Terni, Cesar Group: l’incontro è un flop

La Sicuritalia non si è presentata al tavolo convocato martedì mattina presso la Direzione provinciale del lavoro

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Una doccia gelata, inattesa, che ha smorzato le poche, timide, speranze che si erano accese nelle ultime ore: al tanto atteso tavolo convocato martedì mattina presso la Direzione provinciale del lavoro di Terni – incontro fondamentale per definire il futuro dei lavoratori della Cesar Group in vista dell’imminente cambio di appalto per la security delle portinerie Ast – la Sicuritalia, l’azienda comasca indicata come la nuova titolare del lavoro a partire dal 1° agosto, non si è presentata, lasciando ogni spiegazione ad una lettera che viene definita «tutt’altro che rassicurante».

Crescono i timori Il fatto ha creato un evidente disappunto, in primis fra i sindacati impegnati nella trattativa per il passaggio – «obbligato» in base ai contratti vigenti ma che, ormai si è capito, tanto scontato non è – delle guardie giurate attualmente impiegate, una trentina, dalla Cesar Group a Sicuritalia. Dopo aver stilato un verbale dell’incontro in Dpl, i sindacati hanno informato la questura – interessata dela questione al pari della prefettura – circa la pesante situazione venutasi a creare. Per giovedì mattina, intanto, le tre sigle – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e UilTucs Uil (anche l’Ugl era presente al tavolo di martedì mattina) – hanno indetto una conferenza stampa. Seguirà, venerdì, un incontro in prefettura.

Assemblee sindacali Due, quelle previste fra martedì (Cisl) e mercoledì (Cgil), aperte a tutti i lavoratori della Cesar. Ora dopo ora, i dubbi lasciano spazio alle paure, prima fra tutte quella di perdere il posto di lavoro. Inutile ricordare cosa ciò potrebbe comportare sul piano sociale, per le singole famiglie e per una città come Terni, già profondamente cambiata sotto i colpi di una crisi che sembra non finire. «Qui ci sono famiglie che non sanno come tirare avanti – attacca un lavoratore -, persone che rischiano di finire sul lastrico, nel totale silenzio delle istituzioni che finora, anziché intervenire, hanno preferito volgere lo sguardo altrove».

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