmente decisivi.

Il comitato Sulla questione interviene il comitato No Inceneritori che invoca, come in passato, la chiusura dell’impianto: «Fin dai tempi della società Printer l’impianto in questione non ha mai assicurato grandi performance, malgrado venisse decantato come innovativo, sostenibile e addirittura alternativo all’incenerimento per via della sua, ormai ex, tecnologia a pirolisi. Riteniamo – afferma il comitato – che in vista della prossima conferenza dei servizi, di cui ad oggi ignoriamo la data dopo il rinvio deciso nella seduta dello scorso 5 aprile, alla luce delle violazioni e degli incidenti accaduti in questi mesi passati e degli sforamenti alle emissioni generate da questi, la Regione anziché attendere il giudizio del tribunale, si assuma la responsabilità di rigettare l’istanza presentata dalla Terni Biomassa per l’ottenimento dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), il sindaco confermi il suo parere negativo depositato a settembre scorso e la Usl esca dal complice silenzio che abbiamo denunciato più volte».

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